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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 16 Luglio 2008 |
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MEETING DI SAN ROSSORE “CONTRO OGNI RAZZISMO” :CONOSCERE PER GOVERNARE, IL RAZZISMO NON HA COLORE» «LE RADICI DELL’EUROPA IN UNA T RADIZIONE UNITARIA FINO AI PRIMI DEL ‘900»
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San Rossore (Pi), 16 luglio 2008 - Europa delle identità, Europa dei diritti: un errore contrapporli. Il professor Gaetano Quagliariello, storico della politica e senatore del Pdl, non ha dubbi. Nel dibattito con Mauro Ceruti, filosofo della scienza e parlamentare del Pd, sul tema “Identità e diversità nell’Europa dell’età globale”, Quagliariello ripercorre il tema dell’identità europea discesa da «una tradizione millenaria, che parte da tre colline, quella di Atene, quella di Gerusalemme e quella di Roma. Una tradizione che si è sedimentata nei secoli e di cui il Cristianesimo è una delle componenti più importanti, non l’unica». Prosegue ricordando che «questa tradizione ha connotato di sé l’urbanistica, le città, le chiese», ed è «rimasta in un so! lco unitario fino al 1789, l’anno della rivoluzione fran! cese, ch e scinde per la prima volta due componenti fino allora unite, il trono e l’altare». Ma è all’inizio del 1900, quando l’Europa comincia a perdere la sua centralità, che – secondo Quagliariello – la storia cambia davvero. «Dalla Grande Guerra in poi tutto si sposta sui grandi numeri e la guerra non è più vinta da chi ha l’esercito più forte, ma da chi ha la società più resistente». In quegli anni «nasce l’idea delle differenze e delle razze, nascono le deportazioni e gli esodi di massa, per ricomprendere le popolazioni nei confini fissati dalla politica». Il climax di quell’odio è rappresentato dall’Olocausto. Dopo la Ii guerra mondiale, si pone il problema di ricostruire le basi della nuova Europa. «Ma quella rinascita – afferma lo storico – non ha una dimensione unitaria. Da una parte l’idea di Schuman,! De Gasperi e Adenauer, si ricollega all’antica tradizione unitaria infranta dalle due grandi guerre e si propone di ridarle slancio. Dall’altra il mito di sostituzione, quello dell’altra Europa, della carta di Ventotene, di Spinelli e Rossi». Fu la guerra fredda a fa sì che i due ideali «si ibridassero positivamente» sostiene ancora Quagliariello, e dopo la sua fine si è tornati alla contrapposizione “Europa della tradizione” ed “Europa dei diritti”. «Io credo – afferma lo storico – che sia indispensabile che queste due visioni tornino ad ibridarsi». Sulla questione del razzismo, Quagliariello è netto: «Condivido: la natura umana è una sola, se mettiamo in dubbio questo, la conseguenza è il razzismo. » Ma citando la madre, studiosa di biodiversità, ricorda l’importanza di «comprendere le singole identità&raqu! o;. Altrimenti – avverte – «le conseguenze p! ossono e ssere drammatiche, opposte a quelle che ci si augura». E conclude: «sono d’accordo, il problema della diversità non si risolve con la repressione, ma è fondamentale conoscere i fenomeni per governarli, perché i fenomeni di razzismo compaiono anche la dove, finora, non ci si aspettava. Certi fenomeni non hanno colore, per questo è indispensabile conoscerli per governarli. » La conclusione è tutta sull’attualità: «E’ barbarie schedare i bambini rom», ma le cose cambiano se «si cerca di comprendere per governare» e ancora: «vi sono discriminazioni che non vediamo, magari solo perché si svolgono nei ghetti delle grandi periferie urbane. » Per questo, conclude: «Ho chiesto al Parlamento un’indagine sui ghetti delle grandi periferie urbane, dove l’intolleranza riguarda anche l’immigrazione legale. Se vogliamo governar! e dobbiamo confessare a noi stessi che non conosciamo i fenomeni, o che siamo legati all’ideologia. Dobbiamo ridurre le polemiche, se vogliamo governare e porre le basi della convivenza civile per i prossimi decenni». . |
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