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Notiziario Marketpress di Martedì 03 Luglio 2007
 
   
  I GRANDI EVENTI PASSAPORTO PER INTERNAZIONALIZZARE LE CITTÀ DALLA CONVENTION DELLA RETE DELLE CITTÀ STRATEGICHE MODELLI E RICETTE PER RILANCIARE L’ECONOMIA URBANA. LA STRAORDINARIA ESPERIENZA DELLE OLIMPIADI DI TORINO

 
   
   Torino, 3 luglio 2007 - – In attesa che l’Italia ospiti un nuovo grande evento di scala almeno Europea, la convention della Rete delle Città Strategiche svoltasi a Torino ha studiato i grandi eventi altrui. Le passate Olimpiadi di Atene e Barcellona, quelle già in fase organizzativa di Londra 2012, l’Expo universale di Saragoza 2008 e via elencando. Il solo grande evento previsto nella penisola in un futuro prossimo (2011) è del resto la celebrazione del 150 anniversario dell’Unità d’Italia, destinato ad abbracciare in un tripudio risorgimentale le tre storiche capitali, Torino, Firenze e Roma. La candidatura di Napoli a Capitale della Cultura 2013 è appunto solo una candidatura. Così come quella di Milano per l’Expo Universale del 2015. Di grandi eventi italiani recenti da analizzare al microscopio ci sono stati in effetti solo i Giochi Invernali di Torino 2006. Un successo di immagine mondiale che il sindaco Sergio Chiamparino, intervenendo in apertura dei lavori, ha accreditato a due fattori principali e sostanziali: A) lo spirito di concordia che ha attraversato i vari enti pubblici pur di colori politici diversi; B) la partecipazione dei privati. “Un evento”, ha aggiunto, “che ha arricchito la città di strutture e di una capacità ricettiva turistica nuova e importante”. Proprio sulle strutture ereditate dai grandi eventi la convention ha peraltro elaborato una serie di riflessioni preoccupate. Perché se è relativamente semplice trovare le risorse e realizzare le strutture, meno semplice si rivela poi, in tutto il mondo, continuare a utilizzarle con gestioni efficienti ed economicamente sane. I molti impianti arrugginiti o sottoutilizzati di Italia 90 sono lì a dimostrarlo. E Atene ha già analoghi problemi. L’esperienza, in effetti, suggerisce che investimenti anche ingenti si sono non di rado rivelati effimeri: finito il grande evento, resta la sfida del che fare. Tra Pesaro che ha saputo lanciare e mettere bene a frutto il suo Festival Rossiniano (relatore il sovrintendente Gianfranco Mariotti) e Firenze che gode di un’immagine e di relazioni internazionali invidiabili oltre che dell’aggressione di un turismo perfino esagerata (relatore l’assessore al Piano Strategico Riccardo Nencini), molte delle città che progettano di ospitare grandi eventi una tantum cominciano a pensare anche al dopo. Dunque del problema hanno parlato in molti. In particolare Piervincenzo Bondonio, docente delle Finanze all’Università di Torino nonché direttore del locale Centro ricerche Eventi Olimpiadi, e il storico Giuseppe Berta, docente alla Bocconi e direttore scientifico di Torino Internazionale. Tirando le somme del convegno, Berta ne ha colto questi aspetti essenziali: “C’è un’evidente e stretta relazione tra grandi eventi e costruzione di alleanze soprannazionali. Lo dimostra appunto il caso di Torino che ha utilizzato le Olimpiadi in modo duplice: per superare una fase di stagnazione economica locale e per accelerare il processo di ampliamento della sua base economica urbana, prima troppo legata alla monocultura dell’auto. Oggi siamo al punto segnalato dalla convention per cui partendo dall’esperienza di un grande evento diventa necessario migliorare il posizionamento internazionale”. L’esperienza di Torino, sostiene Berta, ha valenza generale, perché le città non posso vivere di grandi eventi: “Intorno alle basi realizzate per i grandi eventi occorre perciò creare un sistema infrastrutturale in grado di reggere nel tempo e di diventare veri volani di sviluppo. .  
   
 

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