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Notiziario Marketpress di Giovedì 12 Luglio 2007
 
   
  RELAZIONE EVIDENZIA L´IMPATTO DELLA TECNOLOGIA RFID SULLA VITA QUOTIDIANA

 
   
   Bruxelles, 12 luglio 2007 - La tecnologia di identificazione a radiofrequenza (Radio Frequency Identification - Rfid) non è ancora abbastanza sofisticata da costituire una minaccia per la nostra vita privata. Nel prossimo futuro, però, la situazione potrebbe cambiare; secondo lo Stoa, l´organismo di valutazione delle opzioni scientifiche e tecnologiche del Parlamento europeo, è pertanto necessario predisporre misure per tutelare i dati personali e garantire la libertà delle persone affinché sia possibile affrontare il cambiamento nel momento in cui esso avverrà. Le etichette Rfid sono piccoli microchip di plastica o addirittura di carta. Applicate a un´antenna, emettono un numero seriale unico via radio su brevi distanze. Fino a poco tempo fa, la tecnologia Rfid era utilizzata principalmente nella gestione della catena di fornitura, per seguire i movimenti dei veicoli tra magazzini e lo spostamento di pallet di merci da un deposito all´altro. Attualmente, la diffusione della tecnologia di identificazione a radiofrequenza è tuttavia in crescita. Le etichette possono essere integrate in ogni genere di prodotto di consumo e scansionate tra i 3 e i 50 metri di distanza, rivelando informazioni sul prodotto. Questa tecnologia consente anche di identificare le persone, possibilità che è sfociata nello sviluppo di tessere Rfid per i trasporti pubblici, passaporti biometrici, sistemi di micropagamento, badge identificativi per uffici e carte fedeltà dei consumatori. Attraverso una serie di studi di casi, i ricercatori ingaggiati dallo Stoa sono riusciti a tracciare un quadro che illustra come viene percepita la tecnologia Rfid dai consumatori e da chi la gestisce. È emerso che, in genere, per i consumatori la tecnologia di identificazione a radiofrequenza è poco più di una chiave elettronica, mentre per i gestori di sistemi Rfid essa rappresenta uno strumento che permette loro di registrare i movimenti, il potere di acquisto, la produttività, le preferenze e le abitudini degli utenti. Tale accesso a informazioni personali ha suscitato la preoccupazione di molti organismi per la tutela dei consumatori, secondo i quali l´impiego della tecnologia Rfid potrebbe avere gravi conseguenze per la vita privata delle persone. I ricercatori hanno riscontrato diversi casi di uso improprio di dati personali: in uno di questi, erano stati utilizzati dati di viaggio in un´indagine di polizia. Si sono registrati alcuni episodi interessanti anche nell´ambito lavorativo aziendale. I dipendenti, non potendo esimersi dall´utilizzare i dispositivi con tecnologia Rfid integrata offerti loro dai datori di lavoro, sono stati sottoposti alla registrazione del tempo di lavoro e alla sorveglianza antifurto. Lo studio, tuttavia, ha anche evidenziato che l´impiego della tecnologia Rfid può risultare vantaggioso per gli utenti. Essere ritenuto un cliente fedele o poter dimostrare le ore di straordinario effettuate sono solo due esempi dell´utilità di questa tecnologia. Occorrerebbe uno studio completo per trarre conclusioni precise, ma, secondo la ricerca, le prime considerazioni indicano che il numero di episodi in cui i dati personali sono stati utilizzati in modo improprio è relativamente basso. La ragione può essere duplice. In primo luogo, in tutti i casi era chiaro chi fosse incaricato della conservazione dei dati nonché tenuto a osservare le linee guida sulla loro protezione. In secondo luogo, molti sistemi Rfid non sono particolarmente sofisticati e possono rivelare solo piccoli frammenti dell´identità dei loro utenti. Tuttavia, poiché i sistemi Rfid sono in rapida evoluzione, secondo lo studio diventerà più semplice aggregare e analizzare i dati di un determinato utente. Inoltre, quando diversi sistemi Rfid si connetteranno tra loro oppure si collegheranno ad altre tecnologie quali Gsm, Gps, Cctv e Internet, emergerà un´immagine molto più variegata dei loro utenti. Tale aspetto consentirà ai gestori di sistemi Rfid di mettere a disposizione delle forze di polizia i dati personali raccolti con questa tecnologia. Nel frattempo, per gli utenti diventerà molto più difficile capire chi stia effettivamente gestendo i loro dati e all´interno di quali sistemi; ciò turberà l´equilibrio di potere nello spazio pubblico digitale. Secondo lo studio, non si tratta solo di proteggere la vita privata e i dati personali, ma anche di garantire la libertà personale tramite il giusto equilibrio tra scelta, convenienza e controllo. La ricerca si conclude formulando le seguenti raccomandazioni: gli utenti Rfid devono sapere cosa hanno la possibilità e il diritto di fare con i loro dati i gestori di sistemi Rfid; gli utenti Rfid devono partecipare allo sviluppo di nuovi ambienti Rfid; la responsabilità della gestione dei dati deve essere indicata in maniera chiara nei casi in cui sono raggruppati dati personali raccolti da diversi sistemi Rfid; le linee guida sulla privacy e i concetti dei dati personali e dell´autodeterminazione informativa devono essere riesaminati alla luce di un ambiente sempre più interattivo; i governi devono assumere una posizione chiara sulla possibilità che vengano estratte grandi quantità di dati Rfid a scopi investigativi. Per ulteriori informazioni consultare: http://www. Europarl. Europa. Eu/stoa/default_en. Htm .  
   
 

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