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Notiziario Marketpress di
Martedì 30 Ottobre 2007 |
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IL FUTURO DELLA SERBIA È NELL´UNIONE EUROPEA
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Bruxelles, 30 ottobre 2007 - Il Parlamento europeo saluta i progressi realizzati dalla Serbia negli ultimi tempi e, ribadendo la prospettiva europea di questo paese, ricorda che la piena collaborazione con il Tribunale penale internazionale è condizione preliminare alla firma dell´Accordo di associazione. Chiede inoltre una migliore protezione delle minoranze, un quadro giuridico per gli sfollati del Kosovo, maggiore impegno nella lotta alla corruzione e garanzie per la libertà di informazione e espressione. Approvando la relazione di Jelko Kacin (Alde/adle, Si), il Parlamento sottolinea anzitutto che «il futuro della Serbia è nell´Unione europea», notando come questo paese costituisce «un importante fattore di stabilità e prosperità nella regione», mentre la prospettiva di adesione all´Ue rappresenta un forte incentivo per le riforme. Ritiene poi che la Serbia «meriti un encomio speciale» per la risoluzione pacifica di una serie di difficili sfide nel corso dell´ultimo anno, tra cui la dissoluzione dell´Unione statale di Serbia e Montenegro, le elezioni parlamentari eque e libere e la formazione di un nuovo governo caratterizzato da un impegno pro-europeo. Accoglie inoltre con soddisfazione il completamento, dopo un´interruzione di 13 mesi, dei negoziati tecnici per un accordo di stabilizzazione e associazione (Asa) tra il governo serbo e l´Ue e, in tale ambito, incoraggia le due parti a prendere tutte le misure necessarie per evitare ogni possibile ritardo tecnico prima della firma dell´accordo affinché questa possa avvenire entro la fine del 2007. Tale firma, precisano i deputati, è «un passo importante sulla strada dell´adesione all´Unione europea». D´altra parte, osservano come l´accordo raggiunto al Consiglio europeo del giugno 2007 crei il quadro istituzionale necessario per gli allargamenti futuri, «consentendo all´Ue e alla Serbia di condurre in modo dinamico il processo di adesione, sulla base dello sviluppo e dei meriti della Serbia». Compiacendosi del desiderio del governo serbo di cooperare con il Tribunale penale internazionale per l´ex Iugoslavia (Icty), «che apre la strada a un´ulteriore cooperazione con l´Unione europea», il Parlamento insiste sulla necessità che essa porti rapidamente a risultati supplementari. Ricorda inoltre alla Serbia che la firma dell´Asa è subordinata alla piena collaborazione con l´Icty, conducendo all´arresto di tutti i rimanenti accusati. In proposito, rileva che i recenti arresti «provano che le autorità serbe sono in grado di trovare e catturare quanti sono accusati di crimini di guerra». In tale contesto, invita il parlamento serbo a adottare una dichiarazione che denunci il genocidio di Srebrenica. Una proroga del mandato dell´Icty dovrebbe essere presa in considerazione. Il Parlamento plaude all´operato del Procuratore serbo per i crimini di guerra, ma deplora la poca trasparenza dei processi per crimini di guerra e la mancanza di volontà politica per «risalire dagli esecutori immediati ai mandanti». A suo parere, inoltre, le sentenze del Tribunale serbo per i crimini di guerra a carico di quattro membri del gruppo paramilitare "Scorpioni" per l´esecuzione di sei musulmani di Srebrenica «non riflettano l´odiosa natura del crimine». I cittadini della Serbia, è poi sottolineato, hanno il diritto di conoscere la verità «sulle politiche di guerra e genocidio condotte in loro nome» e l´identità dei criminali di guerra. Occorre quindi riaprire la commissione sulla verità e la riconciliazione, anche per promuovere un clima positivo nelle parti del paese che sono state maggiormente colpite dai conflitti interetnici. I deputati notano inoltre con soddisfazione che la Serbia ha una nuova costituzione che include disposizioni positive nel campo dei diritti umani, ma osservano che il quadro giuridico per la protezione delle minoranze «deve essere ulteriormente migliorato», in particolare nella regione multietnica della Vojvodina. D´altra parte, si compiacciono dello stanziamento di fondi a favore dell´integrazione dei rom, ma esprimono preoccupazione per l´assenza di un approccio politico generale finalizzato