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Notiziario Marketpress di Lunedì 12 Novembre 2007
 
   
  TRA EMERGENZA E SVILUPPO I TRENT’ANNI DI RICERCA-AZIONE DELLA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ STRESS, ALCOOL, DROGHE E DISOCCUPAZIONE. QUESTI ALCUNI DEI PROBLEMI UMANI E SOCIALI CHE HANNO VISTO PROTAGONISTA LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ

 
   
   Napoli, 12 novembre 2007 - Uno sguardo alla vita delle città e all’interazione tra culture. È questo il percorso intrapreso negli ultimi 30 anni dalla Psicologia di Comunità che, attraverso la ricerca e le metodologie d’intervento, ha promosso la partecipazione ed ha agito da catalizzatore di cambiamento e trasformazione sociale. In occasione dell’anniversario dell’introduzione di questa area di ricerca in Italia, il Consiglio Nazionale dell´Ordine degli Psicologi (Cnop), la Fondazione Mediterraneo e l´Università "Federico Ii" di Napoli, con il patrocinio della Regione Campania, hanno realizzato il convegno nazionale “Psicologia di Comunità e Azione sociale”, come occasione per riflettere sull´uso e sulle finalità di questa scienza, mediante ricerche, modelli teorici di intervento e processi psicosociali. La Psicologia di Comunità interviene sui problemi umani e sociali, indirizzandosi a problematiche di più ampio respiro che insorgono nella vita quotidiana, quali ad esempio l’educazione, l’orientamento scolastico e professionale, l’occupazione, la disoccupazione ed anche la promozione del benessere, oltre che la tutela della salute. Dalle esperienze di buone pratiche realizzate in Italia ed all’estero sono stati individuati gli elementi per agire nell’individuazione del benessere, ricercando le cause dei problemi non nelle persone ma nell’interazione dell’individuo con i contesti di vita. Da qui alcune esperienze pilota e ricerche intervento hanno dimostrato che, ad esempio, la disoccupazione determina il rischio di disagio psicologico e depressione; la discriminazione sul lavoro può essere causa di una cattiva salute fisica e psicologica; infine subire una violenza sessuale, oltre che causa di un possibile disagio psicologico, potrebbe essere correlata ad una dipendenza d’alcool. “Queste tendenze – ha dichiarato Giuseppe Luigi Palma, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi – sono il risultato di scambi internazionali che hanno visto in prima linea gli psicologi di comunità italiani. Con la funzione di catalizzatori sociali, questi professionisti, sono stati in grado di portare avanti istanze collettive attraverso strumenti idonei. Leggendo i bisogni della comunità hanno mediato urgenze e interessi differenti”. Nel quadro della Psicologia di Comunità s’iscrivono numerose ricerche, esemplificative di una modalità d’intervento tesa ad indagare aree critiche del rapporto individuo-contesto. “Ho la profonda consapevolezza – ha spiegato Caterina Arcidiacono, Vicepresidente della Fondazione Mediterraneo – che il lavoro sul campo e la costruzione di un dialogo siano fondamentali per non distinguere mai i vissuti personali con i contesti di riferimento. La sfida è riuscire a delineare le potenzialità operative, metodologiche e trasformative della psicologia di comunità”. Durante il convegno è stata presentata in anteprima una ricerca (si veda Allegato 1), realizzata dall’Università Federico Ii di Napoli, tesa a comprendere l’appartenenza ad una realtà meridionale mediterranea e nella fattispecie come il legame con le proprie origini agisca nelle decisioni di vita – lavoro e progettualità. Secondo Raffaele Felaco – Coordinatore Editoriale Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi – “il futuro della professione di psicologo in Italia deve incentrarsi, con particolare attenzione, nei servizi sociali e nell’assistenza al benessere delle persone attraverso interventi da svolgersi nelle comunità locali. Entrando nei quartieri e nei centri di aggregazione sociale lo psicologo può favorire i processi di integrazione sociale e razziale ed il miglioramento delle relazioni tra i cittadini e tra i cittadini e le istituzioni”. .  
   
 

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