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Notiziario Marketpress di
Giovedì 17 Gennaio 2008 |
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PARLAMENTO EUROPEO: EMERGENZA RIFIUTI IN CAMPANIA, IL DIBATTITO IN PLENARIA
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Strasburgo, 17 gennaio 2008 - Si è tenuto in Aula un dibattito, tutto italiano, sull´emergenza rifiuti in Campania. Il commissario Dimas ha denunciato l´inerzia di dieci anni e la mancanza di volontà politica di prendere misure radicali e ha esortato un piano pluriennale di gestione dei rifiuti. Il non rispetto delle norme Ue, ha ammonito, potrebbe anche comportare multe all´Italia. Se non sono mancate le polemiche tra gli esponenti dei diversi schieramenti, tutti i deputati sono d´accordo che occorre agire al più presto. Dichiarazione della Commissione - Stavros Dimas ha anzitutto sottolineato che i rifiuti che si accatastano a Napoli dal 21 dicembre avrebbero raggiunto oltre le 100. 000 tonnellate e ciò comporta gravi preoccupazioni per la salute e l´ambiente. Al di là dei problemi di criminalità organizzata rilevati dalla stampa, ha insistito, occorre esaminare le cause di questa situazione. A tale proposito, ha denunciato le politiche poste in atto dall´Italia da più di dieci anni e per le quali è stata condannata a più riprese dalla Corte di giustizia. Ma ha anche sottolineato «l´inerzia e la mancanza di volontà politica» che hanno impedito di prendere «misure radicali». Il commissario ha poi ricordato che la Commissione ha avviato una procedura d´infrazione per il non rispetto della normativa Ue in materia di gestione dei rifiuti, ricordando che a fine mese vi sarà un incontro con le autorità italiane su tale questione. Per il commissario, l´Italia deve prendere «immediati provvedimenti per raccogliere i rifiuti». Ma ciò «non è sufficiente», occorre anche formulare una strategia per la loro gestione a lungo termine che comporti una rete di raccolta e smaltimento efficace e la promozione del riciclaggio e della raccolta differenziata. Il decreto italiano del maggio 2007, ha sottolineato, «non ha realizzato gli obiettivi posti». D´altra parte, se le misure adottate più di recente dal governo Prodi appaiono ambiziose, ha insistito sulla necessità di adottare un «calendario serrato». La Commissione, ha aggiunto, continuerà a esercitare pressioni sul governo italiano affinché ponga fine a questa crisi e cessi la violazione delle norme comunitarie. Ha quindi concluso affermando che, anche se la situazione «è difficile», ci sono ottimi esempi cui ispirarsi per trovare una soluzione, in Italia e nel resto dell´Europa. Interventi in nome dei gruppi politici Per Giuseppe Gargani (Ppe/de, It), la situazione non è difficile «ma drammatica». Ha poi sottolineato che un recente articolo dell´Economist paventa una ribellione dei cittadini nei confronti dei propri rappresentanti politici, mentre altri giornali hanno indicato che «oggi, i nemici del territorio sono quelli che hanno compromesso il buon nome di Napoli nel mondo». «La tragedia» dei rifiuti a Napoli e in Campania, ha aggiunto, «non è scoppiata in una notte, ma si trascina da 14 anni», mentre «otto miliardi di euro sono stati spesi inutilmente». Dopo aver ricordato che il problema è sorto il 21 dicembre «quando i camion della nettezza urbana si sono fermati perché le discariche erano strapiene», ha denunciato l´assenza di inceneritori e il pericolo sanitario incombente, mentre «di raccolta differenziata, non se parla assolutamente». La Campania, ha insistito, «è priva di termovalorizzatori, le discariche sono in mano alla delinquenza organizzata, la camorra». Inoltre, «la regione Campania non ha saputo affrontare un problema . Di ordinaria amministrazione . Perché non ha voluto farlo, perché l´amministrazione regionale e il suo presidente sono succubi della malavita organizzata che ha il controllo sull´intero business». Il deputato ha poi sostenuto che alcune forze politiche che fanno parte del governo Prodi e tutti i partiti dell´opposizione «hanno chiesto lo scioglimento del Consiglio regionale e la nomina di un commissario con pieni