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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 09 Aprile 2008 |
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MERCATO POSTALE, LA RICETTA È LIBERALIZZARE: DAL CONVEGNO ORGANIZZATO DAL CENTRO DI RICERCA INTERUNIVERSITARIO IN ECONOMIA DEL TERRITORIO EMERGONO LE INDICAZIONI PER AVVICINARE IL MERCATO POSTALE ITALIANO AI MODELLI COMUNITARI
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Milano, 9 aprile 2008 - Liberalizzare il mercato postale, recependo al più presto la nuova direttiva comunitaria, trasferire i compiti di regolazione all’Autorità per le Comunicazioni, adottare forme di tutela del servizio universale che non siano d’ostacolo alla concorrenza, valutare forme di cooperazione e alleanze internazionali per il recapito di Poste Italiane. Sono queste le principali indicazioni emerse nel corso del convegno Liberalizzazione europea e nuove prospettive del mercato postale organizzato dal Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio che si è tenuto il 7 aprile a Vigevano presso la Sala dell´Affresco del Castello. Al dibattito, introdotto da Luigi Vimercati, sottosegretario del ministero delle Comunicazioni, Vincenzo Visco Comandini, Università di Roma Tor Vergata, Ugo Arrigo e Massimo Beccarello, Criet e Università di Milano Bicocca e Isidoro Lucciola, Lucciola & Partners, sono intervenuti, fra gli altri, Franco Debenedetti, Fondazione Rodolfo Debenedetti, Michele Florio, presidente Tnt Post, Antonio Pilati, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e Carlo Stagnaro, Istituto Bruno Leoni. Di seguito una sintesi dei diversi interventi. Il sottosegretario alle Comunicazioni Luigi Vimercati ha illustrato la posizione del ministero e del ministro Paolo Gentiloni, favorevole alla liberalizzazione del mercato: «In un momento difficile per l’economia nazionale – ha dichiarato – è importante investire sul mercato e sulla concorrenza per il futuro dell’Italia. Nel settore postale c’è bisogno di operatori che siano in grado di competere con l’ex monopolista. Il mercato postale italiano ha grandi potenzialità ed è necessaria maggiore concorrenza, nel rispetto dell’universalità del servizio, per garantire la crescita del mercato stesso. Qualunque governo uscirà dalle urne elettorali - ha concluso Vimercati – dovrà essere favorevole al processo di liberalizzazione. È fondamentale adeguare la regolazione del mercato alla direttiva Europea, riordinare gli strumenti di regolazione su basi tecnico economiche, garantire un terreno di gioco neutrale per i competitori e tutelare il servizio universale con strumenti non distortivi della concorrenza». Vincenzo Visco Comandini (Università di Roma Tor Vergata) ha sostenuto che la liberalizzazione del mercato postale imporrà in Italia un rafforzamento delle funzioni regolatorie, dovendo in particolare risolvere il problema del finanziamento del servizio universale. Al riguardo ha proposto di assoggettare ad Iva, con aliquota ridotta al 10%, i servizi prestati da Poste Italiane, oggi esenti, e di vincolarne una quota predefinita allo scopo del finanziamento del servizio universale del gettito. Si è inoltre dichiarato favorevole all’apertura dell´accesso alla rete di recapito di Poste Italiane, attraverso una stringente regolazione, al fine di promuovere una forte concorrenza nei segmenti produttivi che precedono la fase finale della consegna. Isidoro Lucciola (Lucciola&partners) ha illustrato i conti economici per area di business di Poste Italiane evidenziando come, pur in presenza di un miglioramento dei risultati di bilancio (dovuto quasi esclusivamente al bancoposta), Poste Italiane non abbia recuperato efficienza strutturale nel core business postale. Per Lucciola: «Poste Italiane potrà incontrare difficoltà con la liberalizzazione del mercato che porrà nuove sfide all’operatore. E’ quindi importante un allargamento delle attività svolte attraverso la rete degli sportelli assieme alla creazione di adeguate forme di partnership». Ugo Arrigo (Criet – Università Milano Bicocca) ha ricordato che Poste Italiane aveva realizzato perdite così consistenti da orientare la riforma Ciampi del 1993 all’obiettivo di riequilibrare il conto economico, non di riformare il mercato. «Poste Italiane – ha spiegato Arrigo – è riuscita nello scopo e da sei anni realizza profitti, ma