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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 09 Luglio 2008 |
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“UN CONTRIBUTO DI ANALISI” DALLA SEGRETERIA TECNICA DEL PATTO PER LO SVILUPPO DELL´ UMBRIA
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Perugia, 9 luglio 2008. - La Segreteria tecnica del Patto per lo sviluppo dell’Umbria (collocata nell’Area della programmazione regionale) nell’ambito dei suoi compiti di approfondimento dei fenomeni economici relativi al territorio regionale ha elaborato “un contributo di analisi” sulla produttività del lavoro in Umbria. Questo perché – affermano dalla Segreteria - da molti anni si registra un “gap” nella crescita della produttività dell’Italia nei confronti del resto dei paesi “avanzati”. Negli ultimi sette anni la “Produttività totale dei fattori” (Ptf) in Italia è rimasta pressoché immobile, spiegando buona parte della crisi di produttività e del conseguente declino economico del Paese. La produttività rappresenta un indicatore molto importante dell’andamento di un sistema economico. La crescita economica dipende infatti da tre fattori: l’aumento della forza lavoro, l’aumento dello stock di capitale e l’aumento della produttività, quest’ultima definita come il rapporto tra una misura del volume di output realizzato (il prodotto) e una misura del volume di uno o più input impiegati nel processo produttivo (i fattori produttivi). Nel Report realizzato dalla Segreteria si è provveduto soprattutto all’analisi della produttività calcolata come rapporto tra valore aggiunto e unità di lavoro, anche se conoscere lo stock di capitale sarebbe estremamente utile dato che generalmente se è alta l’intensità di capitale è alta anche la capacità produttiva dei lavoratori. Per poter conoscere tuttavia il valore dello stock di capitale per ogni regione mancano serie storiche degli investimenti fissi sufficientemente lunghe e distinte per aree geografiche e per tipo di bene strumentale. In ogni caso il report tiene conto degli studi svolti in questo ambito, pur concentrando l’analisi sulla produttività del lavoro. Confrontando quest’ultima con quella dell’Italia emerge che, nel periodo 2000-2006, la produttività del lavoro per l’intera economia è stagnante tanto in Umbria che in Italia. I tassi di variazione medi annui per le varie regioni italiane oscillano tra il -0,7% della Calabria e lo 0,7% del Friuli. Nel 2006 la regione con la produttività del lavoro più elevata è la Lombardia (51. 668 euro a prezzi costanti per unità di lavoro), mentre quella con il valore più basso è la Basilicata (36. 792 euro per unità di lavoro). L’umbria, con 40. 991 euro per unità di lavoro, si posiziona all’undicesimo posto, al di sotto della media nazionale e di tutte le regioni del Centro nord, ad eccezione delle Marche. La produttività del lavoro in Umbria è più bassa di circa 10 punti percentuali rispetto alla media nazionale, già di per sé non particolarmente elevata. Va ricordato – proseguono dalla Segreteria tecnica - che essa presenta nei diversi settori, prendendo come riferimento l’anno 2006, valori assoluti molto diversi, dai 27. 750 euro per unità di lavoro a prezzi costanti dell’agricoltura ai 76. 340 euro del settore Intermediazione finanziaria e attività professionali. In particolare la produttività del lavoro in Umbria supera la media italiana solo nei settori dell’Agricoltura, dei minerali non metalliferi, nella produzione di energia elettrica, nelle costruzioni, nella Pubblica amministrazione e nell’Istruzione. Essa si discosta notevolmente dalla media sia nell’industria in senso stretto (in particolare nel tessile, abbigliamento, nell’alimentare e nella meccanica), nel commercio e nell’intermediazione monetaria e finanziaria. Da sottolineare però che mentre nel settore dell’industria in senso stretto l’Umbria ha ridotto nel tempo la distanza dalla media nazionale, nel terziario di mercato la sua produttività tende ad allontanarsi ulteriormente dalla media. Il fenomeno è in gran parte spiegabile con il forte aumento dell’occupazione in questi settori; in altri termini in Umbria si è registrato, più che altrove, il fenomeno dell’”occupazione senza crescita”, che ha come conseguenza inevitabile un rallentamento della produttività. Per rilanciare il dinamismo economico occorre invece proseguire con le riforme strutturali volte ad aumentare la Ptf, in particolare sul versante dell’innovazione e di un efficiente funzionamento dei mercati, ma anche adottare misure di aumento del potere di acquisto delle famiglie che creino opportunità di investimento per le aziende. E’ però necessario che il sistema produttivo indirizzi i suoi sforzi verso una graduale riconversione a produzioni e processi produttivi rivolti a un incremento dello stock di capitale, nonché ad un migliore utilizzo di uno dei fattori che secondo lo studio della Banca d’Italia ha un impatto più rilevante sulla produttività e che per la regione Umbria è un noto punto di forza, il capitale umano. La situazione infatti non è immodificabile, in quanto è possibile che coesistano l’incremento occupazionale e l’aumento di produttività. Accelerare la crescita della produttività rappresenta quindi la principale sfida per i prossimi anni, perché la produttività genera ricchezza e determina il livello dei salari reali. Una crescita della produttività più elevata è necessaria anche per garantire il modello sociale dell’Umbria che si caratterizza più che altrove per una vita più lunga e per un tasso di fecondità non elevato: la forza lavoro deve diventare quindi più produttiva per garantire l’assistenza sanitaria, gli standard di vita, le retribuzioni più alte e la pensione per tutti. L’aumento della produttività del lavoro è condizione necessaria – concludono dalla Segretaria tecnica del Patto per lo sviluppo - per la lotta alla povertà nel lungo periodo. . |
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