poteri per reagire contro l´irresponsabile presenza del ministro dell´Ambiente, onorevole Pecoraro Scanio» e ha sottolineato che il contributo del piano europeo 1994-1999 di 200 milioni «è stato utilizzato soltanto per l´81%», mentre manca un piano regionale. Ciò, ha proseguito, ha portato alla nomina di un commissario che «può assegnare contratti senza rispettare le regole europee per gli appalti», creando così «un circolo perverso che determina illegalità e inefficienza». Dopo aver paventato il «rischio concreto» di perdere i 330 milioni per i fondi strutturali, ha concluso chiedendo alla Commissione di procedere a un´ispezione a fine mese e di assumere «una presa di posizione forte per imporre la messa in opera dei termovalorizzatori». Analoga ispezione dovrebbe essere condotta dal Parlamento europeo. Gianni Pittella (Pse, It) ha innanzitutto affermato come «non si debba mai trasformare il Parlamento europeo in una cassa di risonanza di polemiche nazionali, ancorché su temi così sensibili». A suo parere, occorrono «analisi serie, sia sul caso specifico che sul grande tema dei rifiuti». Un tema, ha spiegato, che non riguarda solo Napoli e la Campania, e che «chiama in causa un modello di sviluppo che spesso sacrifica uomo e ambiente alle logiche del profitto, un tema sul quale si offrono spesso ricette ideologiche e la falsa antinomia tra industrialismo senz´anima e ambientalismo senza sviluppo». Ha quindi ricordato che l´Italia «è stato uno dei primi paesi a dotarsi con il governo Prodi e con il ministro Ronchi nel 1997 di una legge moderna, coerente con quanto dice da tempo l´Unione europea: educazione ambientale, raccolta differenziata, messa in sicurezza, utilizzo di mezzi di riciclo e di riutilizzo all´avanguardia e sicuri per i cittadini e per l´ambiente». Questa legge, ha insistito, «ha trovato anche eccellenti applicazioni e ha creato anche fonti di economia e di occupazione, ma «in Campania ciò non è avvenuto». «Non vi è dubbio che vi siano responsabilità politiche di quanti da destra a sinistra si sono susseguiti soprattutto nelle gestioni commissariali», ma «non tocca a noi in questo momento accertare eventuali responsabilità di altro tipo, che se vi fossero andrebbero sanzionate in modo rigoroso». Ha inoltre sostenuto che «saremmo poco onesti tutti se gettassimo la croce solo sulla politica». In Campania, ha spiegato, «hanno svolto un ruolo decisivo in negativo molti altri fattori come la criminalità organizzata, un senso civico poco diffuso, la carenza storica di infrastrutture». Ma «il governo italiano sta fornendo una risposta immediata, assumendo decisioni importanti con la volontà di ridare responsabilità agli enti locali, uscendo dalla logica del commissariamento e garantendo l´autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti». Ha quindi affermato che occorre ora «sostenere tali scelte, ridare dignità ad una città, ad una regione e ad un paese, l´Italia», nelle quali - riprendendo le parole del Presidente Napolitano - «non mancano energie positive e realtà nuove». Alfonso Andria (Alde/adle, It) ha esortato a «resistere alla tentazione della strumentalità, lasciando prevalere obiettività e onestà intellettuale, senza tacere gli scenari di contesto in cui il problema si inquadra». A questo proposito ha citato «l´interesse della malavita organizzata e le sue infiltrazioni nella gestione dei rifiuti e perciò le innumerevoli discariche abusive disseminate sul territorio campano». Ma anche «l´accoglienza mai negata ai rifiuti pericolosi e tossici provenienti da altre regioni, in particolare del Nord Italia e le debolezze delle classi dirigenti locali». Così come «il ritardo culturale delle popolazioni nell´approccio con la risorsa rifiuti e i veti incrociati relativamente alle localizzazioni dei vari impianti del ciclo, persino da parte di esponenti della Chiesa cattolica locale». Non da ultimo «le divisioni oltre che del mondo politico anche di quello scientifico, ad esempio riguardo alle tecniche di smaltimento e l´inadeguatezza delle tecnologie prescelte per gli impianti di smaltimento definitivi programmati». Oggi, ha però insistito, «c´è