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Notiziario Marketpress di
Giovedì 07 Settembre 2006 |
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ALIQUOTA SUGLI AFFITTI: IPOTESI DI UNA NUOVA NORMATIVA
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Milano, 7 settembre 2006 - A distanza di sette anni dall’approvazione della Legge 431/98, il problema del caro-affitti non è stato sostanzialmente risolto. La proposta avanzata in questi giorni dal ministro Pierluigi Bersani va invece nella direzione giusta. In particolare essa incentiva l’ingresso sul mercato della locazione di una quota di alloggi, peraltro ridotta, ufficialmente sfitti; d’altro canto consentirebbe l’emersione di centinaia di migliaia di unità abitative oggi affittate senza contratto. Tuttavia essa può diventare un efficace strumento per la calmierazione degli affitti, specialmente nelle aree a alta tensione abitativa quale è quella metropolitana milanese. A tale occorrerebbe accompagnarla con una completa revisione della normativa sugli affitti, sia pubblici che privati, vincolandola a Una reale riduzione dei canoni. In caso contrario, a normativa vigente, la proposta rischia di favorire l’affitto a canone di mercato, senza peraltro incrementare il gettito delle entrate tributarie. Infatti, nella situazione attuale, l’imposta grava sull’85% del reddito da canone, per il libero mercato e sul 55% per l’affitto “concordato”, e in entrambi i casi viene cumulata con Irpef o Irpeg. A bocce ferme, la nuova proposta Lo scenario socio abitativo che caratterizza tutte le aree Metropolitane è definibile da: Assenza d´offerta pubblica d’alloggio in affitto;Costante aumento dei canoni di locazione; Scarsa efficacia del canale concordato come da legge 431; Permanenza di un elevato numero di sfratti; Presenza di nuove povertà determinate dall’intreccio tra precarietà economica e precarietà abitativa; Diffuso disagio abitativo per giovani ed anziani. Degrado edilizio e sociale in cui versano parecchi quartieri popolari, degrado edilizio dovuto principalmente a mancate manutenzioni ordinarie e straordinarie; Degrado sociale dovuto spesso alla concentrazione in un unico complesso abitativo di un gran numero di famiglie o soggetti con grossi problemi d’inserimento sociale; La nuova emergenza casa nelle aree metropolitane pone seri quesiti agli amministratori locali, forte domanda di casa pubblica in assenza di risorse, quartieri ghetto, periferie troppo delocalizzate e separate dal contesto più generale della città, e pone problemi nuovi come la presenza d’etnie e culture diverse tra i cittadini che hanno bisogno di casa ad affitti contenuti. Per affrontare il nuovo bisogno di casa servono provvedimenti urbanistici e nuove leggi sull’affitto che permettano la realizzazione d’alloggi dove possa determinarsi tra gli abitanti: Mix Sociale – Mix Etnico – Mix Generazionale - Per realizzare queste tre condizioni è necessario porre alla base dei nuovi progetti costruttivi una legge sugli affitti che permetta il mix abitativo e che sia un serio strumento economico per i soggetti privati profit e non profit che scelgono di investire le proprie risorse nel settore. Anche nel sistema pubblico esistente, la normativa sugli affitti va rivista l’attuale è ancora figlia della tassa sulla Gescal, oggi purtroppo il quadro esistente è pessimo niente soldi e quartieri abbandonati a loro stessi privi anche della più semplice manutenzione ordinaria. La nostra proposta di legge vuole affrontare entrambi gli aspetti e non intende eliminare il libero mercato nella locazione che deve essere eventualmente equilibrato tra diritti e doveri del locatore e tutele degli inquilini; Ipotesi Nuova Normativa - 1. Una normativa unica per la locazione che regolamenti mercato pubblico e privato. Lo chiamiamo affitto amministrato: ogni otto anni le Regioni stabilisce canoni massimi di affitto in accordo con profit e non profit e le organizzazioni sindacali degli inquilini. 2. I canoni vengono definiti sulla base dei costi di costruzione o riqualificazione sostenuti dagli operatori profit, non profit e dalla proprietà pubblica come per esempio Aler, Comune o Fondazioni. La Regione dovrebbe impegnarsi a un abbattimento dei costi delle aree e degli oneri di urbanizzazione a beneficio degli operatori che accettano la formula dell’affitto amministrato. Il Governo, dovrebbe fornire anche gli incentivi fiscali necessari a rendere conveniente l’investimento che permetterà di fornire agli utenti finali canoni amministrati e quindi accessibili. Per esempio si può pensare ad una tassazione sul reddito da canone amministrato pari a quelle delle rendite finanziarie. I soggetti che sottoscrivono l’accordo si dovrebbero impegnare a non vendere il patrimonio edilizio di nuova edificazione realizzato secondo le agevolazioni sopra descritte. 3. Qualsiasi proprietario privato o società immobiliare, cooperativa o fondazione, può convenzionarsi con la Regione per applicare il canone amministrato. 4. I soggetti che accettano queste condizioni s’impegnano ad affittare il patrimonio immobiliare ma l’accesso è libero secondo criteri che rispondano a un mix reddituale e sociale, etnico e generazionale. Bisogna infatti scongiurare quartieri ghetto che contengono forti elementi di conflittualità sociale. Il fondo sociale affitti, già in funzione, può essere uno degli strumenti da utilizzare per coprire lo squilibrio economico tra reddito e canone su cui può contare l’operatore pubblico e privato. . |
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