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Notiziario Marketpress di Lunedì 29 Ottobre 2007
 
   
  LA TURCHIA TUTELI LA LIBERTÀ DI CULTO

 
   
   Bruxelles, 30 ottobre 2007 - Il Parlamento europeo vede con favore le annunciate riforme in Turchia, ma indica i settori in cui vanno realizzati ulteriori progressi. Chiedendo il rispetto delle minoranze religiose e condannando l´uccisione di Padre Santoro, sollecita un controllo civile sui militari e il rispetto della libertà d´espressione. La Turchia dovrebbe rispettare gli impegni su Cipro, non procedere ad azioni militari sproporzionate in Iraq nella lotta al terrorismo curdo e agevolare la riconciliazione con gli armeni. Il Parlamento ha adottato una risoluzione che, in vista della prossima pubblicazione della relazione della Commissione sui progressi della Turchia verso l´adesione, ricorda come l´apertura dei negoziati con tale paese costituisca un «punto di partenza di un processo senza limiti di tempo». Ricorda inoltre che «la piena osservanza di tutti i criteri di Copenaghen rimane la base per l´adesione all´Ue al pari della capacità di integrazione dell´Unione». Accelerare le riforme - Congratulandosi con la Turchia per lo svolgimento di elezioni «libere ed eque» e per l´elezione del nuovo Presidente come «segno della robustezza della democrazia turca», il Parlamento invita il Presidente Gül a promuovere «il pluralismo e l´unità del popolo turco nel quadro di uno Stato laico». A tale proposito, auspica che il nuovo governo turco «acceleri il processo di riforma al fine di ottemperare agli impegni definiti nel partenariato per l´adesione» e pertanto si compiace dell´impegno assunto dal nuovo governo di intensificare il processo di riforma nei prossimi mesi e anni. Salutando il favorevole sviluppo economico registrato dalla Turchia negli ultimi anni e gli sforzi compiuti per allinearsi con l´acquis comunitario in materia di energia, il Parlamento sottolinea l´importanza della Turchia «quale nodo di transito ai fini della diversificazione delle forniture di gas all´Ue». D´altra parte, ricorda che sono necessarie riforme per migliorare il funzionamento della magistratura e la lotta alla corruzione, il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali della persona umana, la tutela dei diritti delle donne, l´attuazione di una politica di tolleranza zero nei confronti della tortura, nonché la protezione dei diritti delle minoranze e dei diritti culturali e religiosi. Tutelare le minoranze religiose - Il Parlamento rileva l´esigenza di istituire un quadro giuridico chiaro che consenta alle minoranze religiose di praticare liberamente la propria religione autorizzandole, tra l´altro, a possedere proprietà immobiliari e a formare il proprio clero. Preoccupato della decisione della Corte di cassazione turca sul Patriarcato ecumenico, esorta il nuovo governo turco a conformare la propria condotta nei confronti delle minoranze religiose ai principi della libertà religiosa. Invita inoltre la Commissione a sollevare tali questioni con il nuovo governo turco e ad indicare in quale modo lo Strumento di preadesione «possa essere utilizzato per la tutela del patrimonio cristiano». I deputati condannano poi vivamente l´assassinio di Hrant Dink, l´omicidio del sacerdote cristiano Andrea Santoro, l´uccisione di tre cristiani a Malatya, l´attacco terrorista ad Ankara e tutti gli altri atti di violenza di matrice politica o religiosa. Auspicando piena luce su tali circostanze, rilevano quindi l´urgente necessità di combattere efficacemente contro tutte le forme di estremismo e di violenza e di vietarle a tutti i livelli della vita pubblica in Turchia. Invitano inoltre il governo turco a rafforzare la protezione dei gruppi, delle minoranze e dei singoli individui che si sentono esposti a minacce e discriminazioni. Controllo parlamentare sui militari, libertà d´espressione e diritti delle donne - Preoccupato «per le ripetute ingerenze delle forze armate turche nel processo politico», il Parlamento rileva la necessità di ulteriori sforzi per garantire «un pieno ed