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Notiziario Marketpress di Giovedì 22 Giugno 2006
 
   
  DEBUTTA IN ITALIA IL 28 GIUGNO 2006 LA PRIMA GIORNATA NAZIONALE PER LOTTA ALL’INCONTINENZA URINARIA PROMOSSA DAGLI STESSI PAZIENTI – FEDERAZIONE ITALIANA INCONTINENTI – FINCO - E DAL MINISTERO DELLA SALUTE . GLI OSPEDALI ITALIANI PER LA PRIMA VOLTA APRONO LE PORTE AI CITTADINI PER INFORMARE E DIAGNOSTICARE GRATUITAMENTE IL GRAVE DISTURBO CHE COLPISCE NEL NOSTRO PAESE CIRCA 5 MILIONI DI PERSONE , UOMINI E DONNE ANCHE IN GIOVANE ETÀ

 
   
  Milano, 22 giugno 2006 - L’italia all’avanguardia nella lotta all’incontinenza urinaria e nell’attenzione verso i pazienti. Per la prima volta in Europa infatti una nazione celebra la Giornata della prevenzione e cura dell’Incontinenza Urinaria che si svolgerà il 28 giugno 2006 , grazie all’impegno degli stessi pazienti - Federazione italiana incontinenti (Finco) e del Ministero della Sanità. Il 28 giugno in numerosi centri ospedalieri della penisola è possibile sottoporsi a una visita urologica gratuita per diagnosticare il grave disturbo che colpisce 200 milioni di persone nel mondo e circa 5 milioni di italiani - uomini e donne anche in giovane età senza risparmiare i più piccoli. L’enuresi (la pipi’ a letto) riguarda 1 bambino su 10 a 7 anni Per le prenotazioni si può chiamare il Numero Verde Finco: 800. 050415 o i Centri indicati sul sito internet: www. Giornataincontinenza. Com “L´incontinenza urinaria”, spiega il professor Lucio Miano Professore Ordinario Direttore Clinica Urologica Seconda Facoltà di Medicina e Chirurgia Università La Sapienza, Roma consiste nell´emissione involontaria di urina , si distingue in due forme : da sforzo ( Ius) che interessa maggiormente le donne - oltre 3 milioni di italiane dai 35 anni in su - ed è la diretta conseguenza di gravidanze parti e menopausa dove un colpo di tosse, una risata o il semplice sollevamento di una borsa causano fughe di urina e l’incontinenza da urgenza o sindrome della vescica iperattiva dovuta a contrazioni involontarie della vescica e caratterizzata dall´improvviso e irrefrenabile bisogno di urinare più volte durante il giorno e la notte che colpisce invece entrambi sessi senza distinzioni. “Altra forma”, dice il professor Sandro Sandri , direttore Urologia e Unità Spinale Ospedale di Magenta , “è l´incontinenza urinaria di origine neurogena ( legata a sclerosi multipla , parkinson , alzheimer , lesioni, midollari da trauma etc ). Nonostante la diffusione del problema che, con ansia, depressione, tendenza a isolarsi per il timore di non riuscire a controllare la vescica, incide pesantemente sulla qualità della vita i rapporti sociali e l´intesa di coppia, solo una minoranza si rivolge al medico - circa il 25 % . ”Imbarazzo e vergogna impediscono di affrontare la malattia che può essere curata con successo”, dice il professor Mauro Cervigni , direttore dipartimento di Uro-ginecologia - Ospedale San Carlo di Nancy, Roma, “con la rieducazione perineale, i farmaci, la chirurgia mininvasiva, infiltrazioni locali di sostanze usate in medicina estetica (collagene, silicone, acido ialuronico e botulino), pace- maker vescicali e sfinteri artificiali . Per le forme neurogene aggiunge il professor Francesco Catanzaro, direttore urologia - Policlinico Multimedica Irccs Milano c’è la neuromodulazione sacrale - una sorta di ´pacemaker´ applicato sull´osso sacro´´ “L’incontinenza urinaria nell’uomo”, ricorda infine il professor Francesco Rocco, direttore Clinica Urologica prima, Università di Milano -Fondazione Irccs Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena ,Milano conseguente a interventi di prostatectomia radicale per l’asportazione del tumore prostatico, (nel nostro Paese colpisce circa il 30% degli ´over 50´- 21 con mila nuovi casi l´anno) si può prevenire ricorrendo ad altri metodi di cura : radioterapia conformazionale , brachiterapia, e High Intensity Focused Ultrasound Therapy (Hifu). Ora una nuova tecnica chirurgica, messa punto dal nostro gruppo previene l’incontinenza post asportazione radicale della prostata. L’intervento consiste nell’ riallungare l’uretra e lo sfintere, “accorciati dalla “prostatectomia radicale in questo modo lo sfintere che è l’unico “rubinetto” che rimane a garantire la continenza dopo l’intervento ritorna efficiente E sulla rieducazione perineale Francesco Diomede, Presidente Federazione Italiana Incontinenti Finco, Presidente World Federation of Incontinence Patients - Bari lancia un primo appello “Ci auguriamo che la sensibilità verso le donne dimostrata dal Ministro della Salute Livia Turco con l’introduzione