per far questo si è trasformata da azienda di recapiti in azienda bancaria e assicurativa, business dai quali trae ben due terzi dei ricavi complessivi. Si tratta di un caso unico nel panorama delle poste mondiali. Ora è venuto il momento di rilanciare il recapito e per farlo non si potrà fare a meno di forme di cooperazione con operatori industriali internazionali. Non è un caso che le poste svedesi e danesi abbiano appena stabilito di fondersi. Dopo il modello delle ‘compagnie di bandiera’ anche quello delle ‘poste di bandiera’ è destinato a venir meno. Meglio muoversi per tempo, imparando dal caso Alitalia». Franco Debenedetti ha ricordato che «Poste Italiane è la somma di un’azienda bancaria e di un’azienda di logistica, tipologie di business normalmente realizzate nel mondo da imprese private in concorrenza. Non si comprende pertanto come il fatto di metterle assieme, sotto la giustificazione del servizio pubblico universale, debba anche richiedere che siano di proprietà pubblica. Non bisogna lasciarsi ingannare dall’onere del servizio pubblico, altrimenti si rischia di non poter risolvere il problema Se non si è aperto il mercato alla concorrenza, è perché qualcuno ci ha guadagnato e con i conti complessivamente in utile non ci si è accorti (a differenza di Alitalia) che stavamo in realtà finanziando, attraverso sussidi incrociati, dei costi impropri». Antonio Pilati, membro dell’Autorità Garante delle Concorrenza e del Mercato, ha ricordato gli interventi dell’antitrust in tema di mercato postale, affermando: «La tutela del ruolo dominante di Poste Italiane crea una grande distruzione di valore sociale. L’operatore ex monopolista è uno dei migliori clienti dell’antitrust dato che negli ultimi tre anni abbiamo dovuto aprire ben tre procedimenti. Poste Italiane può estrarre valore dagli sportelli diventando un operatore bancario più forte a condizione che ciò avvenga con le stesse regole delle banche. Non ci devono essere sussidi incrociati tra i differenti business dell’operatore e sarebbe anche necessario uno split tra le attività finanziarie e quelle postali di Poste Italiane». Michele Florio (Presidente Tnt Post) ha illustrato le difficoltà incontrate dalla sua azienda nella competizione con l’operatore dominante, strettamente sostenuto dal 1999 al 2006 dal regolatore pubblico. Ha inoltre evidenziato come in un mercato poco sviluppato come quello italiano si possa comunque ottenere successo attraverso processi di innovazione. Tnt Post ha puntato sull’innovazione, introducendo tra l’altro un nuovo servizio che garantisce, grazie alla tracciatura elettronica, certezza del recapito e della data in cui avviene. «Solo investendo nell’innovazione è possibile crescere come azienda e far sì che il mercato si sviluppi», ha detto. Carlo Stagnaro (Istituto Bruno Leoni) ha sostenuto che «il caso dei servizi postali dimostra come non si possa efficacemente liberalizzare se non si procede anche, contestualmente, alla privatizzazione degli ex monopolisti. Quello che abbiamo visto negli anni scorsi è un esempio da manuale di regolatore che ha fatto di tutto per farsi catturare dal regolato. La piena liberalizzazione non potrà realisticamente essere efficace fino a quando l’operatore dominante, Poste Italiane, o almeno il suo segmento dei tradizionali servizi di posta, non uscirà completamente dal controllo pubblico». L’istituto Bruno Leoni per voce di Stagnaro conferma la necessità di un mercato con attori privati in competizione tra loro e senza sussidi. Il Criet Il Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio è stato istituito nel 2006 dalle Università di Milano Bicocca, che ne è sede amministrativa, Pavia e Ferrara con il compito di studiare i sistemi economici territoriali nei loro differenti aspetti e in un’ottica interdisciplinare. Il Centro ha l’obiettivo di mettere in rete gli studiosi che trattano con differenti metodologie le tematiche economiche connesse con i sistemi territoriali ed è aperto all’adesione di altre istituzioni di ricerca, italiane e straniere. Il Criet, accanto ai temi di direzione aziendale di marketing e comunicazione, dedica particolare attenzione ai servizi di pubblica utilità, alle reti infrastrutturali e alle scelte di politica economica quali fattori in grado di condizionare lo sviluppo. . |
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