efficace controllo civile sulle forze armate». Occorre quindi che le autorità civili possano sorvegliare la definizione e l´attuazione della strategia di sicurezza nazionale e che vi sia «un totale controllo parlamentare» sulla politica militare e di difesa, nonché sui servizi segreti, la gendarmeria e la polizia del paese. Invitando la Commissione a fornire un sostegno mirato alla società civile, il Parlamento esorta la Turchia ad abrogare tutte le disposizioni del codice penale che consentono restrizioni arbitrarie dell´espressione di opinioni non violente e a garantire quindi la libertà di espressione e la libertà di stampa. In proposito, deplora la recente condanna di Saris Seropyan e Arat Dink. Invita inoltre il nuovo governo turco a adottare misure concrete per garantire il pieno rispetto dei diritti sindacali e chiede alla Commissione di richiamare l´attenzione sull´esigenza di potenziare le sue azioni volte ad eliminare la violenza e le pratiche discriminatorie nei confronti delle donne. In proposito, i deputati deplorano che le violazioni dei diritti delle donne, in particolare i cosiddetti "delitti d´onore", «siano tuttora un problema gravemente preoccupante». La questione cipriota - Nell´esortare il nuovo governo turco ad applicare integralmente le disposizioni contenute nell´accordo di associazione e nel suo protocollo aggiuntivo, il Parlamento ricorda che l´inadempimento da parte della Turchia degli impegni assunti nel quadro del partenariato per l´adesione «continuerà ad influenzare negativamente il processo negoziale». Rammaricandosi che non vi sia stato «alcun progresso sostanziale verso una soluzione globale della questione di Cipro», esorta ambedue le parti affinché adottino un atteggiamento costruttivo per trovare, nel quadro dell´Onu, una soluzione globale «basata sui principi su cui è fondata l´Ue». In proposito, ricorda «che il ritiro delle forze turche agevolerebbe la negoziazione di un accordo». La questione curda - Il Parlamento ritiene necessaria una strategia globale per lo sviluppo socioeconomico della Turchia sud-orientale e invita la Commissione ad indicare come sostenerlo con lo Strumento di preadesione. Esorta poi il nuovo governo a favorire una soluzione duratura della questione curda e ad impegnarsi per conseguire miglioramenti significativi nell´ambito della vita sociale, economica e culturale. D´altra parte, condanna fermamente le violenze del Pkk e di altri gruppi terroristi e reitera il suo appello al Pkk affinché dichiari e rispetti una tregua immediata e incondizionata. Rileva poi la necessità di portare avanti la lotta al terrorismo «in modo proporzionato alla minaccia» e nel pieno rispetto delle norme internazionali. In proposito, il Parlamento si dice profondamente preoccupato per le conseguenze di una possibile azione militare transfrontaliera delle forze turche nell´Iraq settentrionale. Invita quindi la Turchia a non realizzare azioni militari sproporzionate che violino la sovranità territoriale dell´Iraq. Dovrebbe inoltre intensificare la cooperazione militare e di polizia con l´Iraq allo scopo di disinnescare la tensione esistente alla frontiera. Per i deputati, peraltro, il governo regionale curdo in Iraq «deve assumersi la responsabilità di impedire gli attacchi terroristici» dal Nord del Paese. La questione armena - Il Parlamento ribadisce l´auspicio che la Turchia «ponga fine ad ogni blocco economico o chiusura delle frontiere e si astenga da minacce o attività militari tali da aumentare la tensione con i paesi limitrofi». Chiede poi di intavolare un dibattito franco e aperto sugli eventi passati e, in proposito, reitera l´appello ai governi turco e armeno «affinché avviino un processo di riconciliazione concernente il presente e il passato». La Commissione dovrebbe agevolare la riconciliazione turco-armena avvantaggiandosi della cooperazione regionale realizzata nell´ambito della Politica europea di vicinato e della Sinergia del Mar Nero. Il riferimento esplicito al riconoscimento del genocidio armeno, proposto da emendamenti dell´Uen, della Gue/ngl, dell´Its e