dell’anestesia epidurale nel parto prosegua anche nell’assistenza post parto con la rieducazione perineale per prevenire l’incontinenza urinaria da sforzo. Circa la meta´ delle donne che partoriscono per via naturale riporta infatti dei danni ai muscoli pelvici e il 10-20% di loro avrebbe bisogno di cure specifiche. In Francia la riabilitazione è rimborsata a tutte le neomamme´´ Tra gli obbiettivi più urgenti della Finco la rimborsabilità dei farmaci anti – incontinenza Se i pannoloni sono rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale, la terapia farmacologica è a totale carico dei pazienti. La Finco chiede quindi il Ssn riconsideri la questione, per consentire a tutti i pazienti le opzioni terapeutiche migliori´´. Un cambiamento che oltre a ridare dignità al paziente ridurrebbe le spese per i pannoloni, ma anche quelle dovute alle giornate lavorative perse per colpa dell’incontinenza ; la ferma volontà di tutelare maggiormente i dispositivi medici, vale a dire, sonde, cateteri e pannoloni ottenibili gratuitamente. Questo comporta la necessità di dare un impulso all’innovazione tecnologica e alla qualità di questi prodotti che il Ssn è costretto, dovendo contrarre drasticamente i costi, a mantenere ad un livello insufficiente per le reali esigenze del malato. Ma la Finco si batte anche per sostenere l’attivazione di centri specialistici per la prevenzione, cura e la riabilitazione dell’incontinenza, nonché il varo di apposite norme legislative che agevolino il reinserimento nel mondo del lavoro, garantire la mobilità nel Territorio grazie alla costruzione di bagni pubblici. Le cure per l’incontinenza urinaria . “La riabilitazione perineale”, ricorda Sandri ,”è indicata delle ultime linee-guida dell’International Continence Society come primo approccio terapeutico per l’ incontinenza urinaria a tutti i livelli e ,secondo i risultati di un recente studio italiano, raggiunge il 70 % di guarigione. ” “La terapia farmacologica per la forma da urgenza o vescica iperattiva” spiega il professor Andrea Tubaro, professore associato di urologia - Università La Sapienza , Roma ,” si basa su farmaci antimuscarinici (o anticolinergici) I più usati sono l’ossibutinina, il trospio la tolterodina ai quali si aggiunge ora la solifenacina già disponibile in Italia , che ha mostrato una maggior efficacia e una riduzione degli effetti collaterali nell’80% dei casi rispetto agli altri farmaci”. “Altre soluzioni per la forma da sforzo”, aggiunge il professor Cervigni sono le Iniezioni intrauretrali a base di collagene, silicone , acido ialuronico, botulino con un’efficacia del 70-80% . La nuova chirurgia mininvasiva “riservata” solo alle donne “prevede l´applicazione di sling - retine in prolene intorno alll´uretra e risolve il disturbo nell´80-85%. Rispetto ai ´vecchi´ interventi invasivi (come la colposospensione ) che richiedono un taglio sull´addome, l´anestesia generale, ricovero e convalescenza prolungati, i nuovi trattamenti, a totale carico del Ssn, si possono effettuare in day hospital, in anestesia locale con un ritorno alle normali attività entro una settimana” . Qualità della vita. L’incontinenza urinaria incide pesantemente sulla qualità della vita con ansia , depressione , tendenza a isolarsi e a evitare i rapporti interpersonali per i timore di non riuscire a controllare la vescica e di emanare cattivi odori , molte persone limitano i propri spostamenti quotidiani ai soli luoghi e percorsi in cui conoscono la collocazione dei servizi igienici ("mappatura delle toilette"), riducono l´assunzione di liquidi,. Svuotano preventivamente la vescica ogni volta che si puo´, col risultato che nel tempo quest´ultima impara a ´contenere´ sempre meno´´ indossano assorbenti ed evitano l´intimità sessuale. La mancanza di controllo della vescica con inadeguatezza fisica ed emotiva porta alla rinuncia della vita sessuale e addirittura a evitare una relazione sentimentale. Il disturbo abbatte il desiderio e l’attività sessuale della coppia”lo dimostra una ricerca europea su 500 donne con vescica iperattiva svolta in che ha evidenziato l’elevata influenza del problema sulla sessualità”. “L’enuresi notturna”, spiega il professor Mario de Gennaro, direttore urologia pediatrica, Ospedale Bambino Gesù, Roma,” più frequente nei maschi (3 a 1), nei bimbi con stipsi (70%) e in quelli col sonno profondo (90%), riguarda il 27% dei bambini di 4 anni, il 10- 15% a 5-7 anni, il 6-7% a 9-10 anni, il 3% a 12 anni e 1 - 2% a 18 anni. “Nella maggior parte dei casi”, dice il professor ,” si risolve con la crescita e permane nell’1 - 2% degli adolescenti e lo 0,5% degli adulti. La cura- terapia