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Notiziario Marketpress di Mercoledì 02 Maggio 2007
 
   
  LA COMMEDIA DEGLI ERRORI DI WILLIAM SHAKESPEARE PER LA REGIA DI GIUSEPPE PAMBIERI SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO MANZONI

 
   
  Milano, 2 maggio 2007 - Chiaramente ispirato al modello plautino dei “Menecmi”, la “Commedia degli errori” si colloca come una delle prime commedie scritte da Shakespeare. Lontano dall’idea di ricalcare il plot originale, Shakespeare amplifica e raddoppia il “doppio” dei due gemelli. Ai due Antifoli si affiancano infatti, in una giornata di progressivi e folli equivoci, due servi anch’essi gemelli e non distinguibili, che accrescono la comicità e la confusione. L’involontaria comicità degli scambi di persona, delle incredibili e quasi astratte situazioni in cui le due coppie di gemelli si vengono a trovare, si innesta in una Efeso magica e surreale dove le rincorse dei personaggi, che non trovano mai una logica alle loro azioni e alle loro spiegazioni, diventano, metaforicamente, incomunicabilità angosciosa e malinconica. Nella storia delle rappresentazioni della “Commedia", i due Antifoli e i due Dromi sono sempre stati interpretati da attori somiglianti. Nel nostro spettacolo, gli Antifoli saranno interpretati da un solo attore e così i due servi gemelli; questo, oltre al gesto istrionico dell’interpretazione, al fine di rendere ancora più rilevanti, ma soprattutto comicissimi, i loro scambi di persona. Perfettamente uguali, ma diversi nei rispettivi caratteri: Antifolo di Siracusa è intellettuale, colto, un po’ sussiegoso, direi quasi dominato da un “aplomb” inglese, schivo ma nello stesso tempo assetato di nuove esperienze. Antifolo di Efeso è un solido mercante con le gambe ben piantate per terra, passionale e iracondo. I due servi fanno il verso ai rispettivi padroni imitandone i vezzi. La moglie di Antifolo di Efeso, Adriana, ironica e sprezzante, ma anche inesorabilmente innamorata del marito, combatte contro i pregiudizi del maschilismo dominante che la sorella Luciana difende come ineluttabile. L’ira ossessiva e eccitata di Adriana si scambia con l’infatuazione dell’altro Antifolo per la sorella. Verrà sottolineata l’unità temporale della giornata di follie, che Shakespeare qui rispetta allo scrupolo. Dall’alba con la condanna a morte di Egeone, quasi un incipit tragico, al tramonto, quando l’agnizione finale vedrà i due gemelli confrontarsi come in un unico specchio. Unità di tempo, sì, ma anche tempo impazzito, una frantumazione temporale che va di pari passo con l’alienante contrappunto delle reciproche incomprensioni. Sarà uno spettacolo quasi onirico, acido, ritmico, incalzante, scandito da luci violente e colorate che accompagneranno in un clima di sogno l’andamento della commedia. Tutti gli “errori” finiscono come d’incanto, quando appare per la seconda volta la “Badessa” ovvero Emilia, cioè la madre dei gemelli che invita tutti nell’Abbazia, figli, marito, servi, mercanti, orafo, cortigiana, tutti coloro che non sapevano, mentre noi che sapevamo rimaniamo esclusi. .  
   
 

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