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Notiziario Marketpress di
Martedì 27 Giugno 2006 |
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CREDITO ALLE PICCOLE IMPRESE BASILEA 2: RISCHI E OPPORTUNITÀ
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Brianza, 27 giugno 2006 - Sabato 24 giugno è stato promosso da Cna Brianza, in collaborazione con Fidimpresa – Credito e con l’ausilio della Banca di Credito Cooperativo di Carate Brianza un seminario sul tema “Basilea 2, nuove condizioni per l’accesso al credito agevolato”: di seguito una scheda tecnica contenente le tematiche sviluppate nel corso dell´incontro. Basilea 2, un tema difficile, un cambiamento rilevante che è necessario conoscere per meglio capire le problematiche che si dovranno affrontare in futuro. Basilea 2 è una normativa europea che riguarderà oltre 100 paesi e dovrà essere approvata a breve dagli stati membri prima della sua entrata in vigore prevista per l’inizio del 2007. Per capire meglio cosa prevede la normativa bisogna spiegare i meccanismi di richiesta del credito. Cosa fa la banca quando un imprenditore chiede un prestito? Stando al primo accordo di Basilea (1998) qualsiasi banca, nell’erogare un finanziamento, deve accantonare obbligatoriamente l’8% del proprio patrimonio a copertura dell’eventuale rischio. Questo accantonamento tuttavia cambia a seconda della tipologia del prestito e del richiedente (un mutuo per abitazione, ad esempio, è valutato meno rischioso per la banca: se la richiesta è di 100. 000 € normalmente la banca accantona, a copertura del rischio, 8. 000 €, nel caso di mutuo 4. 000 €). In ogni caso per le banche significa immobilizzare una certa quota di patrimonio che rimane non redditizia. Come se un artigiano comprasse una macchina per il controllo numerico della produzione e la lasciasse inutilizzata in magazzino. Basilea 2 - Qui interviene Basilea 2, prevedendo che le banche possano accantonare meno patrimonio se introducono sistemi scientifici di valutazione del rischio del credito, se riescono cioè ad individuare preventivamente il rischio di perdita sul finanziamento erogato (insolvenza). Questo è possibile assegnando un rating: un punteggio alle imprese che richiedono un prestito. In base a questo punteggio l’impresa otterrà credito e lo pagherà a un determinato tasso di interesse. Un punteggio alto significa che l’impresa è poco rischiosa e che pagherà il denaro a condizioni migliori di chi ha punteggio basso, che quindi sarà più rischiosa. Ma da che cosa deriva quel punteggio e quali sono i dati che servono per determinarlo? Qui iniziano i problemi per le piccole imprese. La valutazione delle imprese attraverso il rating appartiene alla cultura anglosassone, dove esiste una differente realtà finanziaria e produttiva. E’ diversa soprattutto la dimensione imprenditoriale: una realtà forte e diffusa di pmi esiste solo in Italia e, pur con le dovute differenze, in Europa. Cosa significa avere un rating? Significa operare un costante monitoraggio dei dati di bilancio, dell’andamento di mercato, sottoporsi ai controlli da parte degli organismi di vigilanza bancaria. E’ inimmaginabile per un piccolo installatore o autoriparatore assoggettarsi a queste procedure per ottenere un credito. Grazie alle pressioni ricevute da ogni parte d’Europa, il comitato ha in parte modificato la normativa considerando con più attenzione la realtà delle micro e piccole imprese. Nell’ultima versione della direttiva queste sono state assoggettate, infatti, al segmento retail, cioè a quella parte di clientela bancaria fatta di piccoli imprenditori e famiglie di consumatori, che fanno richieste di credito non elevato e le cui perdite presunte sono poco significative per le banche. Quindi secondo molti le pmi non avranno problemi di accesso al credito e forse non avranno neanche bisogno di un rating. Non è ancora chiaro però se questo sarà positivo anche in termini di costi del credito. La nostra percezione è che per le piccole imprese i costi in termini di tassi di interesse aumenteranno. Risvolti positivi per le pmi - Tuttavia accanto a questi aspetti che continuano a preoccupare, bisogna riconoscere che queste nuove norme potrebbero comportare novità concrete anche per le pmi. 1) Maggiore trasparenza nei confronti delle banche. Il che significa: - evitare di avere tanti conti correnti in differenti banche (meno costi) - avere dati contabili aggiornati e soprattutto facilmente leggibili da parte delle banche 2) Maggiore attenzione negli investimenti e più chiarezza nella richiesta di finanziamento. Bisognerà calcolare bene quanto quell´investimento produrrà in termini di ritorno economico e se questo sarà sufficiente a consentire soprattutto il pagamento del debito. Ciò che per l’impresa può sembrare un appesantimento, in realtà determina un maggiore controllo dei conti e della gestione. 3) Necessità di investire più capitale in azienda: oggi infatti non sono pochi quelli che esercitano continui prelievi degli utili, impoverendo di conseguenza l’azienda. In futuro bisognerà separare sempre di più le attività aziendali da quelle familiari. Le imprese capitalizzate saranno infatti non solo più apprezzate dalle banche, ma anche più competitive nei mercati globali. Alla fine, quindi, ritornerà utile al di la del fatto che questo servirà alla banca per poter erogare il credito. I due aspetti di Basilea 2 - Da un lato queste nuove normative potrebbero, se non applicate correttamente, penalizzare le piccolissime imprese. Per fare in modo che questo non succeda viene chiamato direttamente in causa il ruolo associativo che va in aiuto alle imprese (consulenze) e si propone come interlocutore verso il sistema bancario. Inoltre i progetti di questi anni del sistema Cna Lombardia, tra cui Artifin Network promosso da Cna e Fidimpresa Milano assieme alle altre associazioni, con l’obiettivo di studiare un sistema di valutazione e accompagnamento al credito delle piccole e micro imprese sui dati delle associazioni, vanno in questa direzione. Dall’altro lato, Basilea 2 deve essere percepita come un’opportunità, per migliorare la gestione delle pmi rendendole più competitive. . |
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