|
|
|
|
|
|
|
Notiziario Marketpress di
Giovedì 20 Novembre 2008 |
|
|
|
|
|
MINORI ABUSATI IN VENETO. VALDEGAMBERI:“DA 2004 A 2008 5 CENTRI REGIONALI HANNO PRESO IN CARICO 800 BAMBINI;OBIETTIVO E’ ANALIZZARE TUTTA FAMIGLIA IN PARTICOLARE CHI ABUSA”
|
|
|
|
|
|
Verona, 20 novembre 2008 - Sono oltre 800 i bambini abusati e maltrattati presi in carico dai cinque centri regionali specialistici dal 2004, primo anno di attività dei centri, all’agosto 2008. La maggioranza è rappresentata da bambine ed è di nazionalità italiana. Tra gli stranieri prevale la cittadinanza rumena, seguita da quella marocchina e ghanese. Fra i maltrattamenti gravi segnalati la maggior parte riguarda l’abuso/molestie sessuali, seguite dal maltrattamento fisico e dalla grave trascuratezza. Nel caso di abuso/molestie sessuali il maggior numero di bambini ha un’età compresa tra 6 e 10 anni. I maltrattamenti gravi avvengono nella maggior parte dei casi in ambiente intrafamiliare ed in maniera continua. Sono i genitori seguiti dai fratelli e sorelle e dalla scuola i maggiori autori delle segnalazioni ai servizi sociali che poi, tramite le Aziende Ulss ed i Comuni inoltrano la richiesta di intervento ai Centri. Questi dati e considerazioni inediti sono stati forniti stamani a Verona, nella sede della Banca Popolare, dall’Assessore regionale alle politiche sociali Stefano Valdegamberi che ha aperto i lavori del convegno dal titolo “Rilevare. Pensare. Fare. Abuso sessuale e maltrattamento all’infanzia: buone prassi nella presa in carico multiprofessionale”. I centri regionali specialistici, ha informato l’Assessore, hanno sede a Verona (Il Faro), a Vicenza (L’arca, su progetto presentato dal Comune di Vicenza, dall´Ulss di Vicenza e dall´Ipab di Vicenza Proto Salvi), a Venezia (Il germoglio, nella sede della Fondazione Mater Domini a Marghera), a Treviso e a Belluno (Tetto Azzurro, su proposta dell´Associazione Telefono Azzurro), a Padova “I Girasoli - Aulss16). “Si tratta - ha ricordato Valdegamberi – di riferimenti ormai essenziali per i servizi territoriali e fanno parte dei livelli di assistenza sociosanitaria riconosciuti dalla Regione. Si sa che le situazioni di abusi sui minori che arrivano ad essere segnalate – ha rilevato ancora – rappresentano solo una piccola parte della realtà e resta elevata la quota del sommerso perché anche i servizi stessi spesso non sono a conoscenza della situazioni di abuso e/o maltrattamento. Tali vicende rappresentano un segnale evidente di come, senza il riferimento di valori che facciano da guida e da collante, la famiglia oggi tenda a sgretolarsi. Le politiche pubbliche devono intervenire per invertire questa tendenza, risanare la famiglia, ridare speranza e un progetto di vita a questi bambini e ragazzi sfortunati”. L’esponente del Governo regionale ha ricordato che nel 2007 la Giunta veneta ha approvato un provvedimento per il consolidamento e la messa a regime dei centri regionali che, dal gennaio 2008 all’agosto 2008, hanno effettuato circa 8. 100 prestazioni, con una media di 27 prestazioni per minore. Il 67% delle prestazioni riguarda la presa in carico psicoterapeutico, educativo e sociale, mentre il 29% riguarda la diagnosi ed il 3% gli interventi richiesti dall’Autorità Giudiziaria. L’accesso ai centri avviene su richiesta dei servizi sociali e socio-sanitari territoriali. Titolare del caso è il servizio territoriale che deve essere coinvolto e informato. “La Regione Veneto - ha aggiunto Valdegamberi - lavora da anni proprio su questo fronte e ha ottenuto risultati molto apprezzabili, puntando proprio alla realizzazione di una rete di centri regionali di cura e protezione. I centri infatti sono luoghi di presa in carico, di terapia e di riabilitazione a lungo periodo, con la presenza di figure professionali specializzate (psicologi, pediatri, neuropsichiatri, assistenti sociali, esperti in scienza dell´educazione) che si coordinano con i servizi accompagnando il bambino e/o l´adolescente maltrattato o abusato nell´eventuale percorso giudiziario, così come previsto dalla convenzione di Strasburgo. Ma il compito che abbiamo davanti - ora - ha concluso - e non solo il verificare costantemente i risultati delle attività ma anche la presa in carico di tutta la famiglia e della persona che abusa non solo di colui che è abusato, perché solo chiarendo i rapporti e le dinamiche dentro la famiglia si può sperare di sanare le ferite inferte”. . |
|
|
|
|
|
<<BACK |
|
|
|
|
|
|
|