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Notiziario Marketpress di
Venerdì 07 Novembre 2014 |
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LUSSU, UNGARETTI E REMARQUE: TRE SCRITTORI SUL FRONTE DI GUERRA
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Busto Arsizio (Varese), lunedì 3 novembre 2014 - Emilio Lussu, Giuseppe Ungaretti ed Erich Maria Remaque: è l’opera letteraria e poetica di questi tre scrittori, che furono anche soldati su fronti differenti negli anni della Prima guerra mondiale, a tessere la trama dello spettacolo «Si sta come d´autunno sugli alberi le foglie», in programma nella serata di giovedì 6 novembre, alle ore 21, al teatro Sociale di Busto Arsizio. L’appuntamento, promosso dall’associazione culturale «Educarte» con la Fondazione comunitaria del Varesotto onlus, si inserisce nella rassegna cittadina «Ba Teatro» e inaugura la lunga stagione che la sala di piazza Plebiscito ha studiato in vista di Expo Milano 2015, intitolata «Se potessi mangiare un´idea, avrei fatto la mia rivoluzione» e aperta con una preview molto affollata come il concerto «Opera highlight» con il coro e l’orchestra sinfonica «Amadeus». Sul palco saliranno gli attori del teatro Sociale, con gli allievi del progetto «Officina della creatività» di «Educarte». Testo e regia portano la firma di Delia Cajelli. La consulenza canora è del maestro Pieralberto Pizzolotto, che farà cantare dal vivo le canzoni «Quel mazzolin di fiori» e «‘O surdato ‘nnammurato». Luci e fonica vedranno all’opera Maurizio «Billo» Aspes. I costumi sono della ditta «Falpalà» di Montichiari (Brescia); mentre gli accessori di scena -fucili e armi- provengono dall’archivio dell’azienda «Edoardo Rancati» di Cornaredo (Milano). Cuore pulsante dello spettacolo, ideato in occasione dei cento anni dallo scoppio del primo conflitto bellico, è il volume «Un anno sull’altipiano» che lo scrittore e politico sardo Emilio Lussu (Armungia - Cagliari, 1890 – Roma, 1975) redasse tra il 1936 e il 1937 in un sanatorio svizzero di Clavadel, tra le montagne dei Grigioni, dietro invito di Gaetano Salvemini. Apparso per la prima volta in Francia nel 1938 grazie alle Edizioni italiane di cultura, pubblicato a Roma da Giulio Einaudi nel 1945 (subito dopo la Liberazione della capitale) e giunto al successo nel 1960 con la sua seconda ristampa, il libro narra, con uno stile asciutto e disincantato, la vita dei Reggimenti di fanteria 151° e 152° della Brigata Sassari nel periodo tra il giugno 1916 e il luglio 1917, quando «i diavoli rossi» combatterono contro l’esercito austro-ungarico e i bosniaci nei territori intorno ad Asiago, sui monti Fior, Lisser, Castelgomberto, Spil, Miela e Zebio. Continui assalti a trincee inespugnabili, battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità (emblematica è nel libro la figura del generale Leone, che sarà interpretato dall’attore Gerry Franceschini), storie di giovani estranei al mito dell’interventismo e nonostante questo mandati biecamente al macello, racconti di uomini che, con dignità e grande capacità di sopportazione, hanno donato la propria vita animati da un grande «desiderio di libertà e di giustizia» rivivono attraverso gli occhi di Emilio Lussu, protagonista e testimone del primo conflitto bellico come ufficiale della Brigata Sassari. Pagina dopo pagina, emerge un’austera invettiva contro i nazionalismi e i conflitti di lingua, religione e costumi, una spietata requisitoria contro l´orrore della guerra, rivelata nella sua dura realtà di «ozio e sangue», di «fango e cognac». In questo libro, intriso di quotidianità minuta (come non pensare, per esempio, all’episodio dei soldati che, lasciando il Carso per l’Altipiano di Asiago, intonano «Quel mazzolin di fiori»), i giovani di oggi trovano, inoltre, «quello che i testi scolastici non dicono, quello che i professori non insegnano, -scrive Mario Rigoni Stern, nell’introduzione alla ristampa edita nel 2000 per i tipi della Einaudi editore di Torino - quello che la televisione non propone. E nemmeno il cinema». A dare il titolo alla pièce è, invece, il testo della poesia «Soldati» di Giuseppe Ungaretti (Alessandria d´Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970), autore del quale verrà proposta, lungo il percorso teatrale, una selezione di liriche tratte dalla raccolta «Porto sepolto», pubblicata nel 1916, in edizione limitata a ottanta copie, in una tipografia di Udine e rieditata nel 1923 dalla Stamperia Apuana di La Spezia, per interessamento dell’amico Ettore Serra. A narrare la genesi delle trentatré poesie che compongono questo piccolo volume dedicato all’esperienza della Prima guerra mondiale, così come alcune composizioni delle sezioni «Naufragi» e «Girovago» all’interno della raccolta «L’allegria» (1919 e 1931), è lo stesso autore, soldato semplice presso il Xix Battaglione di fanteria: «Incomincio il «Porto sepolto», dal primo giorno della mia vita in trincea, e quel giorno era il […] Natale del 1915, e io ero sul Carso, sul Monte di San Michele. Ho passato quella notte coricato nel fango, di faccia al nemico che stava più in alto di noi ed era cento volte più armato di noi. Nelle trincee, quasi sempre nelle trincee. […] per un anno si svolsero i combattimenti». Scritti su «cartoline in franchigia, margini di vecchi giornali, spazi bianchi di care lettere ricevute», questi versi ungarettiani dal fronte, sempre corredati da una data e dall’indicazione di un luogo, hanno il sapore delle pagine di un diario intimo. Sono il racconto della vita di un uomo solo, in mezzo a tanti uomini soli, costretto a vivere, giorno e notte, a contatto con l’odio e la violenza, a sperimentare l’esperienza della caducità della vita umana e della riduzione di ogni spazio della propria esistenza a macerie, a «brandello di muro». Da un punto stilistico, il verso è frammentato, il linguaggio scarno, la parola sillabata e carica di «un’intensità straordinaria di significato», la punteggiatura quasi inesistente, così da esprimere la condizione di fragilità e di inquietudine esistenziale che la guerra porta sempre con sé. Lo spettacolo guarda anche all’esperienza di Erich Maria Remaque (Osnabrück, 22 giugno 1898 – Locarno, 25 settembre 1970), attraverso la riproposizione di poche pagine del romanzo «Niente di nuovo sul fronte occidentale», drammatico messaggio di pace e appassionata requisitoria contro gli orrori e le vanità della guerra, raccontata dal fronte opposto, ovvero dalle schiere tedesche. Una segnalazione meritano, infine, le immagini utilizzate dal teatro Sociale di Busto Arsizio per la promozione di «Si sta come d´autunno sugli alberi le foglie»: tre cartoline dipinte a mano tra il 1915 e il 1918, con soggetti militari, che provengono dall’archivio della bustocca Noris Mariani. |
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