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Notiziario Marketpress di Giovedì 17 Gennaio 2008
 
   
  L’ALTO MARE NON SARÀ PIÙ MARE DI NESSUNO ALLARGHIAMO LA CAPACITÀ DI PROTEGGERE IL MEDITERRANEO CON L’ISTITUZIONE DELLE ZONE DI PROTEZIONE ECOLOGICA

 
   
   Almeria, Spagna 17 gennaio – L’associazione Marevivo chiede ai delegati dei paesi contraenti la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo, di istituire la propria Zona di protezione Ecologica (Zpe) ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982. La proposta sarà formulata durante un evento collaterale che l’associazione terrà in seduta plenaria, nell’ambito della 15°conferenza dei paesi contraenti (Cop 15). L’istituzione delle Zpe prevede l’allargamento da parte dei singoli paesi del Mediterraneo delle proprie capacità di protezione dell’ambiente marino oltre il limite delle 12 miglia del mare territoriale. L’italia, la Francia, la Croazia e la Slovenia lo hanno già fatto. Per l’Italia sono in corso i negoziati con i paesi adiacenti e frontalieri per la delimitazione della propria zona di intervento e per renderla operativa. Marevivo sostiene che se tutti gli altri paesi del Mediterraneo istituissero le rispettive Zpe, si potrebbe raggiungere l’ambizioso obiettivo di avere il controllo dell’intero bacino. E così l’alto mare non sarebbe più mare di nessuno, almeno dal punto di vista ambientale. Nelle Zpe verranno applicate tutte le norme sia del diritto del singolo stato, sia dei trattati internazionali in vigore in materia di prevenzione e repressione di ogni tipo di inquinamento marino e deterioramento degli habitat. Questo permetterà un controllo su una fascia più ampia di mare al fine di prevenire e scoraggiare lo scarico di sostanze inquinanti da parte delle navi, e il rilascio di rifiuti pericolosi, fortemente devastanti per un mare chiuso come il Mediterraneo. Il Mare Nostrum, infatti, è un ecosistema ad alto rischio: 46. 000 chilometri di coste, 25. 000 specie di piante di cui il 50% endemiche, 7% della fauna mondiale e rappresenta appena lo 0. 8% dei mari del Pianeta. In esso si concentra il 28% del traffico mondiale di idrocarburi, petrolio e suoi derivati, ovvero 300 petroliere che giornalmente rilasciano una scia nera di 2. 800 tonnellate complessive di petrolio, equivalenti ogni anno a 15 “Prestige” (la petroliera affondata nei mari della Galizia nel 2002). Ciò ha provocato un’elevata concentrazione di catrame pelagico che è di 38 mg/m2, circa 10 volte superiore a quella del mare del Giappone (3,8 mg/m2), e quasi 4 volte superiore a quella del mar dei Sargassi (10 mg/m2). Ci troviamo di fronte ad un grave inquinamento “subdolo” del quale, purtroppo, nessuna parla. La legge Italiana n°61 dell’8 febbraio 2006, approvata nell’ultimo giorno della scorsa legislatura, grazie anche alla pressione di Marevivo, prevede che l’Italia eserciti la sua giurisdizione in materia di protezione e di preservazione dell’ambiente marino, compreso il patrimonio archeologico e storico. Entro le zone di protezione ecologica si applicano, anche nei confronti delle navi battenti bandiera straniera e delle persone di nazionalità straniera, le norme del diritto italiano, del diritto dell’Unione europea e dei trattati internazionali in vigore per l’Italia in materia di prevenzione e repressione di tutti i tipi di inquinamento marino, compresi l’inquinamento da navi e da acque di zavorra, da immersione di rifiuti, da attività di esplorazione e di sfruttamento dei fondi marini e l’inquinamento di origine atmosferica, nonché in materia di protezione dei mammiferi, della biodiversità e del patrimonio archeologico e storico. .  
   
 

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