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Notiziario Marketpress di Venerdì 24 Ottobre 2008
 
   
  DI PADRE IN FIGLIO IL RICAMBIO GENERAZIONALE NELLE IMPRESE TURISTICHE

 
   
   Rimini – Il ricambio generazionale nelle imprese a gestione familiare è stato oggetto dell’indagine effettuata dalla Xv edizione del Master in Economia e Gestione del Turismo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Facoltà di Economia, e dal Ciset. Tre le tipologie di imprese turistiche prese in esame: strutture ricettive, agenzie di viaggi e ristoranti. Dall’analisi emerge tra i punti di maggiore forza nel passaggio generazionale del ricettivo: la maggiore attenzione ai canali distributivi (nel 66% dei casi), il rinnovo della struttura (62%), il potenziamento della promozione (28%), il cambiamento del custumer mix (17%). Tra i punti critici evidenziati per tutte le tipologie di impresa turistica: le difficoltà dei rapporti con i collaboratori e dei rapporti interni tra senior e junior, gli ostacoli burocratici e quelli frapposti dal sistema finanziario delle banche. “Avevamo rilevato nel nostro comparto produttivo le difficoltà nel ricambio di gestione nella quasi totalità delle imprese nostro associate” dichiara Giovanni Bastianelli, coordinatore nazionale di Confturismo. Dallo studio emerge infatti che fino al 2010, circa 610 aziende ogni anno affronteranno questa problematica, “con qualche difficoltà – osserva Michela Pettinà, studentessa del Master - visto che il 43% degli imprenditori nel nostro Paese ha più di 60 anni di età”. Difatti la maggior parte delle attività è nata negli anni sessanta e gli imprenditori junior entrano in azienda in media intorno ai 23 anni, ma devono attendere di raggiungere i 34 anni perché il passaggio divenga effettivo “un passaggio di testimone che si protrae oltre la media europea che è di 7 anni” puntualizza Mara Manente direttore del Ciset. Tra le motivazione che incidono maggiormente su questo rallentamento la concorrenza esterna che porta le aziende ad una stasi in momenti di difficoltà economica. Altro fattore negativo rilevato è “una certa ritrosia all’apertura verso soci estranei al nucleo familiare” come testimonia Mara Manente. “Il ritmo dell’azienda – osserva ancora la direttrice – non è quello del mercato, ma quello stabilito su ipotesi formulate dai soci stessi dell’azienda, spesso membri del nucleo familiare, così che il reale potenziale dell’azienda spesso non si esplicita”. Centrale, nel passaggio generazionale, il ruolo della formazione dei successori: solo il 42% degli intervistati ha fatto corsi per lo sviluppo di competenze tecniche, soprattutto di tipo manageriale, e ancora meno sono coloro che hanno effettuato esperienze di stage in altre aziende (26%). Tre case history, fra quelli presi in esame per la ricerca, hanno portato la loro testimonianza su questo argomento. “La cultura era già fondamentale per lo sviluppo della nostra attività di ristorazione contestualizzata da presentazioni di libri e da premi letterari” racconta Marco Boscarato che ha ereditato l’attività paterna a Mestre. “La mia preparazione universitaria – aggiunge Massimiliano Biella dell’agenzia di viaggi lombarda 3V – è stata utile soprattutto come know-how, dandomi la forma mentis adeguata ad affrontare il mestiere”. Lorenzo Conti Lapi, dell’Hotel Rapallo di Firenze trova invece che “in un mondo dove la comunicazione è essenziale la laurea in lettere consenta una padronanza espressiva e allo stesso tempo una cognizione delle nostre tradizioni di classicità talvolta dimenticate e invece fondamentali per rappresentare la nostra cultura italiana costruita sul ‘saper fare’ sia a livello artigianale che espressivo”. . .  
   
 

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