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Notiziario Marketpress di Giovedì 14 Settembre 2006
 
   
  PIÙ DI UN TERZO DELLE FAMIGLIE ITALIANE SCEGLIE L’AGRICOLTORE

 
   
  I risultati dell’indagine Nomisma-demetra Oltre un terzo delle famiglie italiane sceglie l’acquisto diretto di prodotti alimentari dagli agricoltori. È questo un canale che si va rafforzando, che piace sempre di più ai consumatori, soprattutto giovani, del Nord-est e istruiti. Una possibilità cara anche alle piccole aziende agricole, che riescono così a vendere i loro prodotti a cifre ragionevoli, evitando l’intermediazione dei mercati all’ingrosso e i prezzi imposti dalla grande distribuzione. E’ quanto emerge da un’indagine Nomisma-demetra, sulle abitudini di acquisto delle famiglie italiane, realizzata in base a più di mille interviste. Il 35% delle famiglie italiane (le risposte si riferiscono al 2005) dichiara di aver acquistato prodotti alimentari direttamente dall’agricoltore (in azienda, in sagre di paese, in aree pubbliche). I prodotti più gettonati sono frutta e ortaggi (24%), seguono ‘formaggi e latte’ (12%) e ‘olio d’oliva’ (9%). Il 33% degli utenti della cosiddetta “filiera corta” ha una frequenza di acquisto pressoché settimanale, il 21% acquista direttamente circa 2-3 volte al mese. Le aree del Paese in cui si fa maggiormente ricorso all’acquisto diretto sono il Nordest (il 40% delle famiglie ha utilizzato nell’ultimo anno tale canale) e il Sud (37%); minore appare la propensione al Nordovest (29%). La vita nei piccoli-medi centri urbani aumenta la propensione al contatto rurale****: il 38% delle famiglie residenti in tali tipologie di città nel 2005 ha acquistato prodotti alimentari in maniera diretta a fronte del 28% di quelle residenti in capoluoghi di provincia. L’età è un fattore discriminate: i giovani sono più propensi a questo canale. Il 45% dei nuclei con un capo famiglia di età compresa tra i 18 e i 29 anni ha acquistato direttamente; propensioni superiori alla media si registrano anche nelle fasce d’età 30-44 anni (37%) e 45-64 anni (37%). Gli over 65, presentando una minore mobilità, utilizzano invece in maniera più ridotta tale canale (22%). Il titolo di studio è un altro elemento che incide sulla scelta. La presenza di un diploma di scuola superiore (38%) o di una laurea (37%) è una variabile in grado di influenzare positivamente il ricorso alla filiera corta. I nuclei in cui il capo famiglia ha un titolo di studio elementare (24%) o una licenza media inferiore (33%) hanno propensioni di utilizzo inferiori. L’indagine ha inoltre valutato l’interesse dei consumatori italiani in merito alla opportunità di trovare corner dedicati ai prodotti provenienti dagli agricoltori locali nei negozi abitualmente frequentati. L’81% delle famiglie italiane valuta tale possibilità con entusiasmo. L’interesse per tale iniziativa è maggiore in alcuni segmenti: famiglie del Centro (85%), con età compresa tra i 18-29 anni (85%) o tra i 30-44 anni (84%), con titolo di studio del capo famiglia medio-alto (diploma superiore: 83% e laurea: 87%). I prodotti delle campagne che i consumatori vorrebbero trovare sugli scaffali sono principalmente ‘Frutta e ortaggi’, indicati dal 63,5% degli intervistati. Seguono ‘Formaggi e latte’ (43%), ‘Carne e salumi’ (27%), Olio d’oliva (15%), Uova (7%), Vino (7%). I tre pilastri su cui i responsabili d’acquisto scelgono i prodotti alimentari sono l’origine italiana, la reputazione della marca e la convenienza di prezzo. La garanzia che il prodotto alimentare acquistato sia italiano è il criterio di scelta più importante per il 29% delle famiglie. Un fattore molto importante è anche la riconoscibilità della marca: il 20% dei responsabili acquisti utilizza tale criterio come prima base di scelta tra le alternative di prodotto possibili. L’attenzione alla convenienza di prezzo è determinante per il 15% delle famiglie. L’80% dei responsabili degli acquisti realizza la quota più rilevante della spesa alimentare presso ‘Iper e Supermercati’. Decisamente più ridotta la quota di famiglie che utilizzano come primo canale di acquisto i negozi tradizionali (9,7%), i discount (4,5%) e i mercatini rionali (3,3%). L’acquisto diretto dal produttore agricolo rappresenta il primo canale di acquisto di prodotti alimentari per il 2,1% delle famiglie italiane. Conclusioni. La filiera corta piace sempre di più a produttori e consumatori e presenta importanti prospettive di crescita. Filiera corta significa sostanzialmente “vendita diretta” da parte dei produttori agricoli ai consumatori, i quali sempre più esigono prodotti di qualità dal punto di vista della provenienza, dell’igiene e delle caratteristiche organolettiche. Significa, contemporaneamente, minori costi finali del prodotto a causa dell’eliminazione dei passaggi intermedi, primo tra tutti quello rappresentato dai mercati all’ingrosso che sempre più impongono costi di utilizzo troppo elevati per le piccole imprese agricole, mentre la grande distribuzione pretende prezzi di acquisto inaccettabili perché troppo poco remunerativi. Uscire da questa “tenaglia” rappresenta un obiettivo strategico per le imprese agricole e contemporaneamente un grande vantaggio per i consumatori. Perché ciò si verifichi è necessario che le piccole imprese agricole dispongano di un vero e proprio percorso di consolidamento e sviluppo della propria presenza nell’attuale sistema distributivo, oggi costretta in spazi e condizioni marginali. Se si considerano poi le caratteristiche del sistema agricolo di molte realtà italiane, caratterizzato da un numero elevato di aziende agricole con una superficie media piuttosto piccola che spesso non riescono a superare le difficoltà della loro posizione marginale rispetto ai mercati di sbocco, pare evidente come la vendita diretta possa rappresentare uno strumento, che se correttamente gestito e sostenuto anche a livello locale, è in grado di aprire nuovi percorsi alle imprese e all’intero sistema agricolo della provincia. Ecco perché è utile comprendere come il consumatore si pone oggi di fronte a tale opportunità di acquisto e quali siano spazi e modalità di crescita della filiera corta. .  
   
 

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