un intervento massiccio dello Stato e la politica ha finalmente capito che deve fare di più», poiché negli ultimi 14 anni, alternandosi in ruoli di governo e di opposizione a livello locale, regionale, nazionale, «tutte le forze politiche non hanno saputo attrezzare risposte ferme, determinate e coerenti». Ha quindi apprezzato la solidarietà che alcune regioni d´Italia, «anche rette dal centrodestra», «hanno compiuto per aiutare la Campania in questo gravissimo momento, concorrendo a restituirle l´immagine che merita in termine di attrattività culturale, paesaggistica, di risorse produttive e di talenti». Questo, ha concluso, «non è il momento della fuga o del disimpegno per chi ha responsabilità di prima linea e che paga le colpe di tutta la politica», bensì «è il momento della responsabilità» e l´Europa non deve limitarsi a infliggere sanzioni ma anche aiutare un paese membro ad uscire dalla crisi. Per Cristiana Muscardini (Uen, It), la questione dei rifiuti in Campania «non è più soltanto un disastro sanitario e ambientale, ma assume le caratteristiche di un thriller economico e istituzionale». Sul thriller economico, si è augurata, «risponderà la magistratura», ma su quello istituzionale ha chiesto dei chiarimenti. In proposito, ha sottolineato che, in una risposta a una sua interrogazione, la Commissione si diceva preoccupata ma speranzosa che i provvedimenti urgenti adottati dalle autorità italiane avrebbero contribuito a risolvere la situazione e che, qualora l´indagine in corso avesse evidenziato infrazioni della normativa, avrebbe adottato i provvedimenti previsti dal trattato. Il 2 gennaio 2008, invece, il portavoce della Commissione ha dichiarato che la procedura d´infrazione nei confronti dell´Italia è stata aperta a giugno 2007. La deputata ha quindi chiesto quale fosse la verità e perché la Commissione nella risposta non ha fatto cenno a questa procedura d´infrazione. Un «altro thriller», ha affermato «è quello che ha visto alcuni gruppi politici europei, vicini al governo Prodi, esprimersi contro una risoluzione comune sul disastro ambientale e sanitario in Campania che avrebbe dovuto concludere questo nostro dibattito». Ha perciò sostenuto che «quando le coincidenze superano il livello normale di casualità risulta più che probabile la difesa di un interesse. E quando l´interesse politico, anche inconsapevolmente, si sposa con interessi diversi, che magari coincidono con quelli delle ecomafie, non è più una questione di destra o di sinistra o di sola incapacità politica. In noi è forte il sospetto che ragioni partitiche d´interesse abbiamo volutamente tratto in inganno le istituzioni europee». L´alta presenza di diossina nel territorio, il permanere di una situazione di illegalità, il non voler assumere come Parlamento la responsabilità di una risoluzione comune, si interseca con le scelte politiche del governo italiano, della regione Campania e del comune di Napoli «che, guarda caso, hanno la stessa matrice politica». La deputata ha quindi chiesto «l´intervento urgente dell´Olaf, al fine di verificare l´utilizzo dei fondi stanziati fino ad ora e per garantire la gestione corretta di quelli futuri» e ha sollecitato la Commissione a chiarire «a chi siano imputabili le responsabilità di questa vergognosa e tragica emergenza che ormai non è più soltanto regionale, ma nazionale ed europea». Dopo aver ringraziato il commissario per come ha agito negli ultimi mesi a difesa della normativa comunitaria, Monica Frassoni (Verdi/ale, It) ha sottolineato che esistono una serie di infrazioni aperte anche in anni precedenti - «soprattutto nel periodo del governo precedente» - «che purtroppo sono rimaste sostanzialmente inascoltate e che, soprattutto, sono state trattate come una semplice routine». In proposito, ha citato le infrazioni sulle discariche abusive - «ce ne sono più di 4. 