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Notiziario Marketpress di
Martedì 29 Maggio 2007 |
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STAMINALI, PROGRESSI NELLA CURA DELLO SCOMPENSO CARDIACO LA RICERCA DI GIANLUIGI CONDORELLI DELL’IRCCS MULTIMEDICA VOLTA A DETERMINARE QUALE TIPO DI PROGENITORE, INCLUSE LE CELLULE STAMINALI EMBRIONALI, POSSA PRODURRE SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITÀ MIOCITI CARDIACI, CIOÈ LE CELLULE ALLA BASE DELLA CONTRATTILITÀ CARDIACA.
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Sesto San Giovanni, 29 maggio 2007 - Generare in modo “infinito” cellule utili a migliorare la contrattilità del cuore per curare lo scompenso cardiaco. Con la speranza, in un prossimo futuro, di sostituire il trapianto di cuore con una semplice iniezione di cellule. È questo l’obiettivo che si prefigge il gruppo di studio coordinato dal professor Gianluigi Condorelli, Ricercatore in area Cardiovascolare dell’Irccs Multimedica di Milano e Direttore del Dipartimento di Medicina del Consiglio Nazionale delle Ricerche. È quanto è emerso oggi all’interno del Convegno “Cellule staminali: applicazioni nelle malattie croniche. Prospettive terapeutiche”, promosso dall’Irccs Multimedica, ultimo appuntamento di Aspettando Milanocheckup, il ciclo di incontri preparatori a Milanocheckup, la nuova mostra della salute e sanità in programma dal 6 al 9 giugno a fieramilano. La ricerca di Condorelli, ancora in corso, è volta a determinare quale tipo di progenitore, incluse le cellule staminali embrionali, possa produrre senza soluzione di continuità miociti cardiaci, cioè appunto le cellule alla base della contrattilità cardiaca. Ad oggi, il gruppo di studio ha determinato che le cellule staminali embrionali sono in grado di generare cardiomiociti con caratteristiche fetali. Si sta inoltre sperimentando la capacità di produrre miociti cardiaci anche da parte di cellule di origine diversa da quella embrionale, in particolare dal cuore ed altri organi di feti provenienti da aborti. Lo scompenso cardiaco è una malattia caratterizzata da un’anomala funzione contrattile del cuore, che risulta incapace di pompare una quantità di sangue adeguata alle richieste metaboliche dell’organismo. Viene riscontrato con sempre maggior frequenza e costituisce un problema sanitario mondiale di dimensioni crescenti, soprattutto nel mondo occidentale: rappresenta la principale malattia in ambito cardiovascolare. L’aumento dell’età media, la riduzione della mortalità per eventi cardiaci acuti, come l’infarto del miocardio, i progressi nel trattamento delle patologie cardiovascolari croniche, come la cardiopatia ischemica, l’ipertensione arteriosa o il diabete mellito, sembrano, infatti, posticipare l’insorgenza della malattia piuttosto che prevenirla. Si stima che, attualmente, circa 5 milioni di Americani ne siano affetti e che ogni anno vengano diagnosticati oltre mezzo milione di nuovi casi, con una richiesta annuale di quasi 900. 000 ospedalizzazioni. In Europa, la prevalenza nella popolazione generale varia dallo 0,4 al 2% e in Italia almeno mezzo milione di persone ne è colpito. L’incidenza della malattia, ossia il numero di nuovi casi annui, cresce notevolmente con l’aumentare dell’età, costituendo la causa più frequente di ospedalizzazione nella popolazione over 65. Se non si riesce a intervenire prontamente sulla causa, lo scompenso cardiaco può avere conseguenze molto gravi. La mortalità media tra i pazienti affetti da questa malattia è di circa il 50% a 5 anni, arrivando, nei casi più gravi, addirittura ad una mortalità del 50% a 1 anno. In circa il 40% dei casi il decesso avviene improvvisamente, probabilmente per la comparsa di un’aritmia fatale. Anche in termini economici, lo scompenso cardiaco costituisce un problema sanitario di estrema rilevanza: in termini di risorse, rappresenta in Europa e negli Stati Uniti d’America l’1-2% della spesa sanitaria totale. Un altro aspetto legato ai progenitori cellulari ed alle loro applicazioni nelle malattie cardiovascolari indagato dal gruppo di studio del professor Condorelli riguarda la capacità riparativa dei progenitori endoteliali (cioè quelli relativi allo strato cellulare che riveste il cuore e i vasi sanguigni) nelle patologie cardiovascolari ed in particolare nella cardiopatia ischemica. Ad oggi sono stati analizzati circa 200 pazienti con stenosi (cioè un restringimento) delle coronarie di diversa entità. In questi pazienti sono stati misurati diversi fattori di crescita così come il numero di progenitori comuni ematopoietici (che riguardano, cioè, la produzione di cellule ematiche e piastrine) ed endoteliali. I risultati che stanno emergendo indicano che il numero di progenitori endoteliali, valutati con tecniche di biologia cellulare, aumenta in modo proporzionale alla gravità della malattia coronarica. Sono stati identificati, inoltre, alcuni fattori di crescita endoteliali, anch’essi correlati con la malattia coronarica. La cardiopatia ischemica è una malattia causata da un ridotto apporto di sangue al cuore a causa dell’ostruzione o del restringimento dei vasi che giungono al muscolo cardiaco. Si tratta della malattia più frequente dei paesi occidentali e rappresenta la prima causa di morte nella popolazione. I principali fattori di rischio sono il fumo, alti livelli di colesterolo provocati da una dieta alimentare sbagliata e lo stress. Le conseguenze possono essere l’infarto del miocardio e un conseguente scompenso cardiaco. Nel corso del convegno sulle applicazioni delle cellule staminali, presieduto da Enrico Garaci, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, e introdotto da Mario Condorelli, Direttore Scientifico Irccs Multimedica e da Giovanni Zotta, Direttore Generale della Ricerca Scientifica e Tecnologica del Ministero della Salute, molte personalità di spicco della ricerca italiana hanno presentato i propri studi sull’impiego delle cellule staminali in diverse patologie croniche: dalla distrofia muscolare con l’intervento di Giulio Cossu della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, allo studio dello sviluppo del cervello e delle malattie neurologiche con Luciano Conti dell’Università degli Studi di Milano, dalle patologie ossee con la relazione di Paolo Bianco dell’Università La Sapienza di Roma, alle cellule staminali nell’ematopoiesi normale nei tumori con Ruggero De Maria dell’Istituto Superiore di Sanità. Michele de Luca dell’Università di Modena e Reggio Emilia ha affrontato il tema delle cellule staminali epiteliali in medicina rigenerativa, Ornella Parolini, direttore del Centro di Ricerca E. Menni, il tema delle cellule staminali nella membrana amniotica. Infine Gianluigi Condorelli dell’Irccs Multimedica ha presentato le nuove prospettive terapeutiche dell’impiego di cellule staminali nelle patologie cardiache. . |
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