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Notiziario Marketpress di Mercoledì 19 Marzo 2008
 
   
  UMBRIA: COMMERCIO INTERNAZIONALE, PRESENTATO RAPPORTO

 
   
  Perugia, 19 marzo 2008 – L’umbria mantiene la propria quota di export nel mercato internazionale nonostante i problemi di competitività del mercato nazionale. Lo evidenzia il terzo rapporto sul posizionamento dell’Umbria nel commercio internazionale nel periodo 1995 – 2006, elaborato dall’Area della programmazione della Regione Umbria e presentato stamani a Perugia durante un seminario. Erano presenti il coordinatore dell’Area della Programmazione della Regione Umbria, Lucio Caporizzi, il direttore regionale per lo Sviluppo economico e attività produttive, istruzione, formazione e lavoro della Regione Umbria, Ciro Becchetti, Mirella Castrichini e Carlo Cipiciani dell’Area della Programmazione regionale, il docente di “Corporate Governance e strategie d’impresa” dell’Università degli Studi di Perugia, Luca Ferrucci. “L’incidenza dell’Umbria sull’export nazionale non evidenzia tra il 1995 e il 2006 sensibili cambiamenti, attestandosi intorno all’1 per cento – ha detto Lucio Caporizzi – In pratica la quota umbra nell’export da anni non subisce variazioni, è trainata prevalentemente dal mercato mondiale e si caratterizza per la presenza di piccole e medie imprese. A proposito – ha aggiunto - lo studio serve ad evidenziare meglio il fenomeno delle esportazioni in un periodo abbastanza lungo attraverso l’analisi dei mercati di riferimento, la composizione settoriale e la scomposizione tra le due province”. “Le esportazioni regionali - hanno evidenziato Mirella Castrichini e Carlo Cipiciani, illustrando i dati – sono passate da 1. 826 milioni di euro nel 1995 a 3. 214 nel 2006, quindi il profilo delle esportazioni regionali nel periodo 1995-2006 non si discosta molto da quello dell’Italia, pur restando al di sotto di quest’ultimo fino al 2003. Il periodo successivo (2004-2006) registra un incremento delle esportazioni italiane ed umbre, ma l’aumento di quelle regionali è più forte”. Il rapporto evidenzia che il mercato principale per l’Umbria resta la Germania: nel 2006 ha accolto il 13 per cento dell’export regionale, anche se si evidenzia una riduzione della sua incidenza (20,7 per cento nel 1996) sul totale delle esportazioni umbre. Altri Paesi, come Stati Uniti, Francia e Regno Unito, pur continuando ad esercitare un peso non trascurabile, tra il 1996 e il 2006 vedono diminuire la loro quota sull’export regionale. La Francia passa dal 10,6 per cento all’8,8 per cento. Di rilievo la situazione del Messico che mentre nel 1996 rappresentava l’1,3 per cento delle esportazioni umbre, nel 2006, con oltre il 10 per cento, è diventato il secondo mercato di sbocco regionale, nel settore dei metalli. Anche alcuni Paesi emergenti (Cina, Romania, Russia e Turchia) hanno aumentato la loro incidenza nel periodo in esame. Tra il 2003 e il 2006 aumentano maggiormente le esportazioni rivolte verso Messico, Taiwan, Cina e Romania, mentre, in media, qualche perdita coinvolge Turchia e Regno Unito. Dei 3. 214 milioni di euro di beni esportati dall’Umbria nel 2006, il 38 per cento è rappresentato dalla metallurgia e dalla fabbricazione di prodotti in metallo. Segue con il 16,6 per cento, il settore delle macchine e apparecchi meccanici, mentre al terzo e al quarto posto si trovano, rispettivamente, le industrie tessili e dell’abbigliamento (10,3 per cento) e quelle dei prodotti alimentari, bevande e tabacco (7,4 per cento). Tra i settori citati la crescita media annua 2004-2006 è particolarmente elevata per la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (20,8 per cento), mentre è pari al 10,8 per cento e al 9,0 per cento, rispettivamente, per il settore delle macchine e apparecchi meccanici e per quello degli alimentari, bevande e tabacco. Le industrie tessili e dell’abbigliamento, al contrario, presentano tra il 2004 e il 2006 una flessione media annua dell’1,6 per cento. Nello stesso periodo, tra i comparti che rivestono un peso non trascurabile, ci sono i settori del cuoio e delle pelli e della gomma e delle materie plastiche con un incremento medio annuo superiore al 10 per cento. Tra il 1995 e il 2006 le industrie tessili e dell’abbigliamento vedono ridursi la propria incidenza sull’export complessivo di oltre 6 punti percentuali e analogamente la quota relativa alla fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi scende dal 5,9 per cento al 2,4 per cento. Al contrario la composizione delle esportazioni umbre sembra orientarsi maggiormente verso il settore della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo la cui quota si espande di circa 9 punti percentuali. Come è già stato sottolineato nell’analisi per Paesi, nel complesso l’incidenza dell’export regionale sulla domanda mondiale non presenta variazioni tra il 1995 e il 2005. A livello settoriale, analizzando il peso sulla domanda mondiale dell’export