000» - e tutta una serie di altre questioni che riguardano la definizione dei rifiuti. A suo parere ciò «prefigurava già la situazione nella quale noi ci troviamo oggi», poiché «è evidente che situazioni di mala amministrazione, di mala gestione, di criminalità e di assoluta inadempienza sono rese ancora più semplici quando uno Stato membro e quando un governo, che a suo tempo aveva un centinaio di deputati di maggioranza, non riesce a fare altro che violare le direttive comunitarie cercando scappatoie». Ha quindi auspicato che la Commissione «continui a vigilare», ritenendo che «l´uscita dalla gestione di emergenza sia la condizione assolutamente fondamentale». In merito alle responsabilità, ha sostenuto la necessità che la Commissione controlli i fondi spesi e stanziati. In conclusione, ha affermato che le misure del governo italiano, soprattutto quelle per i prossimi tre o quattro mesi, «devono essere sostenute, fermo restando che le regole del gioco devono essere chiare e devono anche essere rispettate». Non sarebbe infatti opportuno «trovarci in una situazione nella quale a emergenza si risponde con emergenza, violando le norme, perché dove siamo adesso è anche un risultato di quella violazione». Roberto Musacchio (Gue/ngl, It), condividendo il richiamo alla responsabilità formulato dal commissario, ha sottolineato la necessità di affrontare i problemi stando alle regole europee, «uscendo dalle logiche di emergenza che creano nuova emergenza». Nell´immediato non occorre fare polemiche, ma «rimuovere i rifiuti che creano una condizione di pericolosità per i cittadini». E, in tal senso, «il governo sta operando», ma occorre poi realizzare «un´effettiva soluzione» nel rispetto delle norme europee, che sono «chiare, consolidate da decenni e ribadite anche nella nuova direttiva quadro». In proposito ha ricordato che vi è «una gerarchia per affrontare il tema dei rifiuti»: riduzione, poi raccolta differenziata, poi riuso e riciclaggio e solo da ultimo, se serve, lo smaltimento. In Italia, ha aggiunto, «si fatica troppo a rispettare queste indicazioni e a Napoli e in Campania la situazione è degenerata». Tuttavia, ha sottolineato anche altri problemi: «troppi commissari, troppa confusione tra le norme per i rifiuti e quelle per l´energia, con pratiche inaccettabili». A questo proposito ha citato quella che, per anni, in Italia «ha assimilato l´energia prodotta dai rifiuti a quella rinnovabile con enormi incentivi - 30 miliardi di euro in dieci anni, con un provvedimento che si chiama Cip 6». Questi fondi, a suo parere, «hanno creato distorsioni profonde sia alle politiche energetiche che a quella dei rifiuti», portando anche a situazioni «paradossali», per cui proprio in Campania «ci sono sette milioni di tonnellate di ecoballe che, se fosse aperto l´inceneritore che doveva smaltirle, non potrebbero esservi bruciate». Occorre quindi mettersi in regola con le norme europee, dicendosi convinto che questa sia l´intenzione del governo, dalla valutazione dell´impatto ambientale alla gerarchia per i rifiuti. Luca Romagnoli (Ni, It) ha sottolineato la capacità della sinistra italiana e la complicità che trova in quella europea, «per imporre che si parli della vergognosa emergenza dei rifiuti in Campania, che proprio il centro sinistra governa da decenni senza che si voti». È la stessa sinistra, ha aggiunto, «che ci affligge con il riscaldamento globale e se ne infischia di garantire una qualità dell´ambiente e della vita decente a milioni di cittadini della Campania». In merito a coloro che invocano l´interesse nazionale da difendere, ha sostenuto che questi sono «gli stessi paladini dell´interesse nazionale che un paio di anni fa infamarono l´Italia, il suo governo e le forze dell´ordine con la discussione e il voto sul fantomatico caso Lampedusa». Ha quindi richiesto il ricorso a tutti gli strumenti sanzionatori «utili a colpire il governo regionale e quello nazionale, che hanno emblematiche responsabilità oltre che evidenti incapacità in questa annosa questione e non si risolvono a dignitose dimissioni». Interventi dei deputati italiani Per Antonio Tajani (Ppe/de, It), la situazione a Napoli «è drammatica soprattutto perché, invece di porre rimedio alla sentenza di condanna della Corte di giustizia e quindi assicurare una gestione dei rifiuti in linea con la legislazione europea, si è perso tempo». A suo parere, d´altra parte, per evitare che la situazione