comportamentale,training vescicale e farmaci specifici”. I costi Recenti stime indicano che il costo globale dell’incontinenza urinaria nel nostro Paese è di circa 600 milioni di euro all’anno, 500 euro l’anno per la collettività mentre il paziente spende in media 400 euro all’anno - in Italia infatti tutti farmaci anti- incontinenza sono in fascia C, completamente a carico dei pazienti - i pannoloni sono invece rimborsati dal Ssn. La Finco, grazie alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 maggio 2006 ha stimolato la “Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell’incontinenza”, che ogni anno si svolge il 28 giugno; La “Giornata” si prefigge di aumentare nei cittadini e negli Operatori socio-sanitari la consapevolezza delle possibilità di cura; perché ancora oggi l’ I U è una malattia non adeguatamente diagnosticata e curata,;sconfiggere la “cultura del non far sapere”; migliorare la qualità di vita degli ammalati garantendo l’accesso all’innovazione terapeutica a costi sostenibili; garantire percorsi diagnostico-terapeutici corretti; assicurare un adeguato livello qualitativo dei dispositivi medici elargiti dal Ssn. La Federazione fornisce: informazioni socio-sanitarie; consulenze di esperti tramite il numero verde; informazioni sui dispositivi medici per l’incontinenza; consulenza legislativa; consulenza burocratica; tutela dei diritti;organizza convegni e meeting; invio del Notiziario associativo “Eureka”. “L’incontinenza urinaria”, dice il professor Lucio Miano , professore ordinario, direttore Clinica Urologica Seconda Facoltà di Medicina e Chirurgia Università La Sapienza, Roma “ vista la sua diffusione dovrebbe essere riconosciuta come malattia sociale i numeri parlano chiaro : 200 milioni di persone nel mondo e circa 5 milioni di italiani - uomini e donne anche in giovane età La patologia si classifica in ´incontinenza urinaria da sforzo - Ius - e incontinenza urinaria da urgenza o sindrome della vescica iperattiva . Queste due forme rappresentano insieme quasi il 90% di tutti i casi. In particolare, l´incontinenza da sforzo si manifesta in forma pura nel 56,7% di tutte le donne incontinenti, mentre in un altro 20,5% si presenta in associazione a quella da urgenza” . “L´incontinenza urinaria da urgenza frequenza o sindrome della vescica iperattiva”, spiega il professor Andrea Tubaro , professore associato di urologia - Università La Sapienza , Roma ,” si manifesta invece con improvviso e irrefrenabile bisogno di urinare, diurno e notturno, con o senza fughe di urina. Secondo la definizione dell’International Continence Society, la sindrome è caratterizzata da urgenza minzionale, solitamente associata a frequenza e a nicturia, con o senza incontinenza urinaria, senza che siano presenti infezioni delle vie urinarie o altre patologie note . Il problema è emergente spesso superiore a patologie molto diffuse come asma e diabete e interessa nel nostro Paese oltre 2 milioni di persone uomini e donne - senza risparmiare i più giovani La sua prevalenza, simile nei due sessi, aumenta con l’età, ed è quindi destinata a crescere col progressivo invecchiamento della popolazione . La gravità e la natura dei sintomi sembrano differire nei due sessi. La diversa anatomia dell’apparato genitale, infatti, fa sì che la sindrome della vescica iperattiva si manifesti soprattutto come incontinenza da urgenza più nelle donne che negli uomini. I farmaci “Il trattamento attuale della vescica iperattiva si basa” , dice il professor Tubaro , “ principalmente su farmaci antimuscarinici (o anticolinergici). I più largamente usati sono l’ossibutinina, il trospio la tolterodina ai quali si aggiunge ora la solifenacina. Già disponibile in Italia , che ha mostrato una maggior efficacia e una riduzione degli effetti collaterali nell’80% dei casi rispetto agli altri farmaci Riabilitazione perineale , aiuta a inibire la contrazione della vescica contraendo i muscoli del pavimento pelvico e ridurre la necessità di urinare ogni 3-4 ore. La tecnica aiuta anche a imparare a sopprimere, o ad ignorare, il desiderio di urinare, aumentando gradualmente gli intervalli di tempo tra le minzioni. , pacemaker della vescica un piccolo elettrodo che eroga corrente elettrica viene inserito nel retto del paziente vicino al nervo che controlla la funzionalità vescicale. Chirurgia vescicale Viene usata nei casi in cui altri trattamenti sono falliti. L’approccio tradizionale, cui si fa sempre meno ricorso, è costituito dall’ampliamento della vescica con un tratto di intestino, aumentandone la capacità e riducendo la frequenza con cui i pazienti devono urinare. Botulino. L’ iniezione