a migliorare la vita e le condizioni di vita dei rom e per le persistenti discriminazioni nei confronti di questa comunità. Si attendono quindi l´adozione di leggi che garantiscano un migliore quadro giuridico per la protezione dei diritti delle minoranze e prevedano la loro integrazione nelle strutture statali. Si dicono poi convinti che un aspetto essenziale inerente ai diritti dell´uomo consista nel trovare soluzioni durature per i profughi (dalla Croazia e in parte dalla Bosnia-erzegovina) e per gli sfollati interni dal Kosovo. E, deplorando vivamente i pochi progressi compiuti, chiedono al governo serbo l´adozione di un chiaro quadro giuridico che disciplini il diritto al ritorno nel proprio luogo d´origine e al risarcimento dei beni. Accogliendo con favore la recente cooperazione fra Belgrado e Priština, il Parlamento invita l´Ue ad assegnare sufficienti risorse finanziarie alla Commissione internazionale per le persone scomparse, per consentirle di completare il lavoro entro il 2010. Ritiene peraltro che la definizione dello status del Kosovo consoliderà la stabilità nei Balcani occidentali e faciliterà l´integrazione della regione nell´Unione europea. Il Parlamento riconosce i progressi compiuti nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, pur rilevando che quest´ultima «rimane un grave problema», in particolare in seno alle forze di polizia e al sistema giudiziario. Valutando positivamente il trasferimento di competenze dall´esercito alla polizia in materia di protezione delle frontiere dello Stato, auspica «una riforma sostanziale» delle forze di polizia, dei servizi di sicurezza e dell´esercito, «includendo misure che prevedano un maggiore controllo civile delle forze militari». Sottolinea poi la necessità che la riforma del sistema giudiziario venga portata avanti, in particolare per quanto concerne i tempi processuali, la protezione dei testimoni, la lotta contro la corruzione e l´indipendenza dei giudici. In materia di libertà d´informazione e di espressione, i deputati chiedono la definizione di regole «assolutamente democratiche» che disciplinino la concessione di licenze per la trasmissione di programmi radiotelevisivi, prevedendo anche la possibilità di ricorso. La relazione, inoltre, «lamenta profondamente» che non vi siano stati progressi nella risoluzione di casi riguardanti assassini di giornalisti e «mette in guardia contro la sempre maggiore frequenza, nei media e in politica, di discorsi improntati all´odio di cui sono bersaglio attivisti, giornalisti e politici impegnati nel campo dei diritti umani». Condanna anche la denigrazione pubblica degli attori della società civile che criticano il governo o richiamano l´attenzione su temi sensibili quali i crimini di guerra. Il Parlamento rileva con soddisfazione che la Serbia ha compiuto significativi progressi economici dal 2000, con un tasso medio annuo di crescita del 5%. Tuttavia nota che ciò non si è tradotto in una riduzione della povertà o dell´elevato tasso di disoccupazione (superiore al 20%). Ritiene, invece, che la lotta contro tali problemi rappresenta «una sfida fondamentale per il nuovo governo». Le autorità serbe sono inoltre invitate a migliorare il clima economico per gli investimenti esteri e la trasparenza nelle relazioni commerciali, a adottare con urgenza leggi sulla restituzione delle proprietà in linea con quelle di altri paesi e a portare avanti il ravvicinamento alle norme ambientali dell´Ue. I deputati accolgono con favore la firma, il 18 settembre 2007, degli accordi di facilitazione del visto e di riammissione e sollecitano il Consiglio a garantirne l´entrata in vigore entro fine 2007. Chiedono inoltre una tabella di marcia concreta per una circolazione senza visti e misure di supporto intese ad offrire maggiori opportunità di viaggiare. Invitano poi il Consiglio a esaminare la possibilità di istituire un sistema comune di gestione delle domande di visto per alleviare il carico di lavoro dei consolati e assicurare tempi ragionevoli nel trattamento delle pratiche. Accolgono, infine, con favore l´adozione di una strategia nazionale globale di lotta contro il traffico di esseri umani ma, sollecitando maggiore rigore, chiedono di assicurare che i trafficanti ricevano e scontino pene detentive corrispondenti alla natura del reato. . |
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