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Notiziario Marketpress di
Lunedì 10 Dicembre 2007 |
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ARTURO MARTINI: GRANDI SCULTURE DA VADO LIGURE FINO ALL’8 MARZO 2008
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Milano, 10 dicembre 2007 - A sessant’anni dalla sua scomparsa questa mostra rappresenta il tributo di Vado al grande maestro trevigiano che trovò nella cittadina ligure il conforto degli affetti e l’ambiente dove conobbe i suoi più felici momenti creativi. Sono le vicende del primo conflitto mondiale a portare nel 1916 Arturo Martini in Liguria, prima a Genova, impegnato nell’industria bellica come tornitore e fonditore di proiettili e quindi a Vado Ligure come operaio specializzato presso l’officina Senigaglia. A Vado lo scultore si trasferisce dal 1920, anno del suo matrimonio con Brigida Pessano, dalla quale avrà due figli, Maria (Nena) e Antonio. Nonostante la sua permanenza nella cittadina ligure, dopo i primi anni, sia saltuaria, Martini non interrompe mai i contatti con Vado, cui lo legano la famiglia e la casa scelta come ricovero alle sue opere, che resterà un punto fermo nella sua vita irrequieta. Nel periodo ligure il linguaggio plastico di Martini giunge a piena maturazione, l’esempio antiaulico e anticlassico della sua scultura depurata d’ogni particolare esornativo dal linguaggio della stilizzazione popolare, è destinato a lasciare implicazioni sulle successive vicende artistiche italiane. La mostra, promossa dal Comune di Vado e curata da Cecilia Chilosi presenta un significativo nucleo di opere, che ben testimoniano delle diverse tappe del suo percorso creativo e dei differenti materiali da lui interpretati: gesso, bronzo, terracotta e marmo. Verrà allestita nel Museo di Villa Groppallo le cui sale conservano in permanenza alcune opere di Arturo Martini tra cui i quattro magnifici gessi preparatori per il Monumento ai Caduti (inaugurato nel 1924), la prima commissione pubblica che Martini riceve nel 1923, e il Benefattore, monumento funebre in terracotta di don Cesare Queirolo eseguito tra il 1932 e il 1933. Le opere in mostra. A Vado Martini, in uno dei suoi più felici momenti creativi, da lui stesso definito del "canto", porta a maturazione nella sperimentazione della terra il suo linguaggio. E´ con le opere realizzate in questo periodo che egli ottiene il massimo riconoscimento che gli sarà tributato in vita: il primo premio alla Quadriennale di Roma del 1931. Di questa fase del suo lavoro sono testimonianza in mostra il già citato Monumento funebre del Benefattore, la sorprendente opera in terracotta Madre folle del 1929, mai mostrata in pubblico, per volere dello stesso Martini, dopo l’esposizione alla Quadriennale di Roma del 1931 e La Veglia, l’imponente terracotta refrattaria del 1931 che non è più stata esposta al pubblico dal 1989. Leone e Leonessa, due esemplari in gres smaltato del 1935-36, appartengono alla fase in cui Martini sperimenta la possibilità della riproduzione seriale, grazie alla tecnica del colaggio ceramico, di opere anche di grandi dimensioni, presso gli stabilimenti Ilva refrattari di Vado Ligure, Livorno e Corsico. La Tuffatrice, scultura in marmo bianco di Carrara realizzata tra il 1941 e il 1942, è una delle sedici opere esposte alla Biennale di Venezia del 1942. L’opera, la cui plasticità manifesta interessi postcubisti, testimonia la ripresa della scultura, dopo il periodo di crisi e di allontanamento da essa per dedicarsi alla pittura. Di grande ed esclusivo interesse sono inoltre due opere - che costituiscono un unicum nel percorso artistico martiniano - proprie di quel “non finito” che esalta la massima rappresentatività insita nella materia e contiene il germe del rinnovamento della sua scultura: Amplesso, monumentale scultura in pietra del 1940, mai presentata dall’artista in vita ma esposta una sola volta alla Biennale Internazionale di Scultura a Carrara nel 1998, si tratta di è un’opera costruttiva, architettonica, la cui forma contraddistinta dall’incastro dei corpi, al limite del figurativo, è suggerita dal blocco nel rispetto della materia. Deposizione, del 1941-42, scultura in marmo bianco di Carrara, è invece esemplificativa della lunga meditazione di Martini sul tema della deposizione al quale dedicò molti lavori nell’arco degli anni. L’esperienza della morte viene rivissuta nel composto dolore della madre che accoglie il corpo del figlio e con esso, nel marmo, diviene unica dolorante materia. La partecipazione di Arturo Martini a pubblici concorsi è documentata oltre che dai gessi per il Monumento ai Caduti anche dai bozzetti in bronzo per il Monumento al Duca D´aosta le cui vicende impegnarono l’artista dal 1933 al 1935. In mostra sono esposti i due gruppi scultorei La Forza e gli Eroi e La Fede e La luce e otto bassorilievi raffiguranti La messa al campo, Le Crocerossine, I gas asfissianti, Il riposo in trincea, I reticolati, I rifornimenti, Il Piave, L’assalto, caratterizzati da una mancanza di enfasi celebrativa . . |
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