di tossina botulinica nella parete vescicale tramite un cistoscopio è’ un approccio alternativo, minimamente invasivo Questa metodica è stata introdotta solo recentemente e non ne sono ancora conosciuti gli effetti a lungo termine” ´incontinenza urinaria da sforzo “, prosegue il professor Miano, ” si verifica con la perdita involontaria di urina in seguito ad un improvviso aumento della pressione intra addominale che si verifica in seguito a uno sforzo fisico anche minimo come tossire, ridere sollevare una borsa e riguarda in Italia oltre 3 milioni di donne dai 35 anni in su . La donna è maggiormente colpita rispetto all’uomo perché i tessuti e i muscoli del perineo coinvolti nella minzione possono subire dei traumi come per esempio quello causato dal parto e dalle trasformazioni fisiologiche della menopausa. L´incontinenza urinaria da sforzo colpisce dal 23 al 50% delle gravide e nella maggior parte dei casi tende a risolversi spontaneamente dopo i primi mesi dal parto divenendo permanente in circa il 10- 20% dei casi, aumenta con la parità e, in primipare che partoriscono per via vaginale. In considerazione di ciò la necessità di attuare strategie di prevenzione e recupero delle complicazioni perineali del parto. ”Le cause : gravidanze e i parti, soprattutto se numerosi menopausa , prolasso uro-genitale, esiti di interventi chirurgici uro-ginecologici. Nell’uomo si verifica a seguito di prostatectomia radicale”. “I principali fattori di rischio nell’ incontinenza urinaria da sforzo” precisa il professor Francesco Catanzaro ,direttore urologia - Policlinico Multimedica Irccs Milano “ sono l’età avanzata, predisposizione individuale, obesità, menopausa, numero di gravidanze ed eventuali problemi legati al parto. Il sovrappeso (con un Bmi superiore a 25) aumenta di 2 volte e mezzo la probabilità di sviluppare il disturbo. Ma ad esserne colpite sono anche le donne giovani che si sottopongono a sforzi fisici intensi o svolgono lavori pesanti sottoponendo a veri e propri stress i muscoli del perineo. Nella maggior parte dei casi il disturbo è comunque conseguente a problemi legati al parto. Le pluripare o le donne che hanno avuto parti in cui si è reso necessario l´uso di forcipe o ventose, sono infatti le più colpite. Peso del bambino alla nascita superiore a 3,7 Kg Infine la carenza ormonale della menopausa, provoca oltre un´alterazione del trofismo della muscolatura perineale e uretrale, anche una diminuzione della vascolarizzazione che altera la funzione delle basse vie urinarie” La diagnosi . “La diagnosi” prosegue il professor Miano “viene effettuata sulla base dei sintomi, dell’esame obiettivo, esame urine, diario minzionale, esame della funzionalità vescicale. ” Sintomi: urgenza con o senza incontinenza da urgenza normalmente accompagnata da pollachiuria ( frequenza ) e nicturia ( bisogno di urinare più volte durante la notte ). Esame obiettivo: l’ ispezione dei genitali esterni e la palpazione dell’addome, pelvi, genitali interni e retto permette di individuare segni di affezioni, come prolasso genitale stipsi, tumori, aumentato volume della prostata che possono causare o complicare l’incontinenza). Esame urine: consente di individuare eventuali infezioni delle vie urinarie, qualsiasi segno di sanguinamento nel tratto urinario, un elevato livello di glucosio eventualmente attribuibile al diabete. Diario minzionale: è utile per controllare la frequenza con cui le persone: bevono, svuotano la vescica (frequenza), registrano perdite involontarie di urina (incontinenza) hanno bisogno di alzarsi di notte per urinare (nicturia) e di misurare la quantità di urina eliminata nel corso delle 24 ore”. Test urodinamici , “sono indicati”, precisa Miano ” per valutare la funzionalità vescicale e potrebbero includere un esame per misurare: la quantità di liquido che la vescica può contenere (cistometria)e la velocità alla quale esce l’urina dalla vescica (uroflussometria) Questi esami possono contribuire ad escludere altre cause inerenti a problemi urinari . È importante escludere altre condizioni morbose che coinvolgono la vescica come, ad esempio, infezioni urinarie, calcoli urinari, malattie neurologiche e tumori”. Riabilitazione perineale Le attuali linee-guida dell’ l’International Continence Society indicano la riabilitazione perineale come prima misura terapeutica per la incontinenza urinaria a tutti i livelli. “La ginnastica del perineo”, spiega il professor Sandro Sandri , direttore Urologia e Unità Spinale Ospedale di Magenta , “ che è costituito da vulva, vagina e ano-retto e da diversi muscoli (il più importante è l’elevatore dell’ano) , e legamenti che