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Notiziario Marketpress di
Martedì 11 Novembre 2008 |
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RECUPERO RIFIUTI, VOLÀNO PER L’INDUSTRIA NAZIONALE
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Rimini, 11 novembre 2008 – Aumentano i quantitativi di rifiuti avviati al riciclo; continuiamo ad importare dall’estero “materie prime riciclate”; il settore dei “recuperatori” conferma un ruolo strategico per lo sviluppo dell’industria nazionale, ma oggi sta già subendo i primi effetti negativi della crisi dei prezzi delle materie prime. E’ questa, in sintesi, la fotografia del comparto del recupero che emerge dallo studio annuale “L’italia del Recupero” presentato stamane da Fise Unire (l’Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) a Rimini, nel corso della Fiera Ecomondo. Il Rapporto evidenzia l’importanza del settore del riciclo, confermata dalla sua continua crescita: se negli ultimi anni la produzione industriale ha subito una contrazione dell’1,6%, le attività di recupero sono cresciute complessivamente dell’8,2%. Il mercato del riciclo produce ogni anno 35 milioni di tonnellate di materiali recuperati sostitutivi delle materie prime vergini e di cui, in particolare: 20 sono costituiti da metalli, 5,5 da carta e cartone, 4,8 da legno, 1,8 da vetro e 1,3 da plastica. I recuperatori privati agiscono su un quantitativo di rifiuti raccolti di oltre 23 milioni di tonnellate. L’italia si conferma anche nel 2007 un Paese importatore di materie prime seconde riciclabili. I quantitativi di rifiuti avviati a recupero sono, infatti, ancora superiori al totale della raccolta differenziata in quasi tutti i settori industriali; discorso a parte vale per la carta, comparto in cui da qualche anno si registra un’esportazione del macero raccolto. La costante importazione dei materiali recuperati indica che esistono ulteriori spazi per lo sviluppo della raccolta dei rifiuti. Inoltre, le alte percentuali di riutilizzo del materiale recuperato rispetto a quello vergine (generalmente più costoso sia economicamente che in termini di impatto ambientale) segnalano che il settore del recupero costituisce un giacimento potenzialmente in forte crescita di materie seconde, che occorrerebbe altrimenti importare. Il settore del recupero è oggi rappresentato soprattutto da imprese di medio-piccole dimensioni che necessitano di adeguate regole di mercato e di garanzie su condizioni di libera concorrenza per potersi sviluppare. La diffusa prassi da parte degli enti locali di affidare servizi in maniera non corretta (tramite applicazioni distorte dell’affidamento in-house) continua, invece, a condizionare la presenza sul mercato degli operatori privati, come testimonia anche la recente indagine conoscitiva sul settore degli imballaggi da parte dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato. “A fronte di un quadro tendenzialmente positivo nel recente passato”, dichiara Corrado Scapino, Presidente di Fise Unire, “le imprese del settore vivono oggi criticità legate alla situazione di mercato, contraddistinta da forti flessioni nelle quotazioni delle materie prime, che stanno determinando condizioni di incertezza per il futuro del settore. Alla luce della crisi attuale, è evidente che il mercato non può costituire l’unico volàno per lo sviluppo di questo comparto: appare, quindi, ancor più necessario puntare sull’efficienza, sulla qualità, sul contenimento dei costi dei servizi e considerare per le filiere di recupero la cui responsabilità ricade sui produttori iniziali dei beni più stringenti meccanismi di “polluter pays” (chi inquina paga) e, comunque, basati sul principio di sussidiarietà”. Queste le principali evidenze (in cifre) emerse dal Rapporto per i singoli settori:
Carta |
