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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 17 Settembre 2008 |
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TRA ANORESSIA E GLOBESITY: PRIMO MONITORAGGIO DELL’EURISPES SUI DISTURBI ALIMENTARI ON LINE IN ITALIA
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Lo scenario globale dell’alimentazione traccia una sorta di “food-divide”. Quella che si presenta oggi è una situazione antinomica. Da una parte, infatti, ci sono i paesi occidentali, ricchi e opulenti, in bilico tra gli estremi dell’obesità e dell’anoressia. Dall’altra, i paesi in via di sviluppo o, peggio ancora, appartenenti al cosiddetto “Terzo mondo”, nei quali il problema sfocia nel dramma della fame. Le stime parlano di circa 3 milioni di persone affette da disturbi del comportamento alimentare nel nostro Paese. Secondo gli ultimi dati disponibili del Ministero della Salute, di “alimentazione” si ammalano oltre 9. 000 nuove persone ogni anno, soprattutto nella fascia di età tra 12 e 25 anni. In media 6 nuovi casi di disturbi del comportamento alimentare ogni 100. 000 abitanti. L’incidenza dell’anoressia nervosa negli ultimi anni risulta stabilizzata su valori di 4-8 nuovi casi annui per 100. 000 abitanti, mentre quella della bulimia nervosa risulta in aumento, ed è valutata in 9-12 casi annui. Quindi considerando un incremento medio annuo di circa 6 casi ogni 100. 000 abitanti, come indicato dai dati del Ministero della Salute, ogni anno 3. 500 persone si ammalano di anoressia. Stesso calcolo per le persone malate di bulimia: con una media di circa 10 nuovi casi ogni 100. 000 abitanti, si tratterebbe di circa 6. 000 casi l’anno. Dca “in rete”: il monitoraggio dell’Eurispes. Sono 300. 000 i siti al mondo a favore dell’anoressia, creati da persone che soffrono di questo disturbo, i cosiddetti siti “pro ana”. Ma quale è la situazione in Italia? L’eurispes, attraverso un monitoraggio della Rete ha censito, in un arco temporale di 10 giorni (28/07/2008-06/08/2008), 260 blog, tutti italiani, che raccontano di anoressia, bulimia o più in generale di disturbi dell’alimentazione. Si tratta di un Osservatorio che continuerà nelle prossime settimane (e fino alla fine del mese di settembre) ad analizzare e catalogare la realtà del fenomeno on line al fine di offrire un quadro completo della situazione italiana. Oltre 250 blog che raccontano una nuova deriva dei disturbi alimentari. L’anoressia e la bulimia, infatti, almeno fino all’introduzione delle nuove tecnologie erano vissute in modo “privato”, nella segretezza. Le persone anoressiche o bulimiche tendono infatti ad isolarsi, a nascondersi, a rinunciare ai rapporti sociali. Il senso di inadeguatezza, la paura di farsi vedere “grasse”, il nervosismo che deriva dalla deprivazione da cibo conducono ad una vita di solitudine. Il Web ha interrotto questo isolamento. Oggi i giovani, in particolar modo le ragazze, hanno trovato un mezzo per socializzare pur rimanendo isolati. A casa, in solitudine, dopo aver allontanato fisicamente tutti gli amici, si incontra una nuova cerchia di amici virtuali. I forum, i blog e social network diventano un nuovo luogo di ritrovo di persone accomunate dalla stessa ossessione: il cibo. Dei 262 blog monitorati, più della metà risultano ancora attivi (153), 10 sono sospesi, ossia non aggiornati da almeno un anno, 62 sono stati privatizzati ossia resi fruibili solo da una cerchia ristretta di persone che accedono solo dopo l’approvazione dell’autore, mentre 36 blog sono stati oscurati. Bisogna sottolineare che i blog privatizzati, così come quelli oscurati, non rendono noto il contenuto del “diario”, l’Eurispes ha ritenuto opportuno, quindi, conteggiare solo quelli in cui l’indirizzo web faccia esplicitamente riferimento all’anoressia o ai disturbi alimentari. Identikit delle “pro-ana addicted”. Sono tutte ragazze le autrici dei blog visitati dall’Eurispes. L’età media delle autrici di questo genere di blog è 17 anni, ma non mancano ragazze anche molto più giovani: 12-13 anni. La perfezione è nei 40 chilogrammi, ma per le ragazze è un percorso graduale caratterizzato da vari step, che dipendono dal peso di partenza e che spesso hanno come traguardo i 30 chili. Elemento distintivo che accomuna la maggior parte dei siti pro-ana (o pro-mia) è la descrizione del Da (diario alimentare), tutto quello che le autrici hanno ingerito nell’arco della giornata. Accanto ad ogni alimento c’è il conteggio delle calorie e la somma finale di quelle assunte nell’arco dell’intera giornata. I siti sono coloratissimi e non