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Notiziario Marketpress di
Martedì 29 Maggio 2007 |
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IL PARADISO IN TERRA I GIARDINI MEDIOEVALI ALLA ROCCA BORROMEO DI ANGERA ROCCA BORROMEO DI ANGERA (LAGO MAGGIORE), DAL 22 GIUGNO 2007 AL 19 OTTOBRE 2008
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Angera, 29 maggio 2007 - “Il Paradiso in terra” è una mostra, ma anche molto di più. Negli intenti dei Principi Borromeo questa iniziativa segna l’avvio di una graduale trasformazione della Rocca Borromeo di Angera, sul Lago Maggiore, in un “centro d’interpretazione” sul Medioevo, rivolto agli appassionati, alle famiglie, al pubblico scolastico. La regia di questa trasformazione della magnifica Rocca Borromeo in un innovativo “parco tematico” sul Medioevo (operazione sino ad oggi senza confronti in Italia) è stata affidata dalla Principessa Bona Borromeo ad una equipe formata da Daniele Jalla, storico e museologo e dagli architetti Luisella Italia e Massimo Venegoni dello studio Dedalo di Torino, esperti in progettazione museografica, affiancati per l’occasione dallo storico Mauro Ambrosoli e dall’iconografa Lucia Impelluso. La Rocca Borromeo, che s’innalza sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, è dei Borromeo dalla fine del Quattrocento. Austera nella sua imponente eleganza, la Rocca, in questa prima fase del progetto, diverrà un meraviglioso “libro aperto” nel Medioevo dei giardini, collegando così i giardini rinascimentali dell’Isola Bella e l’Orto Botanico dell’Isola Madre in una triangolazione di stili paesaggistici tra loro complementari. All’esterno, nella grande spianata che si affaccia verso il Lago, tutto attorno alla Cappella, nell’autunno i giardinieri delle Isole Borromee inizieranno a mettere a dimora, sotto la guida di esperti, le giovani piante che, crescendo, ricreeranno, con precisione filologica, le diverse tipologie del giardino medievale. All’interno della Rocca Borromeo, negli imponenti ambienti dell’Ala Scaligera, una mostra scenografica e coinvolgente illustrerà il tema, evocando ciò che documenti ed immagini descrivono nelle diverse sezioni della mostra. Sulla base di testi medioevali, Mauro Ambrosoli, esperto tra i massimi di storia dell’agricoltura, ha individuato tre principali tipologie di giardini. Gli architetti hanno elaborato un progetto articolato su due registri espositivi; il primo propone al centro di ciascuna delle tre sale la rievocazione di un giardino, pensata come una camera scenografica immersiva, con suoni e immagini proiettate. Il secondo, che si sviluppa lungo le pareti di ciascuna sala, propone attraverso la riproduzione di immagini di riferimento, la spiegazione simbolica degli elementi costituenti i singoli giardini. Il primo è “Il giardino dei Principi”, riservato al castellano, raccolto all’interno delle mura del castello, un luogo di conversazione, spazio dove i musici allietano i momenti di festa tra architetture vegetali che riprendono quelle in pietra. Il tutto è circondato da alti muri su cui si arrampicano rosai rigorosamente bianchi o vermigli e gelsomini, mentre il prato di minutissima erba è chiuso da verdissimi aranci e cedri. Il secondo giardino è il “Verziere”, cinto da siepi di pruni e rosai bianchi, ospita alberi da frutto disposti secondo un ordine preciso che ombreggiano la fontana centrale per i pesci. Un giardino pieno anche di “belli animali”: conigli, lepri, caprioli, cerbiatti. Infine “Il Giardino delle erbe piccole” che si differenzia dall’orto dei semplici delle istituzioni monastiche o ospedaliere perché accomuna aiuole di erbe minute, belle da vedere, odorifere, medicinali e fiori annui a alberi da frutto radi e dolci “più per diletto che per profitto”. Il tutto in ossequio al principio aristotelico in cui il piccolo rappresenta, come un microcosmo, la natura circostante, dal grande al piccolo, dall’albero al filo d’erba. Il titolo della mostra fa riferimento alla metafora di “amore e religione” dove il Paradiso Terrestre è descritto come “locus amoenus”, ovvero luogo associato all’amore (amoenus deriva infatti da amor). In mostra il visitatore sarò condotto attraverso un percorso che gli permetterà di identificare i diversi aspetti del luogo così detto “giardino” e seguire, attraverso le immagini e gli oggetti esposti, i valori d’uso connessi con questa complessa istituzione: ambiente di conversazione e socializzazione, luogo di creazione paesaggistica, esperienza agricola e soprattutto luogo fitto, e fatto, di simbologie ben precise. Tutto, infatti, in questi giardini è riconducibile non al caso o al gusto, ma a precisissimi aspetti simbolici: ecco che l’arancia è d’obbligo perché simbolo di Afrodite, dea a sua volta simbolo del “Bello Ordine”, ecco che l’acqua non deve mai mancare, così come la peschiera con i pesci perché essi sono simbolo di fertilità in quanto vivono nell’acqua che è simbolo del principio della vita. Il percorso espositivo nelle Sale Scaligere rimanda alle immagini dei manoscritti miniati del Roman de la Rose (giardino maschile) e della Citè des Dames (giardino femminile), ai ragazzi e poi alle ragazze del Decameron, ai testi di Pier de’ Crescenti sui lavori agricoli destinati ai maschi e a quelli, non pochi, riservati alle donne, alle piante maschili e a quelle femminili. Uno spazio è destinato persino ad un Santo martire, Petro d’Anghiera, che partito dal Lago Maggiore giunge ala Corte di Spagna dove ha modo di accedere alle notizie che giungono dalle nuove terre, informazioni che puntualmente riporta al cardinale Ascanio Sforza. Nelle sue lettere, oltre a descrivere il primo viaggio di Cristoforo Colombo riporta anche l’introduzione di una delle nuove piante “dalle Indie” in Spagna: il mais. Con la scoperta dell’America finisce ufficialmente il Medio Evo, ma termina anche la tipologia “medioevale” del gradino, non fosse altro che per la rivoluzione che, nell’agricoltura e nella storia del giardinaggio in Europa, portavano le specie che via via arrivavano dal Nuovo Mondo. . |
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