Come per l’Europa, anche per l´Italia il 2007 è stato un anno positivo per raccolta e recupero. I volumi dei maceri da raccolta differenziata sono raddoppiati in dieci anni. In tale contesto, il nostro Paese è da anni esportatore netto di macero, soprattutto verso i Paesi asiatici nei quali le delocalizzazioni produttive hanno avuto come effetto una fortissima crescita del packaging, produzione prevalentemente a base macero. |
Plastica |
Nel 2007 circa 598. 000 tonnellate di materie plastiche post-consumo sono state avviate a recupero in Italia, con una crescita del 5% rispetto all´anno precedente. Per ogni tonnellata di plastica avviata a riciclo si evita la produzione di circa 3 tonnellate di Co2 equivalenti rispetto all´incenerimento, o si evita la produzione di circa 2 tonnellate dello stesso gas rispetto all´avvio a discarica. |
Acciaio |
I quantitativi di acciaio raccolti hanno raggiunto le 411. 000 tonnellate, con un avvio al riciclo di 391. 000 tonnellate e una crescita, rispetto al risultato ottenuto nel 2006, di circa 22. 400 tonnellate (pari al 6%). Il riciclo in Europa di circa 2,5 milioni di tonnellate di imballaggi in acciaio ha evitato il rilascio nell’ambiente di circa 4,7 milioni di tonnellate di Co2, equivalenti più o meno a quelle emesse da 2 milioni di auto guidate per 15. 000 chilometri |
Alluminio |
A fine 2007 la quota di recupero di imballaggi di alluminio ammonta al 59% dell’immesso al consumo, pari a 43. 400 tonnellate di materiale di alluminio, 38. 600 delle quali riciclate come materia prima. Il riciclo, giunto al 52,5% dell’immesso al consumo, è cresciuto di oltre il 15% nell’ultimo biennio. Grazie alle quantità riciclate sono state evitate emissioni serra per 400. 000 tonnellate di Co2 e risparmiata energia pari a 144. 000 tep (tonnellate equivalenti petrolio). |
Legno |
In Italia sono state recuperate complessivamente 1. 739. 205 tonnellate di rifiuti da imballaggio in legno, pari al 60,82% sul totale degli imballaggi in legno circolanti sul territorio nazionale nel 2007 (2. 859. 574 tonnellate). Tali quantitativi superano ampiamente quelli indicati dalla legge (35%). I risultati di recupero attesi per il 2008 lasciano presagire quantitativi in linea con quanto conseguito nel 2007, con un leggero calo dell’immesso a consumo. |
Gomma |
La situazione italiana dei pneumatici fuori uso nel 2007, al pari di quella europea, mostra un trend stabile rispetto a quello dello scorso anno, con circa 400. 000 tonnellate di pneumatici fuori uso prodotti. Di queste il 24% è avviato a recupero energetico, il 12,5% serve come materia prima seconda, il 2% viene esportato, il 12,5% viene utilizzato per la ricostruzione e il 49% non viene trattato o è soggetto a destinazioni non censite. |
Batterie |
Nel 2007 la raccolta di batterie a fine vita avviate a riciclo si è attestata sulle 187. 623 tonnellate, con un lieve calo rispetto all’anno precedente. La totalità delle batterie conferite copre solo parzialmente la capacità di trattamento degli impianti. Le batterie avviate a riciclo producono piombo oltre il 40% del fabbisogno nazionale e la reimmissione nel circuito industriale si traduce in un risparmio annuale di circa 200 milioni di euro. |
Rifiuti tecnologici |
Il quantitativo totale di Raee di provenienza urbana recuperati nell’anno 2006 è stato di 107mila tonnellate, con una crescita continua negli anni; tuttavia esso è ancora lontano dall’obiettivo di 4 kg/abitante/anno da raggiungere a fine 2008 pari a circa 240. 000 tonnellate, secondo la direttiva europea Raee e il relativo decreto di recepimento. I grandi elettrodomestici (come frigoriferi, congelatori, lavatrici etc. ) costituiscono la parte preponderante (40% circa). |
Rifiuti inerti |
In Italia vengono prodotte annualmente circa 46 milioni di tonnellate di rifiuti inerti. Di questi, solo il 10% viene riciclato. L’introduzione di un obiettivo di riciclaggio a livello comunitario pari al 70% appare oggi difficilmente raggiungibile, anche nei tempi lunghi (2020) previsti dalla Commissione Europea. | . |
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