di emergenza della Campania si estenda in altre regioni, «bisogna intervenire applicando le norme europee: realizzando termovalorizzatori - nonostante l´incredibile resistenza di certi pseudoambientalisti come il ministro Pecoraro Scanio - e favorendo la raccolta differenziata». Dopo aver sottolineato i passi avanti compiuti ad esempio in Lombardia per un efficiente sistema di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, ha espresso la preoccupazione dei cittadini in altre località, come nel caso di Roma e del Lazio. In proposito, ha sottolineato l´ingente quantità di rifiuti prodotti in questa regione, denunciando il fatto che il piano di gestione regionale «non è mai partito», mentre già ci sono due procedimenti di infrazione avviati. I cittadini allarmati, ha affermato, «guardano con fiducia alle istituzioni europee, al Parlamento e alla Commissione in modo particolare». Nel sollecitare con forza la Commissione ad acquisire i dati e gli elementi sulla situazione di Roma e del Lazio in occasione dell´incontro del 28 gennaio, ha quindi concluso chiedendo un´ispezione del commissario e di una delegazione del Parlamento europeo «per valutare il grado di adeguatezza degli interventi per il 2008, prima che sia troppo tardi». Marco Pannella (Alde/adle, It) ha esortato la Commissione ad essere «durissima a sostegno dell´azione della giustizia europea» in occasione della riunione del 28 gennaio. In proposito ha ricordato che l´Italia ha avuto un primato della condanne «per quell´ammasso di rifiuti che è la giustizia italiana, con vent´anni di richiami inutili». Il problema è solo questo: «abbiamo una strage di illegalità che produce necessariamente stragi di vite anche stragi maggiori, non solo in Italia ». Si è quindi augurato che la Commissione tenga presente che da lì, come nell´Italia degli anni ´20, «viene una minaccia per tutta la nostra Europa». Roberta Angelilli (Uen, It) ha affermato che l´emergenza dei rifiuti in Campania «è una tragedia più e più volte annunciata, mentre quei cumuli di immondizia che si vedono sulle strade sono solo la punta di un iceberg fatto di inefficienze, sprechi e male affare». Dicendosi dispiaciuta del danno all´immagine dell´Italia intera e della Campania, ha tuttavia sostenuto che «tacere ancora una volta sulle responsabilità contribuirebbe a mantenere irrisolto un problema che è degenerato anche a causa del silenzio e dell´omertà». Inoltre, «se non bisogna fare polemica politica sulla pelle della gente, non è neanche accettabile un certo buonismo che serpeggia anche stasera in quest´Aula». «Non possiamo più tacere né più giustificare il fatto che sono andati in fumo milioni di euro, di fondi europei, nazionali e locali», ha insistito. Si è quindi chiesta a chi i cittadini devono chiedere il risarcimento dei danni «per questo disastro ambientale, per il danno d´immagine e per lo spreco di risorse pubbliche», ma anche quali provvedimenti intende adottare la Commissione per obbligare l´Italia «a prendere dei provvedimenti adeguati dal momento che neanche oggi i bambini di Napoli e della Campania sono andati a scuola». Umberto Guidoni (Gue/ngl, It) ha sottolineato che la situazione dei rifiuti «è ormai degenerata», ma esistono problemi anche in altre realtà, come dimostrato «dal numero di infrazioni in materia ambientale che l´Italia ha collezionato in questi anni». Fra questi ha voluto citare «il famigerato Cip6 che per anni ha assimilato l´energia prodotta dai rifiuti a quella rinnovabile, con enormi incentivi sottratti alle politiche di sviluppo delle energie rinnovabili ed elargiti alle potenti lobby industriali e che hanno provocato gravi distorsioni della gestione dei rifiuti». Quello che in Campania «rende tutto ancor più drammatico», ha aggiunto, «sono i 14 anni di intrecci e di irresponsabilità che hanno portato al primo processo sui rifiuti contro imprese e rappresentanti delle pubbliche istituzioni, fino ad arrivare al ricorso contro Impregilo alla Corte europea per disastro ambientale». L´uscita dall´emergenza, per il deputato, «deve significare anche un nuovo stile di governo del territorio: non più deroghe, ma