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Notiziario Marketpress di Lunedì 10 Novembre 2008
 
   
  STORIA DI SOPHIE SCHOLL E DELLA ROSA BIANCA DI ANNETTE DUMBACH E JUD NEWBORN

 
   
  Torino, 10 novembre 2008 - «La Rosa Bianca» è il nome di un gruppo di cinque universitari tedeschi che si opposero in modo non violento al regime nazista, dal giugno 1942 al febbraio 1943, data nella quale vennero tutti arrestati, processati sommariamente e decapitati. Da Monaco di Baviera il gruppo pubblicò e diffuse clandestinamente in Germania e Austria sei opuscoli contro Hitler che invitavano i tedeschi a ingaggiare una resistenza passiva al regime, in nome del valore supremo della libertà. Quei fogli raccontavano gli orrori che si stavano consumando ai danni degli ebrei, informavano delle sconfitte militari naziste – una su tutte: Stalingrado –, facevano appello ai grandi ideali della cultura e alle lezioni della storia, esortavano i tedeschi alla ribellione, al sabotaggio, alla diserzione. Ma oggi, grazie a Annette Dumbach e Jud Newborn, quei sei opuscoli già noti si arricchiscono di un inedito, la bozza del settimo ciclostilato, un documento finora sconosciuto e ora reso disponibile per la prima volta. Si tratta di un testo scritto da Christoph Probst, uno dei cinque ragazzi dell´associazione (arrestato prima che il volantino venisse stampato e diffuso), nel quale veniva formalizzata l´alternativa che, secondo i membri della Rosa Bianca, stava davanti alla nazione tedesca: o soccombere tragicamente nel conflitto in corso, come era successo da poco tempo nella disfatta di Stalingrado, oppure cercare una resa onorevole sul modello di quanto avvenuto a Tripoli, città italiana conquistata dagli inglesi. Come avevano fatto in occasione degli altri sei volantini antinazisti, anche qui i giovani della Weiße Rose si rivolgono direttamente ai loro connazionali per chiedere loro di prendere posizione contro il Fürer: «L´inarrestabile super potenza si avvicina da ogni parte, senza ombra di dubbio. La resa di Hitler è ancor meno probabile di quella di Paulus [il comandante militare tedesco a Stalingrado]: non ci sarà via di scampo per lui. Volete essere ingannati come i duecentomila che difendevano Stalingrado in una lotta senza speranza, volete essere massacrati, sterilizzati, o derubati dei vostri figli? […] Decidete: Stalingrado e la sconfitta, o Tripoli e un futuro di speranza? Una volta deciso: agite!». Loro non ne ebbero il tempo: vennero arrestati e ghigliottinati a monaco il 22 febbraio del 1943. La Rosa Bianca non fu un’organizzazione diffusa, strutturata, con collegamenti internazionali, sul modello della nostra Resistenza. Fu qualcosa di diverso e forse di unico nella storia della lotta ai totalitarismi del ’900. Quei giovani, infatti, per lo più cristiani, cattolici, protestanti, uno anche ortodosso, non erano animati da un’ideologia né erano particolarmente interessati alla politica. Il loro sacrificio – ispirato ai principi cristiani di fratellanza e giustizia – è un inno alla sacralità della vita di fronte alla barbarie e al disprezzo per l’uomo. Sophie Scholl era la persona più forte all´interno del gruppo della Weisse Rose, la più determinata, la più sincera e la più attiva. Una questione fondamentale per lei era capire quale dovesse essere il comportamento del cristiano in un regime dittatoriale. Ricorda Franz Joseph Müller: «La Gestapo torturò Sophie Scholl per quattro giorni, dal 18 al 21 febbraio 1943. L´uomo della Gestapo che conduceva l´interrogatorio le chiese alla fine: "Signorina Scholl, non si rammarica, non trova spaventoso e non si sente colpevole di aver diffuso questi scritti e aiutato la Resistenza, mentre i nostri soldati combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?", e lei rispose: "No, al contrario! Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!"» Coraggio e idealismo, spirito di sacrificio e passione civile, sono i protagonisti di questa vicenda che è insieme un capitolo di storia e una vicenda privata, nella quale contarono l´amicizia, i sogni, le speranze, le illusioni di cinque giovani che il destino volle far vivere in anni tra i più tragici del Xx secolo. Questa è anche la forza del libro, che si legge come un romanzo: commuove, indigna, tiene col fiato sospeso e consegna una riflessione sulla libertà difficilmente dimenticabile. Gli autori - Annette Dumbach, giornalista e docente universitaria, ha lavorato a New York, Parigi e Monaco di Baviera, città nella quale risiede attualmente. Jud Newborn, storico, è uno sei responsabili del Museum of Jewish Heritage di New York. Collabora con numerosi quotidiani americani e israeliani. Vive a New York. Edizioni Lindau pagine 312, euro 22 .  
   
 

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