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Notiziario Marketpress di Giovedì 06 Novembre 2008
 
   
  IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE TARTUFAI DELLE VALLI DI AREZZO, DENUNCIA IN UN’INTERVISTA AL MENSILE “DEGUSTA”: “SOLO IL 5 PER CENTO DEI TARTUFI COMMERCIALIZZATI AD ALBA È DI PRODUZIONE LOCALE”. UN’ACCUSA GETTA OMBRA SUL MERCATO MONDIALE IN CORSO NEL CAPOLUOGO PIEMONTESE “I CELEBRI TARTUFI DI ALBA PROVENGONO DA ALTRE REGIONI E DALL’ESTERO

 
   
  ” Il presidente dell’Associazione Tartufai delle valli di Arezzo, denuncia in un’intervista al mensile “Degusta”: “Solo il 5 per cento dei tartufi commercializzati ad Alba è di produzione locale”. E lamenta anche l’invasione dei prodotti originari della Cina, che sono insapori e danneggiano le piante che colonizzano per crescere Proprio mentre è in pieno svolgimento ad Alba il mercato mondiale del tartufo iniziato lo scorso 4 ottobre e che proseguirà fino a domenica 2 novembre, arriva una pesantissima accusa che non mancherà di suscitare polemiche e perplessità fra le migliaia di appassionati gourmet che anche quest’anno si sono dati convegno nel capoluogo piemontese. “Solo il 5% del tartufo commercializzato ad Alba è locale: il restante 95% proviene da altre parti d’Italia e dall’estero” La denuncia è di Moreno Moroni, presidente dell’Associazione Tartufai delle valli di Arezzo, intervistato dal mensile di specialità alimentari e di turismo enogastronomico Degusta che nel numero di novembre in distribuzione in questi giorni pubblica uno “speciale” proprio sul tartufo, con un’ampia panoramica sulle sagre e le iniziative promozionali in corso un po’ in tutta Italia e una serie di ricette – ovviamente tutte rigorosamente a base di tartufo – ideate dallo chef Paolo Teverini, patrono dell’hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Romagna (Fc), tradotte anche in giapponese (per le copie destinate al mercato del Sol Levante). “L’anno scorso” ha puntualizzato Moroni, “solo il 5% del tartufo commercializzato ad Alba proveniva dalle proprie zone. Il tartufo bianco si trova solamente in limitate aree della nostra penisola e dell’Istria (un tempo anch’essa Italia, d’altronde), fasce di terra che sono favorite dal clima mediterraneo” ”E’ la Toscana, e non il Piemonte”, precisa ancora Moroni, “la regione, non solamente d’Italia, ma nel mondo, più produttiva di tartufi. Questa area, infatti, presenta una varietà ambientale stupefacente, tale da favorire la produzione di molti prodotti pregiati; una terra felice, insomma. In più la Toscana è la regione più boscosa d’Italia: questa è una caratteristica fondamentale per la crescita dei tartufi, in quanto essi vivono in simbiosi con gli alberi. Forse non tutti sanno che, quelle località più note per questa produzione, in realtà non presentano un territorio favorevole. ” “Sono ormai più di 25 anni che in Italia stiamo subendo una vera e propria invasione di tartufi cinesi che vengono spacciati per tartufi neri pregiati ma che, in realtà, sono totalmente inodori e insapori” lamenta Moroni. “Le loro qualità organolettiche sono pari a zero! In Italia c’è qualche furbone che ha impiantato questa specie, che ovviamente costa meno, e che poi viene spacciata per tartufo locale. Il danno è fortissimo, soprattutto a livello ecologico, poiché il tuber indicum (questo il nome tecnico) è estremamente invasivo sulle piante che colonizza. Perciò, i nostri eccellenti esemplari rischiano di essere svalutati da un prodotto che non vale assolutamente niente”. Parlando della situazione generale del mercato e dei prezzi, Moreno Moroni commenta: “Il 2007 è stata un’annata disastrosa: la produzione si era arrestata ai minimi storici e, ovviamente, i prezzi erano arrivati alle stelle, fino a quattro-cinquemila euro al chilo. Quest’anno la stagione è appena iniziata ma non fa presagire nulla di meglio. E, ovviamente, quando c’è una grande sproporzione tra domanda ed offerta, il prezzo tende a salire”. .  
   
 

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