di un gruppo di deputati, è stato respinto dall´Aula a grande maggioranza. Dibattito in Aula Interventi in nome dei gruppi politici –n Ria Oomen-ruijten (Ppe/de, Nl) ha precisato che il dibattito e la risoluzione che sarà poi adottata sono diretti alla Commissione come contributo alla sua relazione sui progressi compiuti dalla Turchia verso l´adesione. In proposito, ha sottolineato che la relazione dovrà anche descrivere quanto non è stato realizzato dal paese candidato. Ci aspettiamo, ha detto la deputata, che la Turchia prosegua con le riforme, notando l´importanza di insistere sul rispetto della libertà d´espressione nella relazione. A suo parere, la nuova Costituzione turca non deve diventare un pretesto per non realizzare i necessari cambiamenti, come la modifica dell´articolo 301 del codice penale. Le buone relazioni di vicinato sono vitali, ha concluso, ma «se non si riconosce il passato, non può esserci futuro». Ha quindi chiesto alla Commissione di sostenere sia l´Armenia sia la Turchia. Per Hannes Swoboda (Pse, At) occorre procedere con le riforme per garantire un effettivo pluralismo e la libertà di espressione in Turchia. E´ anche necessaria una soluzione politica e pacifica alla questione curda, ma ciò non è possibile se continua il terrorismo. Ha quindi auspicato che rappresentanti politici curdi tengano conto di questo messaggio e che siano presentate offerte alla popolazione curda in Turchia, come parte della soluzione. Alexander Graf Lambsdorff (Alde/adle, De) ha apprezzato il testo della proposta di risoluzione che ha raccolto un elevato livello di consensi e che contempla «un segnale positivo e costruttivo». A suo parere, la Turchia ha un governo forte con un chiaro mandato che dovrebbe essere utilizzato per procedere con le riforme, a beneficio della sua economia e della sua società. I criteri di Copenaghen, ha proseguito, devono essere la cartina di tornasole riguardo alla determinazione della Turchia a aderire all´Ue. In proposito ha sottolineato la necessità di abolire gli articoli 301 e 302 del codice penale per rimuovere le restrizioni alla libertà d´espressione. Condannando infine gli attacchi terroristici del Pkk, ha sottolineato la necessità di rispondere a questi atti in modo proporzionato e limitato nel tempo, sviluppando anche il dialogo con la Turchia. Nello Musumeci (Uen, It) ha sottolineato che, a distanza di un anno dall´ultima risoluzione approvata dalla nostra Aula sulle relazioni Ue-turchia, «duole rilevare come ancora alcune fondamentali questioni rimangano di drammatica attualità». Al riguardo ha spiegato che «la Turchia non riconosce Cipro, uno Stato membro a tutti gli effetti dell´Unione europea, la libertà di stampa è sempre sotto pressione, non essendo stato ancora modificato l´articolo 301 del codice penale e la Turchia si ostina a non riconoscere il genocidio del 1915 perpetrato a danno del popolo armeno». Inoltre, «il recente drammatico attentato terroristico del Pkk, la conseguente muscolosa risposta data dall´esercito turco, la minaccia di intervenire sul territorio settentrionale dell´Iraq qualora il Pkk non cessi definitivamente le sue attività terroristiche, aggravano di fatto la pericolosa e delicata posizione geopolitica nella quale si trova lo Stato turco». Riconoscendo che alcuni progressi sono stati compiuti - come l´accresciuta rappresentanza femminile nel Parlamento turco appena eletto, nel mondo economico e nel mondo accademico - ha però sottolineato che «occorre interrogarsi se l´Europa del domani vuole essere una grande entità politica o una forte identità culturale», perché «di queste incertezze si alimenta la Turchia che non vuole rinunciare ad essere sé stessa». Joost Lagendijk (Verdi/ale, Nl) ha sottolineato che, purtroppo, il dibattito odierno è oscurato dagli attacchi terroristici in Turchia. «Cosa dovrebbe fare la Turchia?» si è chiesto, osservando che all´uccisione di 50 persone, l´opzione militare non sembra essere la risposta giusta. Il problema, a suo parere, non è tanto nelle montagne irachene, quanto all´interno della Turchia, dove alcune