servono da sostegno per gli organi uro genitali, È indicata per la prevenzione e/o trattamento dell’ incontinenza urinaria da sforzo, e da urgenza; ma anche prolasso genitale di grado lieve, incontinenza fecale;miglioramento della qualità della vita sessuale , dolore pelvico cronico Le percentuale di successo e cioè di guarigione o di notevole miglioramento,secondo un recente studio italiano che ha coinvolto 400 donne sono del 70 % . I vantaggi della rieducazione perineale sono la semplicità, il basso costo , l’assenza di effetti collaterali (ed quindi un’efficace soluzione per quelle pazienti in cui l’intervento chirurgico è sconsigliato o indesiderato) e il non pregiudicare ulteriori trattamenti terapeutici”. Il costo del trattamento è quello del ticket previsto dal Sistema Sanitario Nazionale per cui un ciclo di 10 – 20 sedute costa 35 euro e può essere richiesto più volte durante l’anno. Le tecniche riabilitative sono rappresentate principalmente dalla Chinesiterapia Pelvi–perineale (Cpp) che utilizza semplici esercizi che coinvolgono il pavimento pelvico si basati sul fatto che la contrazione volontaria ripetuta di questi muscoli migliora il loro tono a riposo e la loro contrazione durante gli aumenti della pressione intra addominale, come in caso di tosse o sotto sforzo. Soprattutto nelle donne la prima arma per combattere l´incontinenza urinaria, specie quella da sforzo, e´ la ginnastica ´ad hoc´. ´´Rieducativa quando il problema e´ gia´ presente, ma anche preventiva´´, precisa Sandri”. “Si tratta di semplici esercizi che andrebbero tramandati da madre a figlia e insegnati fin sui banchi di scuola. Dovremmo addestrare gli insegnanti di educazione fisica - e´ convinto l´esperto - e ovviamente le ostetriche e i ginecologi. Circa la meta´ delle donne che partoriscono per via naturale riporta un danno ai muscoli pelvici e il 10-20% di queste avrebbe bisogno di cure specifiche. Basti pensare che in Francia un certo numero di sedute di riabilitazione viene rimborsato a tutte le neomamme´´ “Le altre tecniche riabilitative”, continua il professor Francesco Catanzaro, direttore urologia - Policlinico Multimedica Irccs Milano, “sono : Biofeedback - attraverso delle sonde vaginali collegate ad apparecchi (monitor ) che, traducono la contrazione muscolare in segnali acustici, visivi o grafici, proporzionali all´intensità della contrazione stessa la donna ha la possibilità di verificare in modo continuo ed istantaneo e interagire quindi sugli esercizi di contrazione muscolare svolgendoli in modo corretto Stimolazione elettrica funzionale (Sef): sfrutta la depolarizzazione delle fibre nervose tramite corrente elettrica per determinare la contrazione della fibra muscolare striata (Sef indiretta) o la contrazione delle fibre muscolari per mezzo di corrente elettrica applicata direttamente sul muscolo (Sef diretta). Il sito di stimolazione nella donna è quello intravaginale (stimolazione diretta) poiché è indispensabile stimolare il nervo pudendo contemporaneamente al muscolo, Coni vaginali . Quasi sconosciuti in Italia, in Francia e in America sono molto usati . Nelle farmacie si trovano set da cinque coni di plastica tutti della stessa dimensione ma di peso progressivamente crescente (partono da 20 e arrivano a 70 grammi) . Si inizia con il più leggero per arrivare a quello più pesante . Dopo averlo collocato in vagina la donna deve trattenerlo contraendo i muscoli del pavimento pelvico. Questa pratica dovrebbe diventare un’abitudine quotidiana perché irrobustisce il piano muscolare che avvolge il canale uretrale. Conseguenze sulla qualità della vita “L´incontinenza urinaria” evidenzia il professor Tubaro “incide pesantemente con l’aspetto sociale, psicologico, professionale, domestico, fisico e sessuale della vita di chi ne soffre. Può interferire con il sonno, il lavoro, i viaggi, l’attività sessuale, la vita di relazione e le interazioni sociali. Il timore di una perdita del controllo vescicale può indurre le persone a modificare il proprio stile di vita e adottare meccanismi di adattamento preventivo. Molte persone limitano i propri spostamenti quotidiani ai soli luoghi e percorsi in cui conoscono la collocazione dei servizi igienici (la cosiddetta "mappatura delle toilette"), e sviluppano comportamenti compensatori per far fronte alla situazione e ridurre l’impatto negativo dei sintomi come bere di meno, limitare l’apporto di liquidi, soprattutto di tè e caffè , localizzare la toilette più vicina, svuotare la vescica preventivamente ogni volta che si presenta la possibilità di andare in bagno con la conseguenza che nel tempo la vescica ‘impara’ a contenere una