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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 16 Luglio 2008 |
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“CARO-PETROLIO”: SETTORE DELL’ASFALTO VICINO AL COLLASSO
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Roma, 16 luglio 2008 - “Se nei prossimi giorni il costo del petrolio dovesse continuare ad aumentare senza alcun intervento di tutela da parte del Governo, saremo costretti bloccare i lavori di pavimentazione stradale previsti nelle prossime settimane, interrompendo il ritiro del bitume ed astenendoci dalle future gare d’appalto pubbliche”. La protesta viene espressa dal Siteb, l’Associazione che in Italia rappresenta gli operatori della filiera dell’asfalto. L’inarrestabile ascesa del prezzo del petrolio sui mercati internazionali e italiano ha causato non solo i “tangibili” aumenti dei costi dei carburanti alla pompa per cittadini e aziende, ma anche una situazione, meno evidente, ma altrettanto critica, per gli operatori del bitume stradale. Il bitume è, infatti, un prodotto di strettissima derivazione petrolifera e, come tale, è coinvolto “nell’impennata” di queste ultime settimane. Va notato che tale ascesa si è registrata proprio in corrispondenza dei mesi in cui si concentrano gran parte dei lavori sul manto stradale e, quindi, di maggiore richiesta del bitume da parte degli operatori del mercato. “Le nostre aziende”, dichiara il Presidente dell’Associazione Carlo Giavarini, “sono oggi vicine al collasso, strette, da una parte, dalle continue oscillazioni verso l’alto del valore della materia prima bitume (+51,7 % negli ultimi 12 mesi), dall’altra, dagli importi non soggetti a revisione determinati in gare d’appalto per lo più condotte al massimo ribasso. Tali condizioni finiscono per privilegiare le aziende meno strutturate e meno qualificate che molto spesso non sono in grado di assicurare alle amministrazioni pubbliche e ai cittadini, qualità e sicurezza delle strade”. L’aumento del costo del bitume ha reso ancor più critica la situazione del settore. Infatti, dal momento dell’aggiudicazione della gara d’appalto a quello dell’esecuzione dei lavori, trascorrono di solito alcuni mesi, nel corso dei quali il prezzo del bitume può subire delle oscillazioni; negli ultimi 60 giorni la situazione è diventata non più sostenibile con un aumento del valore della materia prima del 41% (dai 310 € di metà maggio ai 440 € registrati oggi), che ha portato al totale esaurimento dell’utile di impresa preventivato in fase di appalto. Parallelamente, come è accaduto per molte altre categorie industriali, a ciò si aggiunge l’aumento dei costi dei carburanti impiegati per il trasporto dei materiali e dei costi energetici necessari a riscaldare il bitume e il conglomerato bituminoso prima della posa in opera. “Chiediamo al Governo”, conclude il Presidente Giavarini, “di stabilire un tavolo di confronto con il nostro comparto che, nel breve periodo, porti al ripensamento delle modalità di appalto, al riconoscimento di prezzi congrui e all’abolizione dell’imposta sul bitume, che nessun altro Paese europeo applica. Si tratta di una tassa (31 € a tonnellata, ndr) su un prodotto utilizzato esclusivamente dall’amministrazione statale, che non crea reddito per lo Stato, produce costi in termini di esazione di imposta, fa aumentare il costo del materiale bituminoso, grava sulle amministrazioni appaltanti e sull’Iva che devono corrispondere. Nel medio periodo sarà, inoltre, necessario condividere modifiche alle procedure di assegnazione delle gare d’ appalto, così come sono concepite oggi, con maggiore garanzie sia per il committente, per l’impresa aggiudicataria e per il cittadino utente finale delle strade”. L’eliminazione della tassa sul bitume consentirebbe agli operatori del settore di allentare momentaneamente la pressione causata dal forte aumento dei costi delle materie prime che, in queste settimane, li sta portando ad operare in perdita economica. . |
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