Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Giovedì 17 Gennaio 2008
 
   
  AL CASTELLO SFORZESCO DI MILANO DAL 12 FEBBRAIO AL 6 APRILE 2008 LA MOSTRA EDMONDO DOBRZANSKI

 
   
  Milano, 17 gennaio 2008 - Edmondo Dobrzanski (Zug 1914 – Lugano 1997) è il grande pittore di cui l’ampia personale allestita al Castello Sforzesco dal 12 febbraio al 6 aprile 2008 celebra l’opera in gran parte inedita per il pubblico italiano. L’espozione, curata da Piero Del Giudice e prodotta dal Comune di Milano – Assessorato alla Cultura in collaborazione con la Città di Locarno – Dicastero Cultura, racconta in modo esaustivo l’intero arco del lavoro di Dobrzanski, attraverso 250 opere esposte nelle Sale Viscontee, cui fa da corollario il denso e voluminoso catalogo. Egli è, insieme a Wiemken, Varlin, Giacometti, tra le grandi personalità della pittura svizzera ed europea nel Novecento. Erede di una dinastia di fotografi, rompe la tradizione di famiglia e passa alla pittura. Si forma nella Milano di Corrente e poi a Zurigo. Qui vive dal ’42 al ’50, qui incontra gli artisti e le correnti artistiche della rivolta e della consapevolezza, in fuga dalla guerra e dal terrore nazifascista. Questo maestro svizzero di remote origini polacche - studente a Brera dal ’36 al ’42, amico di pittori lombardi come Morlotti, Chighine e Bergolli - è prima di tutto pittore di storia e impegno sociale, di formazione e radice espressionista. Nella Autobiografia, inclusa nel catalogo e per la prima volta pubblicata in Italia, Dobrzanski indica i suoi maestri: Sironi delle periferie industriali, Morandi antiretorico e intimista, gli espressionisti tedeschi dell’arte “degenerata”, prima di tutto Beckman e Dix. E di sé dice “Sono nato nel 1914 a battesimo dei cannoni della prima guerra mondiale, ho attraversato la seconda guerra mondiale, i campi di sterminio, il genocidio atomico. Il mio secolo si chiude con le guerre etniche e di religione”. Predilige le materie scure: il nero, il blu di Prussia le tonalità del grigio. Dipinge bunker, macchine e architetture belliche, allegorie della fine, ma anche nature morte e paesaggi. Un classico. Sempre coerente alla sua formazione di base fondata su una figurazione espressionista tuttavia adotta le dense materie dell’informale, il linguaggio internazione che da Pollock a De Staël investe e caratterizza l’esperienza pittorica della sua generazione. È attivo sino agli ultimi mesi della sua vita. Sue grandi mostre personali a Winterthur, Milano, Parma, Ravenna, Grenchen, San Gallo, Trieste, Bellinzona, Arezzo, Firenze, Gentilino, Locarno. Sulla sua opera hanno scritto i maggiori storici dell’arte della sua generazione – da Virgilio Gilardoni ad Andri Peer, da Francesco Arcangeli a Mario De Micheli, da Emilio Tadini a Giovanni Testori . Logo e simbolo della mostra milanese è il grande quadro (metri 3x6) a titolo Vajont, dipinto da Dobrzanski subito dopo il disastro colposo e le migliaia di morti del 9 ottobre 1963. .  
   
 

<<BACK