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Notiziario Marketpress di
Lunedì 29 Ottobre 2007 |
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LO STATO DI SALUTE DELLA SUBFORNITURA MODA IN EMILIA ROMAGNA
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Emilia Romagna, 29 ottobre 2007 - Ottimismo con una adeguata dose di cautela. E’ l’immagine che emerge dall’ Osservatorio subfornitura Moda, presentato al Point (Polo per l’innovazione tecnologica della provincia di Bergamo) a Dalmine. L’indagine, effettuata da Hermes Lab per il Comitato Network Subfornitura (che fa capo alle Unioni Regionali delle Camere di Commercio di Piemonte, Lombardia, Emilia-romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Umbria, Basilicata con Ucimu, Unioncamere e Cna nazionali) ha interessato un campione di 300 pmi (da 6 a 99 addetti) tessili, dell’abbigliamento e della filiera pelle localizzate nelle regioni dove si concentra oltre la metà delle imprese del sistema moda e proviene circa il 60% dell’export del settore. Dalla ricerca, che fornisce un quadro aggiornato della congiuntura e delle dinamiche dei mercati al primo semestre 2007, emerge che la generale ripresa dell’industria della moda ha coinvolto anche la subfornitura e che a metà anno quasi il 30% delle imprese ha registrato un aumento dell’attività produttiva rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A livello territoriale, il miglioramento più consistente è quello dell’Emilia-romagna, dove le imprese in crescita sono il 44,3% del totale, contro il 19,8% del 2006. Nelle altre regioni, l’aumento non supera il 30%. “Il portafoglio ordini mostra un indice con segno positivo – dice il presidente del Comitato Subfornitura Network, il ravennate Glauco Cavassini – anche se non mancano incognite, ad esempio il mercato americano, con l’apprezzamento dell’euro sul dollaro, risulta infatti meno dinamico”. Il 28,0% delle aziende dichiara ordini in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ed il 46,1% in stabilità, contro il 25,9% che li segnala in diminuzione. “Buona la situazione per la filiera della pelle e per l’abbigliamento – aggiunge Cavassini -maggiori le problematiche per il tessile, dove lo scarto tra aumenti e diminuzioni rimane ancora negativo, ma comunque più contenuto rispetto al passato”. Il trend positivo dell’attività si riflette anche sui livelli occupazionali, che sono previsti stabili da parte degli operatori. L’osservatorio analizza anche le caratteristiche strutturali delle imprese di subfornitura. La filiera appare complessa: un numero notevole di imprese è committente di altre aziende o laboratori esterni configurando un network che si articola su più livelli e orizzonti geografici. La figura dell’impresa di subfornitura come appendice di un solo committente è tramontata: quasi la metà delle imprese presenta un portafoglio clienti articolato, composto da 8 o più committenti. L’emilia-romagna raggiunge in entrambi i casi una percentuale intorno al 60 per cento. Si conferma, tra i nodi da risolvere, la scarsa apertura della subfornitura ai mercati internazionali: le lavorazioni per i committenti esteri contribuiscono, mediamente, solo al 5% del fatturato e questa quota è rimasta stabile negli anni. Anche sul versante degli approvvigionamenti e dell’internazionalizzazione produttiva emerge una scarsa attitudine a vedere i mercati esteri come una fonte di opportunità per sviluppare un ruolo come coordinatori di reti internazionali di subfornitura. Solo l’11% delle imprese dichiara di utilizzare già subfornitori di secondo livello localizzati all’estero. “Certamente –spiega Cavassini - la combinazione di un aumento della concorrenza e di una recessione macroeconomica sui mercati più facilmente accessibili dall’Italia, in primo luogo l’Unione Europea, ha contribuito, congiunturalmente, a deprimere le opportunità di espansione all’estero negli ultimi cinque anni. La ripresa generale dei mercati esteri a partire dalla seconda metà del 2006, testimoniata anche dalla ripresa dell’export della moda italiana, favorirà plausibilmente pure quella della quota di fatturato realizzata all’estero dalle imprese subfornitrici, anche se sarà un percorso piuttosto lento”. Solo l’11% delle imprese ha infatti in programma di avviare un processo di internazionalizzazione nel prossimo futuro. L’attività sull’estero spesso non è infatti frutto di una ricerca attiva delle opportunità offerte, ma una risposta a richieste provenienti dai committenti esteri. Infatti, il canale più importante di contatto con potenziali clienti esteri (indicato dal 45% delle imprese) è quello passivo che nasce su iniziativa del committente che visita il subfornitore, seguito da quello più attivo della visita dei subfornitori presso i buying offices italiani dei committenti esteri (20% delle imprese). Di una certa rilevanza sono anche altre due modalità, che talora affiancano i due canali precedenti: si tratta della partecipazione a fiere italiane (18,8% delle imprese) e del passaparola tra committenti (18,1%). Proprio perché larga parte delle imprese di subfornitura della moda si trova ancora in una fase iniziale dei processi di internazionalizzazione, i supporti più richiesti dagli operatori riguardano l’esplorazione dei mercati (servizi informativi e di promozione e l’organizzazione di fiere e missioni all’estero), più che quelli che consentono un rafforzamento delle posizioni già acquisite. Il Comitato Network Subfornitura gestisce“Subfor” (completa di un database di circa 5000 imprese e consultabile in italiano, inglese e tedesco) la Banca dati interregionale delle aziende del settore, creata con lo scopo di dare una più ampia visibilità sui mercati all´offerta di subfornitura italiana . . |
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