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Notiziario Marketpress di
Giovedì 03 Maggio 2007 |
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L’ANTOLOGICA DI GIANFRANCO FERRONI A BERGAMO (PALAZZO DELLA RAGIONE) DAL 1° GIUGNO AL 19 AGOSTO 2007
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Bergamo, 3 maggio 2007 - Dal 1° giugno al 19 agosto 2007 la Gamec - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta al pubblico una mostra dedicata a Gianfranco Ferroni (Livorno 1927 – Bergamo 2001) nella sede di Palazzo della Ragione in Città Alta. La personale, a cura di Maria Cristina Rodeschini - Direttore d’Istituto della Gamec - e Marco Vallora - storico e critico dell’arte -, nasce da un progetto concordato tra le città di Milano e Bergamo e si sviluppa lungo un percorso espositivo che coinvolge Palazzo della Ragione a Bergamo e, da luglio, Palazzo Reale a Milano. A sottolineare il fascino della ricerca artistica di Ferroni concorre il suggestivo allestimento progettato appositamente dall’architetto svizzero Mario Botta. Attraverso un’antologica di 80 opere (50 olii e 30 tra disegni, incisioni, fotografie) in grado di ripercorrere le tematiche care a Ferroni, la Gamec ha scelto di fare il punto sulla ricerca di un artista particolarmente legato a Bergamo, dove ha vissuto e lavorato per due decenni - proprio nei pressi della Galleria - e le cui opere arricchiscono oggi numerose collezioni private della città. Dopo una difficile sperimentazione da autodidatta, Gianfranco Ferroni approda ad una poetica sofferta e impegnata. Nato a Livorno nel 1927, ancora giovane è segnato dalla dura esperienza della guerra. Dal 1944 si trasferisce a Milano e si avvicina al mondo artistico di Brera: sono anni di inquietudine ed insoddisfazione alla ricerca di uno stile proprio. Le sue prime opere di rilievo si muovono in una direzione espressionista che, attorno alla metà degli anni Cinquanta, sfocerà in quel “realismo esistenziale” - condiviso da artisti quali Banchieri, Ceretti, Cremonini, Guerreschi, Romagnoni, Sughi, Vaglieri, Vespignani, Bodini - incentrato violentemente sul tema della condizione umana e svincolato da ogni forma di prevaricazione ideologica, dove diventa evidente l’influenza stilistica e tematica di artisti come Bacon, per esempio nel moltiplicarsi e deformarsi dei profili del volto, Giacometti nel consumarsi delle figure e Wols nei grovigli informali delle vedute di città. A partire dai primi anni sessanta la pittura di Ferroni si avvicina alla cultura pop e nei suoi lavori è evidente una serrata dialettica tra disegno, incisione e pittura, unita al suo impegno sociale e all’attenzione per la resa dello spazio diviso in sezioni e campiture cromatiche, dove si collocano sequenze differenti di un racconto esistenziale. E’ in questa fase che iniziano ad emergere i suoi temi più ricorrenti: la madre, la cittadina di Tradate - ambiente da lui vissuto come una prigione, ma insieme luogo degli affetti più cari -, i rifiuti, gli interni, l’ambiente sconvolto, il racconto di situazione, la passione, la stanza ritrovata, il ritratto di Norge, gli spettri, la leggenda dell’annegato, l’autoritratto. E’ evidente un invito ad una più ampia riflessione sul senso del vivere umano attraverso situazioni di morte, tortura e alienazione. A partire dagli anni Ottanta il suo percorso segna una svolta intimistica grazie all’autoritratto, filo rosso che aggroviglia la sua ricerca artistica ed esistenziale. Autoritratto che prenderà le spoglie di un ombra, del suo studio, del cavalletto, del suo lettino sfatto, degli strumenti o delle cose di ogni giorno sul tavolino da lavoro, delle stanze abbandonate. Nel pulviscolo grigio degli interni, filtrato dalla luce, l’indagine accurata di ogni più semplice e squallido particolare ci parla della necessità di immergersi, oltre l’apparenza, nella quotidianità più dimessa per tentare di afferrare la ragione ultima dell’esistere. Da sempre Ferroni nei suoi dipinti tenta di fermare nel tempo il ricordo facendo riflettere su ciò che è stato, senza tuttavia dimenticare che il senso della vita si può cogliere solo nello scorrere inarrestabile ed inafferrabile del tempo, nel generarsi e rigenerarsi dell’io e della realtà stessa nella compresenza tra presente e passato. . |
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