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Notiziario Marketpress di Martedì 15 Luglio 2008
 
   
  IL FEDERALISMO FISCALE E LA QUESTIONE DEL MEZZOGIORNO

 
   
  Campobasso, 15 luglio 2008 - Non poteva concludersi in modo migliore la “Fiera delle idee. Confronto sulle politiche di sviluppo”, evento fortemente voluto dalla Regione Molise e organizzato in collaborazione con Comune di Campobasso e Unioncamere Molise. A spegnere i riflettori sulla manifestazione sono stati illustri esponenti della scena politica nazionale e locale, che si sono confrontati sui più importanti temi della vita socio-economica del paese e sugli scenari che il federalismo fiscale aprirà al Sud e al Nord dell’Italia. A fare da conduttore e moderatore del dibattito dell’ultima giornata è stato l’Assessore alla Programmazione Regionale, Gianfranco Vitagliano, che ha riepilogato in uno slogan quanto si è avvicendato “sul palco” della manifestazione: “il Molise ha svolto il ruolo di mediatore delle idee, grazie all’organizzazione del Borsino dei progetti, ha dimostrato di uscire dal ‘cappio dell’autoreferanzialità’, ha sensibilizzato l’opinione pubblica sulle opportunità offerte dalla programmazione comunitaria. Successo della manifestazione condiviso anche dal Presidente del Consiglio della Regione Molise di Mario Pietracupa, il quale ha sottolineato come sia l’epoca dell’assistenzialismo. Bisogna avere il coraggio anche di fare scelte impopolari, di realizzare politiche di investimenti mirati, purché utili a migliorare il futuro”. Romano Colozzi, Assessore al Bilancio della Regione Lombardia, ha affermato come il federalismo non debba essere temuto né agognato; non è un dogma, non ha poteri taumaturgici. Il Federalismo consente di partire da identità, da bisogni diversi che variano da territorio a territorio. Il federalismo è positivo poiché avvicina la responsabilità di chi assume decisioni a chi ne beneficia. Il vero problema è vincere lo statalismo, che prevede prima l’istituzione e poi l’uomo e la società. Ma ciò non fa parte del modello lombardo, che vede nella sussidarietà le risposte ai bisogni dei territori. Luigi Gigli, Vice Presidente Regione Emilia Romagna ha parlato di un federalismo regionalista, bilaterale, inteso come senso di responsabilità, di cooperazione, di visione comune dell’interesse generale del territorio. Anche per la sua regione si può parlare di un modello Emilia Romagna: “abbiamo ad esempio cablato tutto il territorio regionale, abbiamo investito sulla qualità dei servizi ma anche sull’innovazione e sulla ricerca, rispondendo a domande di qualità, di efficienza ed efficacia dei servizi, al di là delle appartenenze. Costruire un sistema moderno del paese, che tenga conto del mutato blocco sociale, cercando la cooperazione nell’ambito di tutto il Paese: solo così si può parlare di federalismo, rimanendo però sempre in una visione unitaria, che faccia crescere in equilibrio l’intero Paese”. Antonio Valiante, Vice Presidente della Regione Campania, che a chiusura del suo intervento ha parlato di “riordino istituzionale, basato su comuni, regioni e stato centrale, con un fondo di perequazione verticale. In questo senso il federalismo può essere ben accetto dalla comunità nazionale. Alla domanda dell’Assessore Gianfranco Vitagliano su come il Parlamento garantirà una corretta attuazione e un corretto federalismo all’intero Paese, la senatrice Adriana Poli Bortone, ha evidenziato una debolezza del Sud nel non aver presentato una proposta alternativa a quella presentata dalla Regione Lombardia sul federalismo fiscale, invitando però a discutere di perequazione responsabile, fondata sul principio di territorialità, facendo rimanere sul territorio quella parte delle tasse pagate dai contribuenti di quel territorio stesso. A conclusione di questo primo match l’Assessore Vitagliano sintetizza il filo conduttore degli interventi che si sono succeduti: il federalismo deve basarsi sulla sussidiarietà, per offrire a tutti i territori opportunità ed uguaglianza nell’accesso ai servizi. Il secondo match ha visto coinvolti illustri economisti nazionali invitati ad esprimere le loro “ricette” sulle politiche del Mezzogiorno, in particolare sulla questione meridionale e sul divario in continua crescita tra Nord e Sud. Gianfranco Viesti, Presidente Agenzia per la tecnologia e l’innovazione della Regione Puglia, ha parlato di “uno scenario preoccupante, partendo