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Notiziario Marketpress di Lunedì 07 Maggio 2007
 
   
  NELLA SEDE TEMPORANEA DI VIA CADOLINI, 19 IL TEATRO FRANCO PARENTI PRESENTA UN DITTICO DI MASSIMO SGORBANI DOVE CI PORTA QUESTO TRENO BLU E VELOCE E LE COSE SOTTILI NELL’ARIA

 
   
   Milano, 7 maggio 2007 - Dove ci porta questo treno blu e veloce è il monologo che Andrée Ruth Shammah ha pensato per l’attrice Sabrina Colle e fa parte del trittico di Massimo Sgorbani Causa di beatificazione. Protagonista è una giovane donna che, con candore, emerge dallo scenario di guerra e di disperazione che stringe la sua terra, il Kosovo. Costretta a prostituirsi, come nel più naturale dei percorsi per una ragazza in stato di miseria e necessità, la sua grazia la porterà a trasformare la caduta in una vera e propria ascesi. Questa condizione, anche di fronte all’evidenza dell’abbandono, le permetterà di vedere il soldato che approfitta di lei come il salvatore, che un giorno la condurrà lontano da quei campi di morte, verso la ‘terra promessa’. Sgorbani disegna, per la giovane e bella Kosovara, un percorso scandito in 14 brevi stazioni, indicate dall’accendersi di una luce che alluderà a quella della sua beatificazione. Le stazioni che lei dovrà percorrere sono quelle della paura, delle bombe, dei campi colmi di ‘pezzi’ di morti, sparsi come fiori da raccogliere; quelle dell’amico di famiglia che la inizia alla prostituzione, del soldato che le ha promesso di portarla con sé, lontano da Pristina alla ricerca di un mondo migliore. Come in una bella favola, lei attende il “treno blu e veloce” che la salvi e la renda beata. Sgorbani tratta questa materia con garbo, con un linguaggio dal ritmo poetico trascendendo le brutture della guerra in un alone di inquietante misticismo. Le cose sottili nell’aria In questa sorta di confessione incrociata, una madre e un figlio si alternano senza mai incontrarsi nel racconto delle proprie immense solitudini. Mirko, violentato dai segni-segnali della comunicazione di massa fin nelle pieghe più intime e segrete, è protagonista e vittima di una storia scioccante e brutale che ci costringe ad una riflessione sull’informazione come pornografia e sull’invadenza delle immagini mediatiche. A fare da contraltare al suo disperato tentativo di rispondere a quell’abuso, la madre, disillusa e arresa davanti ad una vita che avrebbe voluto diversa. A lei, ormai irrigidita negli affetti come nei movimenti, non resta che riversare sul marito morto, interlocutore fittizio di cui crede di cogliere la presenza fra i canali del televisore, l’amarezza di una vita di sbagli e di occasioni mancate. A Mirko non resta che restituire l’abuso. Ne Le cose sottili nell’aria il poeta di turno è Mirko, e sua madre la sua inattendibile biografa. Mirko restituisce libido nella stessa moneta con cui l’ha acquistata, rende il favore passando da voyeur a vu, e in bocca a lui la frase “guardami” diventa la controparte del suo originale stupore visionario. Maniaco mediatico, padre mediatico, Mirko va incontro a una morte pure quella mediatica, annunciata da una signorina buonasera e subito riciclata in notizia di se stessa. Massimo Sgorbani .  
   
 

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