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Notiziario Marketpress di
Martedì 15 Luglio 2008 |
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MEETING DI SAN ROSSORE “CONTRO OGNI RAZZISMO”: IL VERO PROBLEMA È RICONOSCERE LA DIGNITÀ DELLE PERSONE
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San Rossore (Pi), 15 luglio 2008 - «L’esempio ce lo ha dato Rosa Parks, nel 1955, quando su un autobus a Montgomery, in Alabama, rifiutò di cedere il posto a un bianco e venne arrestata, multata e schedata. Lo fece perché era stufa di subire e perché se avesse subito ancora non avrebbe potuto guardare in faccia la propria gente. L’europa è la parte del mondo dove i diritti fondamentali sono maggiormente tutelati. Ma se questa tutela a volte manca è anche un po’ colpa nostra». Elena Paciotti, magistrato e presidente della Fondazione Lelio Basso, intervenendo nella sessione su ‘Novecento, secolo diviso’ ha parlato soprattutto di tutela dei diritti fondamentali, i cosiddetti diritti naturali di ogni individuo, nel mondo. «Questa è la teoria. La pratica molto spesso è diversa perché ci sono differenze, c! i sono persone che hanno pari diritti ai miei ma ai quali spes! so non v iene riconosciuta pari dignità. E questo il vero problema – chiude la Paciotti - il riconoscimento della dignità delle persone». Anilda Ibrahimi, scrittrice, nata a Valona ma di cittadinanza italiana, ha preso parte alla stessa sessione. «Sono nata in Albania ma sono italiana, ho passaporto italiano, voto qui da voi. Non mi appiccicate addosso l’etichetta di albanese, come se fosse un ruolo da dover recitare. Non rifiuto le mie origini ma tutte le volte che vengo invitata a qualche dibattito o incontro mi trovo a dover ricoprire il ruolo dell’’albanese’. Sono anche albanese ma non riesco ancora a capire perché tanta gente questo lo considera negativamente». Cita un film, ‘Tren de vie’, un condensato di comicità e dramma, per spiegare, secondo lei, l’origine del razzismo. «A un certo punto uno dei protagonisti rivolgendosi ad un personaggio afferma: ‘Non potrai mai c! apire cosa vuol dire essere tedesco’. Questa frase in realtà significa che una razza esclude l’altra perché non è in grado di capirne a fondo i comportamenti, le usanze, se vogliamo quella grandezza che soltanto chi vi appartiene può percepire. E questo è frutto di discriminazione, di esclusione». «In Italia – conclude - in questo momento non è in atto una campagna razzista ma pessimistica: il cittadino italiano secondo me si sta chiedendo, in una fase in cui sistema giudiziario e politico non funzionano, come mai deve sopportare oltre alla malavita italiana anche quella proveniente da fuori. Il frutto di questa frustrazione è il clima che si è creato». . |
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