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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 19 Dicembre 2007 |
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L’ITALIA CHE FUNZIONA: FUNGHI COLTIVATI. AL 1°POSTO IN EUROPA PER TECNOLOGIE, E TRACCIABILITA’ E 4° PER VALORE ECONOMICO
CON UN GIRO D’AFFARI DI 160 MILIONI
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Funghi coltivati in ambienti superprotetti, massima utilizzazione delle condizioni climatiche nell’ottica dell’uso attento delle risorse energetiche, ricerca di tecnologie di coltivazione avanzate nel rispetto della natura e filiera produttiva sotto controllo per tutte le imprese del settore: dalla seconda metà del secolo scorso ne ha fatta di strada l’Italia! E dopo mezzo secolo di ricerca e impegno nella specializzazione, oggi quella nicchia della nostra agricoltura che è la fungicoltura può vantare veri e propri primati europei. Il valore nazionale della produzione di funghi coltivati (detti Prataioli o Champignon), si aggira sui €160. 000. 000,00, e colloca l’Italia al 4° posto in Europa, con una produzione annua totale di oltre 90. 000,00 tonnellate di “champignon”, come si dice alla francese. Valori che potrebbero decollare decisamente se solo gli italiani sapessero “quant’è buono lo Champignon con…”. E anche da solo! Invece da noi il fungo coltivato ha delle medie di consumo nettamente inferiori rispetto agli altri Paesi della Comunità Europea. Se in Francia il consumo medio è di 4,5 Kg per persona, in Germania 3,1 Kg per persona, in Italia si raggiunge appena la quota del 2,4 Kg per persona. Un vero spreco di occasioni per mangiare bene e sano spendendo poco. Infatti, i funghi coltivati, oltre ad essere sicuri e a buon mercato (si trovano tutto l’anno al supermercato), sono sfiziosi, nutrienti e magri. Consigliati quindi anche a chi ha il cruccio di qualche chilo di troppo. Il 70% dei funghi coltivati nel nostro Paese è destinato al mercato del fresco. Il rimanente va alla trasformazione sottolio, in salamoia, prevalentemente per la ristorazione collettiva. I prezzi di vendita all’ingrosso sono circa € 2,00/Kg per il Prataiolo fresco; Veneto, Lazio, Emilia Romagna, sono le grandi aree che detengono la leadership della produzione fungicola nel nostro Paese, seguiti da Toscana e Lombardia. I fungicoltori italiani sono rappresentati da Aif, Associazione Italiana Fungicoltori, che riunisce più del 90% dei produttori. Già molto severi nell’utilizzo di fitofarmaci, (l’Italia è il paese che ha adottato da anni la normativa più restrittiva in Europa su questo tema) i fungicoltori italiani sono precursori del metodo, oggi largamente utilizzato, della lotta integrata, quindi drastica riduzione nell’uso di principi attivi e e uso di tutti i mezzi di difesa disponibili (tecniche agronomiche, fisiche, biologiche, ecc. , ). Appropriate tecniche colturali, quali estrema pulizia negli ambienti di coltivazione e nei luoghi circostanti, adeguate irrigazioni, varietà tolleranti, utilizzo di metodi fisici quali alte temperature e pastorizzazioni nella preparazione dei substrati di coltivazione che consentono, una ulteriore riduzione dell’impiego di sostanze chimiche di sintesi. Per la conservazione del prodotto finito si utilizzano solamente le basse temperature. I fungicoltori italiani hanno creato il logo europeo di qualità Champignon d’Europa, nel 2008 adotteranno anche la certificazione Euregape in osservanza dei regolamenti comunitari e delle richieste della Grande Distribuzione, al fine di garantire sempre più i consumatori in ogni aspetto produttivo. In Italia i fungicoltori sono rappresentati da Aif, l’unica associazione che raggruppa il 90% delle produzioni nazionali e che opera per la tutela delle imprese di coltivazione. Una associazione molto attenta – ha dichiarato il Presidente Lorenzo Montesi – produttore di Arezzo, alle valorizzazioni delle produzioni e che negli ultimi anni ha operato per risolvere alcune gravi anomalie nelle quali la fungicoltura viene spesso a trovarsi a causa di una sostanziale non conoscenza dell’attività, da parte del legislatore. . |
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