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Notiziario Marketpress di Giovedì 24 Maggio 2007
 
   
  LA REGIONE CALABRIA, LA PROVINCIA DI COSENZA E LA COMUNITÀ MONTANA SILA GRECA OSPITANO IL “FESTIVAL ITALIANO DELLA CUCINA CON LA COZZA TARANTINA” NEL CASTELLO FLOTTA 12 GRANDI CHEFS E 100 GIORNALISTI A MANDATORICCIO MARE PER L’EVENTO ITALIANO GASTRONOMICO DELL’ANNO

 
   
  Il successo ottenuto dalla V edizione del “Festival italiano della cucina con la cozza tarantina” è ormai un fatto consolidato e tutti gli sforzi fatti in questi anni dal Centro di Cultura Renoir sono stati ben ripagati dal pubblico che ha sempre seguito con molto interesse ogni tappa del festival e dagli chefs che hanno colto la grande opportunità offerta dalla duttilità in cucina del nostro ormai famoso mitilo. Proprio in questo momento di difficoltà Taranto ha bisogno di focalizzare le sue priorità, soprattutto quelle economiche. Per anni, infatti, l’economia tarantina si è aggrappata alla cultura industriale dell’acciaio, sia in tempi in cui il settore era in crisi sia in questi ultimi anni di leggera ripresa. Taranto, però, ha ben altre potenzialità. Questo Festival ha evidenziato quanto può essere produttivo pubblicizzare la cozza tarantina, innanzitutto perché oggi il consumatore è più consapevole e più informato, conosce, infatti, la differenza tra il radicchio di Chioggia e quello trevigiano, le caratteristiche della mela annurca, le qualità nutritive della cipolla rossa di Tropea, i profumi caratteristici del lardo di colonnata, oltre ai marchi blasonati del Prosciutto di Parma, il Parmigiano Reggiano, i pelati San Marzano e si potrebbe continuare ancora a lungo per le infinite possibilità che offre l’Italia nel campo agro-alimentare. Ora bisogna migliorare la filiera commerciale della cozza tarantina, occorre attivare una politica di valorizzazione del prodotto, farlo conoscere: è quello che il festival in questi anni è riuscito ad ottenere in tutte le sue tappe, stimolando la fantasia e la creatività degli chefs; proprio attraverso i loro piatti i più raffinati buongustai hanno potuto conoscere questo mitilo, considerato sinora un cibo di scarso valore, ed apprezzarne il gusto e la tipicità. C’è anche l’esigenza di differenziare e difendere il nostro prodotto dagli attacchi e dall’importazione indiscriminata; a questo proposito il biologo Mario Imperatrice in un articolo del 10 novembre 2006 ha affermato: “…Un discorso a parte merita, poi, il tema del prodotto importato; infatti, la Puglia, ad esempio, vive costantemente questo “dualismo schizofrenico” nel rappresentare uno dei maggiori centri produttivi nazionali per i mitili ma anche il “trampolino di lancio” sul mercato nazionale di prodotto importato dalla vicina Grecia. Va specificato che tale prodotto, spesso proveniente da strutture depurative straniere, non può essere reimmerso in acqua negli impianti locali ma tale pratica pare essere comunemente adottata dagli importatori. ” E continua per quel che riguarda i controlli veterinari: “. E’ necessario rivedere l’assetto ed i principi alla base del controllo del settore al fine di uniformare l’atteggiamento dei vari enti preposti, coordinandone le azioni e, soprattutto, favorendo la repressione dell’abusivismo in merito alle precarie condizioni igienico-sanitarie che spesso caratterizzano il fenomeno. ” Una soluzione per superare i due aspetti suddetti, potrebbe essere quello di creare un consorzio che aiuti gli operatori del settore in tutte le fasi della produzione e nell’andamento dell’offerta del mercato, cercando di valorizzare e qualificare il prodotto. Dobbiamo premiare chi lavora nel rispetto delle regole e limitare ed isolare chi, operando in maniera scorretta, non è in grado di fornire adeguate garanzie igienico-sanitarie. Infatti, garantire la sicurezza alimentare contribuisce al rafforzamento dell’immagine del prodotto. Certificare un alimento sano, rispettando tutti i criteri igienico-sanitari previsti dalla legge, dà sicurezza e fiducia ai consumatori, questo circolo virtuoso porta inevitabilmente alla diffusione del prodotto, alla sua valorizzazione e alla consapevolezza della sua salubrità. E’ indispensabile, quindi, attivare un costante e attento controllo ambientale volto al mantenimento delle caratteristiche peculiari delle acque del Mar Piccolo (sede