applicazioni delle norme europee» e, in proposito, la gerarchia stabilita dall´Europa nella nuova direttiva quadro per i rifiuti «è chiara». Pertanto, solo come estrema ratio si deve utilizzare lo smaltimento, altrimenti bisogna fare la raccolta differenziata e il riciclaggio. Per quanto riguarda la Campania, ha concluso, occorre «mobilitare tutte le risorse disponibili» e «fare ricorso alla solidarietà delle regioni italiane e agli aiuti dell´Ue, per azioni immediate nei prossimi tre o quattro mesi, per rimuovere i pericoli per i cittadini e per restituire Napoli all´Europa». Per Mario Borghezio (Uen, It), «dalla Padania - dove si fa la raccolta differenziata e si pagano le tasse sull´immondizia - la situazione della Campania sembra fantascienza». Ha poi sottolineato che la sinistra al governo, con un ministro verde dell´ambiente, «deve nominare responsabile dei rifiuti l´ex capo della polizia». Ha poi sostenuto che «la Campania è fuori dallo spazio giuridico europeo, dominata da una connection vergognosa di politica e camorra». Ha quindi esortato il commissario a sospendere l´erogazione di finanziamenti: «non mandi più una lira alla camorra, ai delinquenti». Ha quindi esclamato che occorre seguire l´esempio del «Nord laborioso e onesto», e liberare «la gente onesta della Campania dal dominio della camorra, nella quale sono invischiati vari partiti». Si è quindi detto contrario a «questo dominio politico mafioso» e ha sostenuto che per venire in aiuto a queste popolazioni «ci vuole il federalismo». Secondo Adriana Poli Bortone (Uen, It), l´Italia non ha «nessuna voglia» di attenersi alle normative europee e ciò è dimostrato dal fatto che «sia stato l´unico paese ad astenersi in quanto governo, con un ministro verde dell´ambiente, sull´approvazione in Consiglio della posizione comune sulla recente direttiva sui rifiuti». «Al di là della sciagura di avere un ministro verde assolutamente irresponsabile e privo di qualunque certezza nelle sue azioni», si è chiesta il perché dello scarso controllo sui fondi regionali assegnati alla Campania. A suo parere, i fondi nel 2000-2006 e i P. O. R. Della Campania sono stati evidentemente utilizzati «senza che il comitato di sorveglianza esercitasse fino in fondo le sue funzioni, altrimenti avrebbe bloccato dei fondi che non avevano prodotto alcuna efficienza sul territorio». Ha quindi concluso, affermando che è «forse superfluo ricordare chi era Presidente della Commissione europea in quel periodo e chi oggi è Presidente del Consiglio in Italia con un ministro verde». Riccardo Ventre (Ppe/de, It), apprezzando l´analisi realizzata dal commissario, ha auspicato che ad essa faccia poi seguito «un´azione concreta, che veda coinvolto il Parlamento». A suo parere, infatti, «il problema dei rifiuti a Napoli travalica l´essenza stessa dello smaltimento, l´ambiente e quant´altro, per diventare fenomeno nazionale ed europeo». Ha poi sottolineato che la quantità di rifiuti che viene oggi tolta dalla strada è di gran lunga inferiore a quella che viene immessa sulle strade, «per cui le misure adottate dal governo sono assolutamente insufficienti», mentre la situazione diventa «sempre più drammatica». Ha poi concluso osservando che, contrariamente a quanto affermato da Gianni Pittella, il Parlamento europeo è diventato cassa di risonanza di diatribe nazionali a causa del centrosinistra. Pasqualina Napoletano (Pse, It) si è detta «molto preoccupata» di come il dibattito si sta svolgendo in Italia e in Aula, nonché sul modo in cui l´informazione dà notizie ai cittadini. A quest´ultimo proposito, ha notato come sembri «che oggi, di fronte al disastro, bisogna avere una soluzione magica: da una parte, come dire, la forza e la militarizzazione e, dall´altra, gli inceneritori». I cittadini, ha spiegato, potrebbero pensare che «forse arriverà qualcuno dal di fuori a risolvere questo problema», mentre «l´informazione non si sofferma sul fatto che, se non ci sarà una diminuzione e una differenziazione dei rifiuti e un comportamento civico diverso, non ci sarà soluzione». Questa, ha concluso, «è la responsabilità degli enti locali perché hanno pensato che