umbro, il cambiamento di maggiore entità riguarda la fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi che passa dall’1,8 per cento allo 0,8 per cento, se si considera, sempre tra il 1995 e il 2005, la variazione media annua delle esportazioni umbre e quella della domanda mondiale, si nota un differenza negativa di quasi 2 punti percentuali. Settori trainanti dell’export umbro si confermano la siderurgia e metallurgia (38 per cento nel 2006), le macchine e apparecchi meccanici (16,6 per cento) e il tessile abbigliamento (10,3 per cento). I primi due, a differenza del terzo, tendono ad aumentare nel tempo il loro peso percentuale, conseguentemente l’Umbria presenta una spiccata specializzazione in questi tre settori (in aumento per i primi due), nonché nel settore della lavorazione dei minerali non metalliferi. E’ evidente quindi, la forte dipendenza dell’export regionale dal settore della siderurgia e metallurgia. Dall’approfondimento provinciale emerge una dinamica abbastanza analoga al dato regionale per la provincia di Perugia che si presenta fortemente specializzata verso Germania, Francia e Stati Uniti. Nell’ultimo triennio si registra un aumento notevole dell’export verso la Romania e soprattutto verso la Russia. La provincia di Perugia è votata in particolare al settore “macchine e apparecchi meccanici”, “tessile abbigliamento” e “prodotti alimentari”. Per la provincia di Terni emerge un andamento dell’export fortemente influenzato dall’altissimo grado di specializzazione nel settore della siderurgia. Tale dato influenza anche le variazioni per mercato di destinazione, come dimostra l’esplosione dell’export ternano verso il Messico facendone il primo mercato di sbocco dell’export della provincia e influenzandone anche la performance complessiva. Il Rapporto analizza anche i tre mercati di sbocco dell’export umbro, Germania, Cina e Russia: dal focus “Umbria e Germania”, che rappresenta il primo mercato di sbocco per le esportazioni umbre, emerge una possibile interpretazione del ridimensionamento degli scambi commerciali. In primo luogo la domanda tedesca, in alcuni settori, appare caratterizzata negli ultimi anni dalla crescente rilevanza di paesi di recente industrializzazione (Cina e Turchia, ad esempio) e di alcune economie in transizione (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria), che esercitano una forte concorrenza su paesi come l’Italia, caratterizzati da una persistente specializzazione produttiva nei settori tradizionali ed alta intensità di lavoro. Tuttavia in alcuni settori, quale ad esempio quello dei mezzi di trasporto, l’Umbria sembra cogliere il ritmo di crescita sostenuto della domanda mondiale proveniente dalla Germania, mentre in altri quali ad esempio la chimica e ancor di più il tessile e abbigliamento, negli anni più recenti l’export umbro si riduca in modo più intenso di quanto non avvenga per altre destinazioni. “Umbria e Russia”, Paese il cui grado di apertura sta progressivamente aumentando, emerge il forte incremento delle esportazioni umbre di tessile e abbigliamento dirette nel paese, nonché una incidenza relativamente elevata delle esportazioni regionali sulle importazioni russe nel comparto dei mobili. Questo conferma la capacità di attrazione dei prodotti a marchio italiano sui consumatori russi. Peraltro in questo caso l’export umbro è molto esposto alla concorrenza di paesi emergenti, anche a causa dell’inadeguata protezione e tutela di marchi e proprietà intellettuali in Russia, che facilita l’ingresso in quel paese di merce contraffatta. “Umbria e Cina”, dal focus emerge che l’incidenza dell’export umbro tra il 1995 e 2005 aumenta lievemente al contrario di quello che accade per l’Italia nel complesso, anche se tale fenomeno è fortemente influenzato dal settore dei metalli. Per ora la Cina rappresenta più una risorsa potenziale su cui investire che una fonte di preoccupazione. Il rapporto include anche il focus “L’umbria e il commercio internazionale al netto del settore metallurgico” (che rappresenta oltre il 30 per cento sul totale delle esportazioni umbre), dal quale emerge la notevole riduzione dell’export in Paesi come il Messico, la Cina, Taiwan e Turchia. Il primato dei mercati di sbocco, sempre al netto dei metalli, resta alla Germania. “Nel settore delle esportazioni – ha detto il direttore regionale, Ciro Becchetti – le politiche regionali devono integrarsi e rafforzare quelle nazionali che richiedono notevoli investimenti di risorse, Il ruolo della politica regionale quindi, non deve limitarsi al sostegno alle imprese ma deve prevedere una grande attenzione alle politiche di contesto sviluppando collaborazioni a livello centrale e con i protagonisti del sistema. Per quanto riguarda il sostegno alle imprese è indispensabile costruire dei percorsi che prevedano non solo incentivi economici, ma scambio e divulgazione di conoscenze e informazioni”. .  
   
 

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