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Notiziario Marketpress di Martedì 03 Aprile 2007
 
   
  LA GERMANIA È IL QUARTO PAESE A INTRODURRE UNA LEGGE SUL VISTO SCIENTIFICO COMUNITARIO

 
   
  Bruxelles, 3 aprile 2007 - Il 28 marzo il governo tedesco ha approvato un emendamento alla propria legge sull´immigrazione ed ha così semplificato l´iter dei ricercatori di paesi terzi che desiderano vivere e lavorare in Germania. La Germania è soltanto il quarto paese ad aver recepito nel diritto nazionale la norma comunitaria in materia di visti scientifici, dopo l´Austria, la Slovacchia e la Slovenia. Grecia e Francia sono al momento impegnate ad attuare tale norma, ma i processi interni non sono ancora stati completati. La scadenza del recepimento del regolamento nella legislazione nazionale è ottobre 2007, ma a questo punto pare improbabile che i paesi membri dell´Ue riescano ad adottare le misure necessarie entro quella data. «La nuova politica snellirà considerevolmente i requisiti burocratici necessari ai ricercatori per ottenere il permesso di soggiorno e di lavoro in Germania e nell´Ue», ha dichiarato il ministro tedesco per l´Istruzione e l´occupazione Annette Schavan. «Grazie a tale legge, la Germania e l´Europa diventeranno mete interessanti per gli scienziati stranieri e ne trarranno evidenti benefici». Il ministro ha aggiunto che con le nuove leggi la Germania sta «lanciando un segnale chiaro sul rafforzamento del carattere innovativo del paese Germania». Ha aggiunto di attendersi che le nuove disposizioni rendano la Germania più competitiva a livello internazionale. Mentre i ricercatori di paesi terzi ottengono già da qualche tempo la residenza tedesca per lavorare su progetti di ricerca, le nuove domande dovranno essere verificate dalle autorità estere, nonché dall´agenzia federale per l´occupazione. In futuro riceveranno il permesso di soggiorno a scopo di ricerca se dispongono di un contratto di ricerca con un istituto di ricerca riconosciuto. La decisione di consentire ai ricercatori di paesi terzi di lavorare nell´Unione è stata presa dal Consiglio «Giustizia e affari interni» nell´estate del 2004. All´epoca la Commissione aveva accolto con favore la decisione, ma era rimasta delusa dal fatto che lo strumento approvato dal Consiglio non fosse ad ampio respiro come quello della proposta originaria. La Commissione avrebbe gradito maggiori disposizioni a favore delle famiglie dei ricercatori, in quanto la separazione forzata funge da deterrente per la mobilità. La Commissione sperava inoltre in un accordo su un termine entro il quale gli Stati membri avrebbero dovuto rilasciare i permessi di residenza richiesti dai ricercatori di paesi terzi. Per ulteriori informazioni sulla mobilità dei ricercatori all´interno dell´Ue consultare il sito Internet: http://ec. Europa. Eu/eracareers/index_en. Cfm?l1=25 .  
   
 

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