dell’allevamento del prodotto) che rendono unica la cozza tarantina. Iniziare questo percorso di qualificazione di un alimento così particolare può proiettare la mitilicoltura tarantina in un mercato più ampio, quello cioè dei prodotti di qualità che portano il marchio del Made In Italy. Chi conosce i pistacchi di Bronte o le nocciole del Piemonte può imparare a riconoscere la cozza tarantina; questa consapevolezza da parte dei consumatori porterebbe, senza alcun dubbio, gli operatori del settore a collocare il prodotto con una sua precisa identità, senza più confonderlo con i frutti di mare provenienti da altre zone. Sostanzialmente è questo che manca: l’identità. Proprio per superare questa carenza, il Presidente del Centro di Cultura Renoir, cav. Cosimo Lardiello, ha ideato ed organizzato il “Festival italiano della cucina con la cozza tarantina”. Sono state spese tante energie, migliaia di chilometri sono stati percorsi ed avvicinati centinaia e centinaia di consumatori, chefs ed addetti ai lavori: questa manifestazione è riuscita a realizzare ben cinque edizioni, ha superato i confini provinciali e quelli regionali da ormai quattro anni, diventando una kermesse di livello nazionale, ricevendo l’attenzione della stampa specializzata, quotidiani nazionali, oltre ad un nutrito gruppo di emittenti televisive del circuito europeo, piattaforma Sky, come Odeon Tv, Cinquestelle Tv, Tele Roma, Sicilia Tv, Mediatel, l’agenzia Kappaelle Tv e Studio 100 Tv (Canale 925). Com’è noto anche Rai 2, attraverso la trasmissione “Eat Parade”, ha concesso al Centro Renoir di fregiarsi con il suo logo oltre a concedere i suoi servizi. Il Festival, dunque, è arrivato alla sua ultima tappa e il vincitore sarà proclamato nella splendida cornice di Mandatoriccio Mare, in provincia di Cosenza. La manifestazione si avvia a celebrare la sua fase finale dopo aver toccato ben nove regioni italiane, partendo dalla sua presentazione alla stampa svoltasi a Roma presso il Torre Rossa Park Hotel; le prime due tappe si sono svolte nella provincia di Taranto, la prima presso il Nicotel Pineto di Castellaneta Marina, la seconda alla Tenuta Montefusco, poi la manifestazione si è spostata ad Amantea (Cosenza), proseguendo per Napoli, Macerata, Isernia, Peschiera del Garda (Verona). L’ultima semifinale, per la prima volta è stata effettuata all’Albergo Ristorante “La Fonte Dell’astore” di Castelpetroso (Isernia), dove sono stati selezionati gli chefs finalisti. I concorrenti rappresentano l’Italia intera. Ci sono, infatti, rappresentanti delle regioni del nord, del centro e del sud, tra cui due tarantini, Nicola Altavilla di Talsano e Cosimo Placido di Castellaneta. Come negli anni precedenti, anche quest’anno il Centro Culturale Renoir ha organizzato un educational tour per giornalisti di importanti testate nazionali del settore con la collaborazione dei comuni di Corigliano Calabro, Rossano Calabro, Cariati e Cirò Marina. I giornalisti avranno occasione, domenica 27 maggio p. V. , di visitare l’antico Borgo Ducale a Corigliano e la Cattedrale di Rossano con l’attiguo Museo Diocesano dove si conserva un capolavoro dell’arte miniaturistica, il Codex Purpureus Rossanensis, oltre ai molti apparati liturgici di varia epoca. Nella stessa giornata si farà tappa a Cariati per ammirare il centro storico dove nel tardo pomeriggio è prevista una gita in barca. Lunedì 28 maggio p. V. I giornalisti saranno ospitati dall’azienda agricola Librandi di Cirò Marina ove sono previsti un aperitivo e più tardi la visita all’istituto alberghiero di Rossano. In serata ci sarà il rientro presso il Castello Flotta per il gran finale della quinta edizione itinerante del “Festival italiano della cucina con la cozza tarantina”. Questi gli chefs che parteciperanno alla serata finale del Festival: Paolo Granziol di Sessa Aurunca (Caserta), Renata Cenci di Selvazzano Dentro (Padova), Cosimo Placido di Castellaneta Marina (Taranto), Marco Franco Scoppetta di Napoli, Nicola Altavilla di Taranto, Maurizio Calabrese di Paestum (Salerno), Mario Pizza di Pozzuoli (Napoli), Mauro Cecconello di Carvarzere (Venezia), Davide Rotondi di Paestum (Salerno), Vincenzo Molinaro di Montoro Inferiore (Avellino), Federico Carbone di Omignano (Isernia) e Pasquale Pelosi di Castelpetroso (Isernia). .  
   
 

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