quantità sempre minore di urina. , evitano l´intimità sessuale e indossano assorbenti o pannoloni. Un impegno che, dal punto di vista psicologico, può diventare tanto gravoso quanto difficile da sopportare. Ecco allora che al disturbo si associano stati depressivi (che regrediscono con la risoluzione del problema), perdita di autostima (legata alla rinuncia di attività gratificanti e all´aggravarsi del problema), apatia, senso di colpa e negazione che finiscono col cronicizzare il problema anziché favorirne la risoluzione. In realtà chi soffre di incontinenza urinaria si vergogna dei propri sintomi e impedisce a chiunque altro di occuparsene, Particolarmente critiche possono essere le conseguenze del disturbo sulla vita sessuale . “Sessualità e capacità di controllo della vescica ( l´orgasmo si accompagna talvolta all´emissione di piccole quantità di urina) “ prosegue il professor Mauro Cervigni , direttore dipartimento di Uro-ginecologia - Ospedale San Carlo di Nancy, Roma causano inadeguatezza fisica ed emotiva che possono portare può portare alla rinuncia della vita sessuale e addirittura a evitare una relazione sentimentale. L’aumento della frequenza minzionale, associato all’impellente e frequente bisogno di urinare, abbatte infatti il desiderio e l’attività sessuale della coppia come dimostra una ricerca su 400 donne affette da vescica iperattiva svolta in Germania, Italia, Spagna e Inghilterra che ha evidenziato l’elevata influenza del problema sulla sessualità “La terapia chirurgica”, dice il professor Mauro Cervigni indicata solo per l’incontinenza urinaria da sforzo e quindi riservata solo alle donne , si avvale oggi di tecniche chirurgiche mini-invasive a totale carico del Sistema Sanitario Nazionale che richiedono incisioni di piccole dimensioni e si effettuano in anestesia locale o locoregionale con degenze di uno, due giorni, e ritorno alle normali attività in brevissimo tempo (una settimana ) I vantaggi dice il professor rispetto ai “vecchi” interventi invasivi, come la colposospensione secondo Burch che richiede un accesso per via addominale, anestesia generale, ricovero in ospedale e circa un mese di convalescenza, sono la brevità dell’intervento e del recupero. Le Sling ”Si tratta ”, spiega l’urologo , “ di un intervento mini-invasivo che prevede l’inserimento per via vaginale o dal forame otturatorio che si raggiunge con una piccola incisione nel solco inguino-femorale (e quindi su entrambe le radici delle cosce)di un nastro o benderella (sling) di propilene ( materiale sintetico biocompatibile) che viene posizionato come un’amaca sotto la porzione mediana l’uretra. In questo modo si sostiene l’uretra durante gli sforzi che causano un aumento della pressione addominale e si ripristina il suo fisiologico e normale funzionamento. Altre innovative tecniche si basano sulle iniezioni intrauretrali (nella parete dell’uretra, il canale che collega la vescica con l’esterno e permette la fuoriuscita dell’urina) di sostanze che hanno lo scopo di aumentare la resistenza all’emissione involontaria di urina. Le sostanze utilizzate sono collagene, silicone, acido ialuronico, le stesse impiegati anche in medicina estetica. Si tratta di interventi semplici, di breve durata, che spesso non richiedono ricovero, possono essere svolti in ambulatorio, in anestesia locale con una pomata anestetica e sono esenti da complicazioni, a fronte di percentuali di successo che si aggira intorno al 70-80% a due anni. Garantiscono risultati meno duraturi nel tempo di quelli ottenibili con le tecniche chirurgiche ma vista la semplicità possono essere ripetuti nel tempo. ” “L’incontinenza urinaria nell’uomo” ,spiega il professor Francesco Rocco, direttore Clinica Urologica prima, Università di Milano -Fondazione Irccs Ospedale Maggiore Policlinico Mangiagalli e Regina Elena ,Milano ,”conseguente a interventi di prostatectomia radicale per l’asportazione del tumore prostatico (colpisce nel nostro Paese circa il 30% degli ´over 50´- 21 con mila nuovi casi l´anno) si può prevenire ricorrendo ad altri metodi di cura non chirurgici quali la radioterapia conformazionale , la brachiterapia , che prevede il posizionamento di semini radioattivi nella prostata malata e l’ High Intensity Focused Ultrasound Therapy (Hifu) che consente una ablazione selettiva della ghiandola con ultrasuoni ad alta energia focalizzati solo sul tessuto malato” . Nuova tecnica chirurgica preventiva “La ragione “ precisa Rocco “dell’incontinenza transitoria ma anche di quella che permane e che si verifica in seguito alla prostatectomia radicale nel post operatorio è dovuta all’ indebolimento dello sfintere (muscolo a forma di anello che funziona da "rubinetto ") che collega la vescica all´uretra. Attraverso la contrazione dello sfintere la vescica si chiude affinché possa riempirsi e trattenere le urine. La rimozione della prostata comporta l’accorciamento dell’uretra e dello sfintere che è l’unico rubinetto che rimane a garantire la continenza dopo l’intervento . Con determinati accorgimenti tecnici messi a punto dal nostro gruppo della Clinica Urologica del Policlinico di Milano siamo riusciti a mantenere una funzione molto valida dello sfintere tanto che il periodo di incontinenza post operatoria nel 65- 70% dei casi dura pochi giorni dopo la rimozione del catetere . La tecnica che viene effettuata durante la stessa prostatectomia consiste nell’ riallungare l’uretra e lo sfintere ripristinando una lunghezza più fisiologica possibile in grado di mantenere la continenza urinaria. Altri trattamenti per il deficit sfinteriale comprendono l´impianto di uno sfintere artificiale. Selezionando i pazienti, circa il 80% riacquista la continenza, un altro approccio è costituito da iniezioni periuretrali di sostanze di “espansione” (collagene, silicone acido ialuronico ) con un notevole miglioramento nel 50% dei casi “. L’enuresi è l’emissione involontaria e incosciente di urina (di solito durante il sonno) in assenza di lesioni dell’apparato urinario in bambini oltre i 5-6 anni, età in cui il controllo minzionale, anche notturno, dovrebbe essere già acquisito. “Il problema” ,spiega il professor, Mario de Gennaro, direttore urologia pediatrica, Ospedale Bambino Gesù, Roma,” “e interessa circa il 27% dei bambini di 4 anni, il 10-15% a 5-7 anni, il 6-7% a 9-10 anni, il 3% a 12 anni e l’1% a 18 anni. Più frequente nei maschi che nelle femmine (fino a 4-5 volte), in genere si risolversi nel corso degli e persiste in età adolescenziale (1-2%) e adulta (0,5%)”. “Il disturbo ” può comparire in modo continuo (tutte le notti) o saltuario (2-3 volte a settimana). Qualunque sia la frequenza, è importante, per scegliere la terapia più idonea, riconoscere le diverse forme di enuresi che spesso hanno cause differenti Bisogna quindi distinguere tra i bambini che bagnano il letto soltanto di notte (enuresi “monosintomatica”) e quelli che invece hanno problemi di minzione, come aumento della frequenza minzionale, incontinenza o urgenza, anche durante il giorno (enuresi “sintomatica”). I casi di enuresi primaria, in cui il bambino non ha mai smesso di fare la pipì a letto, dai quelli di enuresi secondaria, in cui il piccolo, dopo aver raggiunto il controllo della vescica, ricomincia a bagnare il letto. Le cause dell’enuresi nella maggior parte dei casi non sono psicologiche, ma organiche o funzionali. “Recenti studi, hanno infatti, evidenziato che solo 1 caso su 5 è legato a problemi psicologici che invece vengono innescati . Con ansia, disagio e riduzione dell’autostima proprio dal enuresi. Il disturbo ha anche una forte componente genetica ed ereditaria: se ad averne sofferto è un solo genitore il rischio di “tramandarlo ” è del 43% , del 77% se invece ne hanno sofferto mamma e papà . L’enuresi primaria di tipo genetico o familiare è legata a tre meccanismi principali, che spesso si associano: la poliuria notturna, le alterazioni della funzionalità vescicale e i disordini del risveglio. La poliuria notturna, cioè la produzione durante la notte di una maggiore quantità di urina, più diluita, è spesso legata a una ridotta produzione nelle ore notturne dell’ormone antidiuretico (Adh), una condizione che riguarda circa il 60% dei bambini enuretici. Il secondo meccanismo è la presenza di alterazioni della funzionalità della vescica, per lo più riconducibili a disturbi della fase di riempimento (iperattività vescicale) o di quella di svuotamento (mancanza di coordinazione tra il muscolo destrusore e lo sfintere) dell’organo. Infine, molto importanti sono i disordini del risveglio. I bambini che bagnano il letto hanno un sonno più profondo e sono più difficili da svegliare degli altri e faticano quindi a percepire le contrazioni vescicali e a svegliarsi La presenza di questo problema, associato agli altri due, complica notevolmente la terapia. Se invece il sonno profondo è la causa prevalente dell’enuresi, il problema si può risolvere “insegnando” all’organismo del bambino a svegliarsi nel momento in cui la vescica inizia a svuotarsi, mediante sistemi di allarme acustici inseriti nel pigiama o nelle mutandine. Molto diverso è il problema dell’enuresi secondaria che, a differenza di quella primaria, ha cause di tipo psicologico ed è a volte la conseguenza di insicurezze e traumi subiti dal bambino. In