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Notiziario Marketpress di Giovedì 05 Giugno 2008
 
   
  FESTIVAL ECONOMIA: PIERLUIGI CIOCCA: “USCIRE DALLA CRISI SI PUÒ. COME? ATTRAVERSO LA COESIONE SOCIALE” “LO SVILUPPO SI OTTERRÀ QUANTO SI CAPIRÀ CHE LA QUESTIONE NON È COMBATTERE LA SOTTO-OCCUPAZIONE MA IL DEBITO PUBBLICO”. “RIUSCIREMO A COSTRUIRE UN DOMANI SE CI IMPEGNEREMO VERSO OBIETTIVI COMUNI”

 
   
   Trento, 4 giugno 2008 - Nonostante quindici anni letteralmente disastrosi, la rinascita economica dell’Italia è ancora possibile. Questo il messaggio di speranza uscito dal primo degli “Incontri con l’Autore” svoltosi alla biblioteca comunale. Al centro del dibattito, che ha visto protagonisti Paolo Baratta – presidente della Biennale di Venezia; Beniamino Quintieri – commissario del Governo per l’Esposizione Universale di Shangai 2010 e Roberto Ippolito – direttore relazioni esterne dell’Università Luiss nonché moderatore dell’incontro, l’ultimo libro di Pierluigi Ciocca “Ricchi per sempre. Storia economica dell’Italia contemporanea”. “Il passato – dichiara lo storico dell’economia Ciocca – ci dimostra che è difficile governare l’economia italiana anche quando ai vertici c’è gente in gamba. Bisogna infatti fare i conti con questioni di contesto, di politica e dal 1992 a questa parte anche con il contenimento della spesa pubblica. Il rapporto del Pil è pari al 40%, proprio come quindici anni fa”. A peggiorare la situazione – afferma Baratta – l’atteggiamento della classe politica perdurato a lungo dopo la crisi degli anni Settanta. “Non riuscendo a governare, dice il presidente della Biennale di Venezia, i leader hanno iniziato a scialacquare denari. A prenderli in prestito. La spesa pubblica è stata vista come soluzione per risolvere i problemi. Da qui l’inizio di un circolo vizioso. Una concatenazione di effetti disastrosi di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze. La soluzione per uscirne? Rinunciare al beneficio di sperperare soldi. Senza di questo le cose non cambieranno mai” I dati non sono incoraggianti: l’Italia in questi ultimi quindici anni è cresciuta meno della media europea. Le percentuali parlano di un + 1,3% contro il 2% del Vecchio Continente. “Abbiamo perso quota, il modello di specializzazione dell’economia italiana non risulta cambiato – ha affermato Ciocca – le esportazioni non ce la fanno a coprire la bilancia di spesa corrente. E’ un Paese in cui sotto il suolo non c’è nulla, sopra il suolo ben poco e che quindi è costretto ad importare”. “La nostra democrazia – sottolinea Quintieri- ha accentuato l’aspetto di rappresentazione dell’interesse. Siamo un popolo sovra-rappresentato e ciò ci impedisce di uscire dalla crisi. Occorre avere condizioni politiche, istituzionali che consenta l’emergere di una leadership. Di imporre che i fatti rappresentino gli interessi pubblici. La iper-rappresentanza causa difficoltà di decisione. Ma senza decisione lo sviluppo non c’è” Dobbiamo prepararci ad un domani ancora più nero – chiede Ippolito – o qualche soluzione per uscire dalla crisi c’è? “Rinascere si può – dice convinto Paolo Baratta – ma solo se al “raffa-raffa” dell’oggi si sostituisce la volontà di lavorare per il bene comune” Della stessa idea anche Ciocca “Non basta la virtù della moneta. Gli sgravi fiscali non sono l’unica via di uscita. Dobbiamo ritrovare obiettivi comuni, dobbiamo abbattere la paura delle tasse, il timore che qualsiasi cosa tu faccia venga tassata. Lo sviluppo vero si avrà quando la gente capirà che la questione non è combattere la sotto-occupazione ma il debito pubblico”. Il fuoco che potrebbe portare alla ripresa economica non è dunque spento. Il fuoco c’è. Il problema, semmai – sottolineano i relatori - è l’intensità .  
   
 

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