dallo stato di disinformazione che caratterizza il tema del federalismo. È opinione comune che i cittadini del Sud vivano di spesa pubblica, ma non è così, poiché ad esempio la spesa per servizi sociali nei comuni del Sud è stata di un quinto inferiore a quella del Nord. Occorre ricondurre i termini della questione nel clima culturale giusto e in un’azione politica responsabile. Il federalismo è una straordinaria potenzialità per il sud, da realizzare con un regionalismo meno egoista e un opportuno decentramento, che trovi il suo punto di partenza nella garanzia di fondamentali diritti a tutti i cittadini italiani, stimando i costi dei servizi necessari per garantire tali diritti attraverso una perequazione delle risorse”. Massimo Bordignon, Professore Università Cattolica del Sacro Cuore, precisa subito che “il problema del Mezzogiorno è un problema dell’Italia, da risolvere non con politiche locali ma nazionali. Si può agire intervenendo sulla spesa pubblica corrente, trasformando l’amministrazione pubblica nella più grande industria nazionale, attraverso la redistribuzione geografica del personale, procedendo contemporaneamente ad una razionalizzazione della stessa spesa pubblica. Solo così il federalismo può funzionare, ma deve essere ancorato ad una maggiore responsabilità di chi governa di fronte ai propri cittadini, invocando i poteri sostitutivi dello stato per garantirne il rispetto dei servizi essenziali”. Adriano Giannola, Presidente dell’Istituto Banco di Napoli Fondazione, invoca un rafforzamento delle autonomie regionali, attraverso il principio della sussidiarietà che nulla ha a che vedere con il federalismo, invocando uguali diritti di cittadinanza validi nell’ambito del territorio di riferimento. Il terzo match sul federalismo e sulla questione del Mezzogiorno è stato affidato ai rappresentati delle forze produttive e sociali intervenute all’evento. Cristiana Coppola, Vice Presidente di Confindustria per il Mezzogiorno, che ha parlato di “una situazione di inefficienza del Sud dovuta ad una corresponsabilità sia delle istituzioni sia del sistema produttivo, partendo dall’analisi di una inadeguata utilizzazione dei fondi strutturali 2000-2006. Ci sono regioni del Mezzogiorno dove i risultati della programmazione sono stati nulli, anche se questo non è il caso del Molise. Per il futuro noi imprenditori siamo disposti a fare sacrifici purché si realizzino anche pochi ma grandi obiettivi”. Giorgio Santini della Cisl, invita a riflettere su “ciò che in questi anni è successo nelle politiche di sviluppo e dell’occupazione per poter rilanciare una discussione sul Mezzogiorno. La politica per il Sud è stata dunque una politica sbagliata. Occorre che le regioni del Mezzogiorno recuperino il dialogo, individuando le priorità, concentrando, in un patto forte tra regioni e stato, le risorse comunitarie e nazionali, imboccando la strada che vada ad affrontare con logiche costruttive, anche europee, la nuova sfida del mezzogiorno e dell’Italia”. Michele Iorio, Presidente della Regione Molise, ha espresso viva soddisfazione per le modalità innovative in cui nella tre giorni di “fiera delle idee” è stata affrontata la questione del Mezzogiorno, offrendo una visione del Sud non spendacciona, che solitamente la comunicazione televisiva ci propina. La politica deve basarsi sul confronto leale, responsabile, senza pregiudizi nei confronti dei governi di indirizzo opposto. Lo sviluppo del Sud non dipende solo dalle risorse finanziare, ma certamente esse ne sono il presupposto”. Il Presidente Iorio ha poi sottolineato la necessità del dibattito sulla questione del Mezzogiorno come problema “dell’intero paese da affrontare non secondo una logica razziale (classe dirigente non capace, classe politica non adeguata). Resta il fatto che comunque il Sud ha due grandi priorità da risolvere rispetto al resto del Paese: la legalità e la sicurezza. Con il federalismo fiscale ci sono degli spazi per una prospettiva di sviluppo, anche al di là della responsabilità e garanzia dei livelli essenziali dei servizi. Tentare strade diverse sarebbe velleitario. E lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, si è impegnato a realizzare un federalismo che tenga conto dei documenti della conferenza unificata dei presidenti delle regioni d’Italia come base di confronto e discussione”. .  
   
 

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