mancano foto delle thinispiration (modelle o attrici magrissime che diventano icone ed esempi da seguire). Navigando in Internet è facile imbattersi, digitando alcune parole chiave come thinspo, thininspiration, pro-ana, pro-mia, in blog, ossia diari online, di ragazze che “postano” (lasciano o affiggono un messaggio in un newsgroup o in un forum di discussione), sui loro diari alimentari, le loro aspettative, calorie, ma anche storie, sentimenti, emozioni. Questi disturbi, raccontati sul Web, offrono talvolta un’idea diversa del disturbo: le modelle magre e le thinispiration, non sempre sono la fonte di ispirazione o la causa della malattia. Sul Web si legge tra le righe molta sofferenza che deriva da episodi traumatici vissuti nell’infanzia, da abusi e violenze fisiche o psicologiche, da un cattivo rapporto con i genitori o, più semplicemente, dal fallimento di una storia d’amore. Un’epidemia globale: la globesity. L’obesità si sta diffondendo come un’epidemia: dai paesi del Nord Europa a quelli dell’area del Mediterraneo, proprio in quei paesi da sempre considerati la culla della salutare ed equilibrata dieta mediterranea: Italia, Spagna e Grecia. Il termine “junk food” tradotto letteralmente significa “cibo spazzatura” ed è ormai entrato nel linguaggio comune per indicare determinati prodotti. La prima immagine che il termine richiama alla mente è quella classica dei fast food. In realtà possono essere fatti rientrare nei junk tutti quei prodotti carenti di valori nutrizionali e ricchi invece di grassi, conservanti, coloranti e sostanze chimiche o sintetiche come merendine, snack, bibite, caramelle, ecc. Che sono entrati a far parte della nostra alimentazione quotidiana. Il fattore cibo, insieme a diversi cambiamenti intervenuti a mutare gli stili di vita, come per esempio la sedentarietà, hanno moltiplicato in questi ultimi decenni il numero dei casi di obesità, anche tra i bambini e i giovani. Stando agli ultimi dati emersi dai monitoraggi dell’Organizzazione Mondiale della Salute, nel 2005 in tutto il mondo circa 1 miliardo e 600 milioni di adulti si trovavano in una condizione di sovrappeso. Ben 400 milioni di persone al di sopra dei 15 anni di età erano obesi. Non solo, se questa tendenza rimarrà stabile, nel 2015 si potranno contare almeno 2. 300 milioni di adulti in sovrappeso e 700 milioni di obesi. Il dato più preoccupante riguarda i 20 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni di età che si trovavano, sempre nel 2005, in sovrappeso. La quota di persone che soffrono di obesità nel nostro Paese sta seguendo un trend di crescita. Nel 2005, gli adulti colpiti da questa patologia sono 4. 700. 000, con un incremento di circa il 9% rispetto al 2000. In particolare, la popolazione dai 18 anni e oltre si dividerebbe nel 52,6% in condizione di normopeso, il 34,2% in sovrappeso, il 9,8% obeso. Sempre in Italia si contano un 4% di bambini e di adolescenti obesi, circa il 24% in sovrappeso. Si tratta comunque di un fenomeno che sta subendo una forte accelerazione e che vede coinvolti soprattutto i bambini oltre i sei anni d’età. Infatti, tra i 6 e i 17 anni, sarebbero in sovrappeso il 27% circa dei maschi e il 21% delle femmine (Fonte: Iotf). Un range che va dal 25 al 50% dei bambini obesi, infatti, mantiene l’eccesso ponderale anche da adulto. Secondo i calcoli prodotti dall’Oms, anche solo apportando un miglioramento del regime alimentare si potrebbero raggiungere risultati sorprendenti: si contribuirebbe infatti alla prevenzione dei tumori, delle malattie cardiovascolari e di tutte quelle patologie legate ad una cattiva alimentazione nell’ordine del 30-40% dei casi. La regione italiana con maggiore presenza di bambini e adolescenti con eccesso di peso è la Campania con il 36%, mentre in Val d’Aosta si registra la percentuale più bassa (14,3%). Obesità “contagiosa”? Andando ad analizzare il contesto familiare nel quale il disturbo si manifesta emerge che, in presenza di entrambi i genitori in soprappeso, la percentuale di ragazzi che presentano lo stesso disturbo è di circa il 34%; se nessuno dei due genitori è affetto da eccesso di peso, la percentuale scende al 18%. In presenza di una madre obesa o in soprappeso, l’insorgenza di analoghi problemi nei figli è del 25,4%, una percentuale leggermente superiore a quella relativa alla presenza di un padre con eccesso di peso (24,8%). Se in famiglia c’è almeno un adulto obeso, a prescindere dal grado di parentela, i bambini tra i 6 ed i 13 anni con problemi di peso si attestano sul 42,1%. . |
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