persone non auspicano una soluzione politica. Ha quindi rivolto un appello a sostenere coloro che, in ambedue la parti, cercano una soluzione pacifica e politica. Kyriacos Triantafyllides (Gue/ngl, Cy) ha riconosciuto che alcuni progressi sono stati realizzati in Turchia, tuttavia molti altri rimangono da fare. La Turchia dovrebbe aprire i propri porti agli aerei e alle navi cipriote, riconoscere Cipro in tutte le organizzazioni internazionali a ritirare le proprie truppe dalla zona occupata di Cipro. Ha quindi concluso sostenendo che è necessario incoraggiare la Turchia a realizzare le necessarie riforme, ma questa deve anche riconoscere il genocidio perpetrato contro gli armeni. Georgios Georgiou (Ind/dem, Gr) ha criticato il commissario Rehn, accusandolo di suggerire che chiunque combatta per la libertà è un terrorista. Ha inoltre aggiunto che la Turchia dispone di truppe in uno Stato membro dell´Ue e non rispetta i requisiti europei. Philip Claeys (Its, Be) ha subito precisato che il suo partito è contrario all´adesione della Turchia all´Ue. A suo parere, pochi progressi sono stati realizzati dalla Turchia da quando si sono aperti i negoziati, in particolare riguardo ai diritti umani e al trattamento delle minoranze. Dopo aver criticato l´intenzione di procedere a un´incursione militare in Iraq, il deputato ha sostenuto che la Turchia non è un paese europeo e non appartiene all´Europa, un partenariato privilegiato è quindi da preferire all´adesione. Interventi dei deputati italiani - Marco Cappato (Alde/adle, It), sottolineando che la Presidenza del Consiglio ha affermato che «dipende dalla Turchia» e che molti colleghi hanno ripetuto questo concetto, ha sostenuto che, invece, «non è così e che l´Europa si deve assumere le sue responsabilità». Non è soltanto un problema della Turchia e del rispetto dei criteri formali di adesione, ha spiegato, poiché la verità è «che negli ultimi mesi, l´Europa, i governi europei, hanno lanciato un messaggio, a partire dal Presidente francese, che la Turchia non entrerà nell´Unione europea». Se il testo in esame è probabilmente il migliore che si poteva elaborare, ha aggiunto, «è il contesto che noi dobbiamo avere la forza di mutare». In proposito, ha spiegato che la crisi politica e militare oggi al confine tra Turchia e Iraq «è anche responsabilità dell´Unione europea, della porta in faccia che politicamente abbiamo sbattuto alla Turchia anche se i negoziati nel merito continuano ad andare avanti». Quello di cui ci sarebbe bisogno, ha quindi affermato, è «un grande salto di qualità, dove l´Unione europea, i governi, affermino una volontà precisa di un rapporto politico che riguarda il diritto individuale dei cittadini che abitano il suolo turco alla democrazia e allo Stato di diritto in una prospettiva europea». Questo, ha concluso, «può aiutare la Turchia a muoversi in una logica europea e non in una logica mediorientale». Per Mario Borghezio (Uen, It), molti hanno già invocato le ragioni della geopolitica contro l´adesione della Turchia all´Europa e «oggi i fatti ci danno ragione», visto che «Ankara irrompe come un elefante nel delicato equilibrio iracheno, dove i nostri soldati rischiano tutti i giorni la morte e combattono per la libertà di quel popolo». Ha poi invitato i colleghi a riflettere, «perché la vostra cara democratica Turchia, paradiso terrestre dei diritti umani, bussa alla porta dell´Europa, proprio nel momento in cui apre uno scenario terribile, di guerra, imprevedibile, drammatico, sul fronte iracheno». Ha poi chiesto ai suoi colleghi di andare a visitare un ristorante armeno, quando tornano a Bruxelles - «i vostri amici extracomunitari non sono anche gli armeni?» - per trovare un locale «devastato dai teppisti, dai delinquenti turchi, che incendiano nella capitale dell´Europa un ristorante solo perché è armeno». Questa è la democraticità dei nazionalisti turchi, ha esclamato il deputato, chiedendo il perché «dovremmo accoglierli, quando ancora oggi non riconoscono il genocidio armeno». . .  
   
 

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