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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 16 Luglio 2008 |
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MEETING DI SAN ROSSORE “CONTRO OGNI RAZZISMO” IL RAZZISMO SI ANNIDA NELL’AMBIVALENTE DNA DELL’EUROPA
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San Rossore (Pi), 16 luglio 2008 - «Il razzismo non è un bubbone esploso all’improvviso, ma è parte della complessa ambivalenza rappresentata nel Dna dell’Europa moderna». Con questa affermazione il professor Mauro Ceruti, docente di filosofia della scienza a Bergamo e senatore del Pd, ha concluso questa mattina il suo intervento nel corso del confronto sul tema “Identità e diversità nell’Europa dell’età globale” con il professor Gaetano Quagliariello, storico della politica e senatore del Pdl. Una affermazione sostenuta da alcune riflessioni parallele sui due concetti proposti, identità e diversità. «Fino al 1989 – ha detto tra l’altro il professor Ceruti – la parola identità era in disuso, poco utilizzata dalle scienze sociali e psicologiche, e non costituiva un proble! ma per la politica. Il problema invece si è posto con i! l crollo dei muri e la globalizzazione che, con il suo grande incontro di diversità, ha creato un vero e proprio shock antropologico. Allora abbiamo tutti sperato di poter costruire una interdipendenza più pacifica e dialogante, ma prima la guerra del Golfo e poi la guerra dei Balcani e la pulizia etnica hanno fatto rinascere lo spettro dell’Europa del novecento». «Del resto la globalizzazione ha radici lontane e profonde – ha proseguito Ceruti - possiamo farla partire dal 1492, l’anno della “scoperta della terra”, della scoperta di una diversità straordinaria e inedita, l’anno in cui l’umanità divenne davvero planetaria. Ma nello stesso tempo anche la pulizia etnica (ricordo la cacciata degli ebrei decretata da Torquemada) nasce con l’Europa moderna. Nel corso della storia l’Europa inventa i concetti di libertà, uguaglianza e poi quello di pulizia etnica, per cercare di m! ettere a posto, organizzare, governare un mondo che pare esploso e frantumato nella diversità. Pensiamo ad esempio alle continue strategie di deportazioni, agli esodi di più o meno consistenti minoranze indotti nel tentativo di creare mondi identitariamente omogenei». «Oggi però non possiamo prescindere da quello che ci insegna la scienza e questa ci dice che è impossibile pensare all’identità se non come qualcosa che si costruisce e si ricostruisce attraverso l’interazione delle diversità. Inoltre altre cose sono accadute che hanno cambiato lo scenario mondiale. Non dimentichiamo che da Hiroshima è diventata determinante la coscienza della specie. Il pericolo oggi – ha concluso Ceruti – è quello di legare vecchi fantasmi alle potenzialità delle nuove tecnologie nel tentativo di isolare la diversità. Ma il compito della politica è l’opposto, è q! uello di integrare». . |
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