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Notiziario Marketpress di Mercoledì 02 Aprile 2008
 
   
  ACNE: MITI E REALTÀ, VECCHIE E NUOVE STRATEGIE TERAPEUTICHE A CONFRONTO

 
   
  Grande risalto è stato dato, durante tutto il Ii Congresso Internazionale di Dermatologia Plastica recentemente tenutosi a Milano, al problema dell’acne, una malattia della pelle che inevitabilmente porta con sé un carico di disagi psicologici in chi ne soffre. L’acne è una malattia della pelle, che riguarda soprattutto il volto, dovuta ad un eccesso di funzionalità delle ghiandole sebacee, legato a uno stimolo ormonale che determina un ispessimento e un ingrossamento o un aumento di attività della ghiandola sebacea. Di conseguenza il dotto follicolare tende ad occludersi e aumenta il sebo, situazioni che favoriscono il proliferare dei germi naturalmente presenti sulla pelle e che, iniziano a produrre enzimi con una spiccata azione infiammatoria, che porta alle lesioni acneiche. In una prima fase la malattia si tratta per lo più di comedoni (acne comedonica). Successivamente, per la presenza di microrganismi, la ghiandola sebacea e la zona si infiammano, e sulla pelle compaiono foruncoli dal colore rossastro, le papule. Le papule possono infettarsi e riempirsi di pus, trasformandosi in pustole. Si tratta di elementi infiammati che presentano, alla sommità, una caratteristica punta giallastra. L’acne che colpisce la maggior parte degli adolescenti è la classica acne polimorfa giovanile, caratterizzata dalla compresenza di comedoni, pustole e papule. La forma più severa di acne, conglobata o nodulo-cistica, colpisce sia donne sia uomini, sia sul viso, sia sul tronco: sono presenti noduli e cisti di grandezza variabile, da pochi millimetri ad alcuni centimetri, che lasciano spesso delle cicatrici antiestetiche. Tra le cause all’origine, oltre alla familiarità, allo stress e a problemi ormonali, gioca un ruolo importante l’assunzione di alcuni farmaci. Proprio sull’acne iatrogena ha puntato l’attenzione il prof. Stefano Veraldi, dell’Istituto di Scienze Dermatologiche, Università di Milano, Fondazione I. R. C. C. S. , Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena <Il ruolo eziopatogenetico dei corticosteroidi, sia topici sia sistemici, è noto da molti anni. Tra i farmaci che possono causare un’acne franca o un’eruzione acneiforme sono da ricordare anche i vasodilatatori, l’amiodarone, il pimecrolimus, nonché gli anti-neoplastici e alcuni farmaci biologici. Possono peggiorare un’acne preesistente o causare un’acne franca o eruzioni acneiformi, soprattutto se utilizzate ad alti dosaggi, anche alcune vitamine del gruppo B, come la B2 (o riboflavina), la B6 (o piridossina) e la B12 (o cianocobalamina)>. Tra i trattamenti più utilizzati, spicca l’applicazione locale di antibiotici per arrestare la crescita e la moltiplicazione dei batteri responsabili delle papule e delle pustole. Purtroppo, però, come è emerso al congresso, il problema dell’antibiotico resistenza nell’acne sta assumendo proporzioni preoccupanti in tutte le nazioni del mondo. Le cause e le possibili soluzioni a tale problema restano ancora un quesito aperto: < L’adozione di linee guida uniche per la cura dell’acne in tutte le nazioni e l’uso di dosi subantimicrobiche di tetracicline possono essere utili nel tentativo di ridurre questo fenomeno > ha spiegato il dr. Giuseppe Alessandrini, dermatologo e venereologo a Lecce. Di cruciale importanza, in tal senso, lo sviluppo di nuove terapie dermoplastiche, molte delle quali sono state presentate in sede congressuale. Il dr. Ivano Luppino - dermatologo plastico Isplad a Milano e a Catania e responsabile del Dipartimento Nazionale Laser Isplad - ha presentato una innovativa terapia con il laser a diodi 1450, in grado di trattare l’acne in fase attiva (con papule, pustole e cisti): < Si tratta di un laser non ablativo, che non interferisce con la struttura superficiale della pelle, ma riesce ugualmente a ridurre l’attività della ghiandola sebacea e a ridurre la produzione da parte dei batteri, della porfirina, una sostanza irritante >. Un laser privo di effetti collaterali, come scottature o abrasioni, che lascia un lieve rossore destinato a passare in circa un’ora e che richiede sedute da 15 minuti, a distanza di un mese l’una dall’altra, per un totale di circa 3-4 sedute, in relazione anche al tipo di acne. Durante il congresso il dr. Luppino ha presentato in anteprima i risultati di uno studio, svolto su 20 pazienti con acne in fase attiva, trattati esclusivamente con il laser: < Ho selezionato pazienti che non avessero seguito alcuna terapia topica nei sei mesi precedenti e li ho trattati esclusivamente con il laser, semplicemente detergendoli prima di ogni seduta, senza disinfettante, e applicando successivamente un topico emolliente non farmacologico: a distanza di un mese dall’ultima seduta il 70% dei pazienti ha mostrato una quasi totale riduzione delle pustole e delle macchie legate all’acne >. Durante il congresso si è anche affrontata l’efficacia nel trattamento dell’acne, della terapia fotodinamica (Ptd), una modalità terapeutica basata sulla fotossidazione del tessuto indotta dall’applicazione di una sostanza fotosensibilizzante, che, illuminata da una fonte luminosa, innesca la reazione fotodinamica. La terapia consiste nell’applicazione, sulla pelle detersa, di acido5aminolevulinico al 20%. Quindi si ricopre la parte con una pellicola e con garze sterili per 2-3 ore. < L’acido5aminolevulinico penetra così all’interno del follicolo sebaceo e nelle ghiandole sebacee, dove viene convertito in Protoporfirina Ix, un potente foto sensibilizzante > ha spiegato la dr. Ssa Fabiola Servello, dermatologa a Ferrara. Successivamente la pelle viene pulita e illuminata con luce rossa a 636 nanometri per 2-5 minuti. < La Pdt provoca una prolungata soppressione della funzione ghiandolare e riduzione della flora batterica follicolare e con tre sedute, a distanza di una settimana l’una dall’altra, permette di ottenere ottimi duraturi: a distanza di 6-8 mesi non si presentano lesioni acneiche attive e, inoltre, si assiste a un miglioramento delle cicatrici più lievi > conclude la dottoressa. Il tutto con minimi e passeggeri effetti collaterali: prurito e bruciore, un edema lieve e transitorio, una esfoliazione superficiale che dura per qualche giorno e la comparsa di piccole crosticine. Sempre in tema di terapia fotodinamica, Luciano Mavilia, Paolo Di Marco e Giuseppe Santoro dell’U. O. C. Di Dermatologia dell’Ospedale Cutroni-zodda di Barcellona P. G. (Messina) hanno presentato un recente studio, pubblicato nell’Ottobre 2007 sul Br J Dermatol, riguardante 16 pazienti affetti da acne di grado moderata e grave trattati con la Ptd, ma con una concentrazione di farmaco inferiore a quella tradizionalmente usata, responsabile, secondo uno studio del 2006 condotto da Wiegell e Wulf, di pesanti effetti collaterali. < Abbiamo trattato i pazienti con methyl aminolevulinate diluito al 4% con tre parti di crema idratante. Tutti i pazienti hanno manifestato una modesta ma sopportabile sensazione di calore durante l’illuminazione con luce rossa e successivamente lieve eritema e modesta desquamazione che cominciava dopo 3 giorni circa dal trattamento. Un secondo trattamento è stato effettuato dopo una settimana e successivamente controlli a 4, 8 e 12 settimane con conta delle lesioni acneiche, > ha spiegato il dr. Luciano Mavilia. Tutti i 16 pazienti hanno terminato il trattamento, diversamente da quanto accaduto nello studio di Wiegell e Wulf e, confrontando i risultati, non si sono notate differenze sulle lesioni non infiammatorie mentre le lesioni infiammatorie si sono ridotte in media del 66%. < A nostro avviso, l’utilizzo di una concentrazione ridotta di fotosensibilizzante e basse dosi di luce può essere utile, a parità di efficacia e con una spesa minore, nel controllo degli effetti collaterali della Pdt nell’acne anche se serviranno studi controllati su di un più vasto numero di pazienti > ha concluso il dr. Mavilia. Il trattamento dell´acne passa ormai anche dalla Radiofrequenza, una tecnica che si basa sull´emissione di onde elettromagnetiche. Queste sviluppano un calore endogeno nella profondità della pelle, a livello del derma. < La Radiofrequenza interferisce con il collagene esistente, facendolo contrarre, e stimola i fibroblasti a formarne di nuovo: questo permette di rinnovare il tessuto cutaneo ed è molto utile per combattere le cicatrici da acne > ha spiegato al Congresso la dr. Ssa Fiorella Bini, dermatologo a Firenze, del Gruppo Italiano per le Radiofrequenze e la Terapia Fotodinamica (Girtef). Ma la Radiofrequenza può essere utilizzata anche nell´acne in fase attiva: < Il calore sviluppato è in grado di ridurre i segni dell´infiammazione, come rossore ed edema, rapidamente e senza effetti collaterali. Secondo la nostra esperienza la Radiofrequenza è un trattamento di grande aiuto per accelerare la guarigione e ridurre al minimo gli esiti cicatriziali dell´acne > ha concluso la dr. Ssa Bini. .  
   
 

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