affidare questo problema ad un´impresa che si chiama Impregilo avesse risolto le questioni; si sono deresponsabilizzati e sono diventati conniventi e subalterni a questo potere». Per Salvatore Tatarella (Uen, It), i termovalorizzatori, la raccolta differenziata e il riciclaggio «funzionano in Italia e nel resto dell´Europa», ma non a Napoli. E questo, ha osservato, «è avvenuto sotto gli occhi di tutte le istituzioni che avrebbero dovuto intervenire: fra queste istituzioni c´è anche l´Europa, c´è anche la Commissione». A suo parere, è stato fatto poco e si deve fare di più, poiché «le iniziative prese fino ad oggi, anche in questi giorni, dal governo sono assolutamente inutili e inidonee allo scopo». Mandare il capo della polizia a Napoli soltanto per quattro mesi, ha insistito, «non risolve alcun problema se a Napoli non si rispetteranno tutte le normative europee». Se il governo italiano non è capace di farlo, ha concluso, «lo faccia con tutti gli strumenti a disposizione la Commissione europea». Armando Veneto (Ppe/de, It) ha affermato che le analisi sul passato servono solo «se si vuole usare il futuro per smetterla con guai che il passato ha provocato», mentre invece si assiste «ai soliti rimpalli della politica», in cui «ciascuno prende la posizione più conveniente». L´unica cosa seria da fare, ha quindi sostenuto, «è quella di chiedere al Commissario di insistere affinché il vero problema sia risolto: la raccolta differenziata». Occorre prevedere gli strumenti che la consentano, premiare chi la esegue e stabilire un piano straordinario per la raccolta dei cartoni e degli altri materiali. In proposito, ha osservato che il Conai, l´ente che riunisce i produttori e gli utilizzatori di imballaggi al quale è demandato il compito del riuso del materiale, «finisce per incassare il prezzo anche al Sud per poi versarlo al Nord, che come al solito approfitta della situazione per drenare i fondi del Sud e portarseli al Nord». Ha quindi auspicato che questo sistema cessi. Mario Mantovani (Ppe/de, It) ha ricordato di essere stato eletto in un gruppo politico che quando era al governo in Italia «ha dovuto schierare le forze di polizia per poter avviare la realizzazione di regolari impianti di smaltimento dei rifiuti in Campania». Opere urgenti, «allora ostacolate da oppositori che oggi sono ministri nel governo di Romano Prodi». Ha poi sottolineato che le recenti dichiarazioni di Prodi sul tema dei rifiuti in Campania, «sono la prova del totale fallimento del governo da lui presieduto». Napoli, ha insistito, «è la prova di uno Stato che non garantisce la legalità e tollera una situazione pericolosa per la salute dei cittadini, dannosa per il turismo e per l´immagine dell´Italia, quindi per la nostra economia e per le nostre esportazioni». Ha quindi concluso notando che «è facile individuare le responsabilità politiche e amministrative in capo ad alcuni amministratori», chiedendone le dimissioni. Replica della Commissione Stavros Dimas ha innanzitutto voluto chiarire che la responsabilità per l´applicazione della normativa italiana incombe agli Stati membri e che la Commissione non può sostituirsi a loro nella presa di decisione riguardo la gestione dei rifiuti. Può solo, ha insistito, procedere con le procedure di infrazione. Ha quindi ribadito che, per l´Italia, è essenziale adottare «misure immediate» e rinnovare gli sforzi per realizzare una struttura che consenta una gestione durevole dei rifiuti in Campania. A tale proposito ha sottolineato la necessità di prevedere una rete per il trattamento, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti, mentre l´opzione della discarica «è quella meno auspicabile». Questa crisi, per il commissario, potrebbe rappresentare un´opportunità per far diventare la Campania un caso esemplare di gestione dei rifiuti. Nel frattempo, la Commissione va avanti con la procedura di infrazione avviata e si avvarrà di tutte le misure disponibili, compreso il ricorso alle ammende. Ha quindi concluso assicurando all´Italia tutto il suo sostegno nella ricerca di una soluzione alla crisi. . |
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