questi casi, la strategia più adatta è quella di ascoltare, mettere il bambino nelle condizioni di poter parlare con un adeguato supporto psicologico”. Consigli per i genitori . “L’atteggiamento dei genitori verso il piccolo è fondamentale” direttore Urologia “non devono colpevolizzarlo per un disturbo ma nemmeno ignorare . Bisogna invece rassicurare il bimbo sul fatto che il problema si risolve . Se i i genitori hanno le giuste conoscenze sull’argomento esono tolleranti le percentuali di successo vanno dal 30 all’80% Se il bambino è in età prescolare, non ha infezioni delle vie urinarie e ha una forma di enuresi monosintomatica, è corretto ad aspettare l’evolversi del problema; se però ha già superato i 6-7 anni, occorre intervenire con misure dietetiche e comportamentali”. A questo proposito, occorre sottolineare che raramente si insegna ai bimbi come e quanto bere. “È importante che imparino a bere al mattino, quando l’organismo si sveglia disidratato dopo ore di sonno, e poi durante tutta la giornata con scadenze regolari, e non solo nel pomeriggio dopo la scuola o lo sport, altrimenti rischiano di sovraccaricare la vescica”. Sarebbe inoltre utile ridurre l’assunzione di liquidi nelle ore serali, anche se su questo punto non tutti i pediatri concordano (secondo alcuni questa misura tenderebbe a diminuire la naturale capacità della vescica). Da evitare anche il consumo a cena di piatti ricchi di sale e calcio e il bicchiere di latte prima di andare a letto. È poi molto utile far acquisire ai bambini abitudini menzionali corrette: andare a far pipì ogni 2-3 ore durante il giorno e subito prima di andare a dormire. “Di notte è importante togliere il pannolino, che non stimola il bambino ad acquisire il controllo e favorisce il mantenimento di un atteggiamento “regressivo”. È inoltre buona norma svegliare il piccolo una volta per notte per fargli fare pipì. In alcuni casi, questo può bastare a farlo restare asciutto; mentre svegliare il bambino più volte e portarlo "di peso" in bagno è controproducente: perché impedisce la connessione tra sensazione di riempimento e risveglio. Il bambino guarisce quando impara a svegliarsi spontaneamente, a localizzare il bagno e a svuotare la vescica”. Le terapie disponibili: le misure comportamentali funzionano nel 5-10% dei bambini. Per gli altri casi alla terapia comportamentale si associano i farmaci nei bimbi con iperattività vescicale si usano farmaci anticolinergici o ad azione miorilassante sulla vescica (ossibutinina cloridrato, tolterodina), impiegati anche nell’adulto, mentre in quelli con poliuria notturna si ricorre ad analoghi dell’Adh, capaci di ridurre la produzione di urina. “Le terapie comportamentali si avvalgono di diverse tecniche; il training vescicale e l’uso di allarmi notturni, ma anche l’agopunura e le stimolazioni del piano perineale . L’allarme acustico notturno, una sorta di orologio collegato al pigiama o alle mutandine,suona e/o emette delle vibrazioni quando cominciano ad uscire le prime gocce, svegliando il piccolo, viene utilizzato nei casi di enuresi legata al sonno profondo, che sono i più frequenti”, la sua azione è quella di alleggerire il sonno, rendendo i centri corticali più sensibili ai segnali provenienti dalla vescica. “Questo metodo è adatto ai bambini più grandicelli, perché richiede una loro partecipazione attiva ed è quello che permette di ottenere i maggiori tassi di guarigione immediata e a lungo termine, con percentuali di successo del 60 - 85%. Per i bambini circa il 10-30% che non accettano questo tipo di terapia, all’allarme si associano per un erto periodo anche i farmaci specifici che andranno scalati quando l’enuresi è regredita Molto efficace anche il training vescicale, che si basa su tecniche diverse, tra cui:allenamento: si insegna al bambino a trattenere l´urina per da 2 minuti, dal momento in cui avverte lo stimolo della minzione; per poi arrivare nell´arco di un mese a 45 minuti , conteggio: il bambino viene istruito interrompere la minzione, contare fino a 3 e poi riprenderla fino a svuotare la vescica, in modo da potenziare lo sfintere esterno e i muscoli del pavimento pelvico . La terapia comportamentale offre risultati superiori ai soli farmaci, con percentuali di successo dell’80%”. Questo approccio centrato sul processo di maturazione della funzione minzionale e vescicale mantiene i risultati a lungo termine ma ha il limite di richiedere una forte compliance da parte del bambino e della famiglia, un’ampia disponibilità di tempo e una buona dose di esperienza da parte dello specialista . .  
   
 

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