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Notiziario Marketpress di Mercoledì 17 Dicembre 2008
 
   
  BETANCOURT AI GIOVANI: «DIFENDETE I VOSTRI DIRITTI» ACCOLTA DA UN’OVAZIONE DEI 9MILA, INGRID RICORDA GLI ANNI DI PRIGIONIA XII MEETING DEI DIRITTI UMANI “FAI LA COSA GIUSTA!”, MANDELA FORUM, FIRENZE

 
   
  Firenze, 17 dicembre 2008 - Ieri i ragazzi l’ hanno accolta con un’ovazione. Il Mandela Forum di Firenze sembra esplodere per l’eco degli applausi quando Gad Lerner chiama Ingrid Betancourt e lei sale sul palco. Esile e sorridente, saluta i ragazzi e si porta le mani al petto. «Guardo voi e vedo i miei figli – dice rivolta ai 9000 studenti raccolti nel Mandela Forum – mi sento accolta come in una famiglia e vi voglio bene». Ma la vista di tanti giovani, spiega, riconduce inevitabilmente i suoi ricordi alla prigionia e alla giovane età dei suoi sequestratori. «Tra i membri delle Farc c’erano bambini di 11 o 12 anni – racconta – che si arruolavano perché avevano bisogno di un lavoro, non per motivi ideologici. Erano timidi e sensibili, ma dopo l’addestramento con le armi e ore ed ore di indottrinamento perdevano la loro umanit&agr ave;. Ho visto uno di questi bambini soldato morire in un intervento militare, io ho sofferto per lui ma i suoi compagni no. Lo hanno semplicemente sepolto e dimenticato. Ho visto persone per bene perdere i loro valori, persone buone fare cose cattive di cui si vergognavano, tutto questo per non deludere il gruppo. Vi chiedo di non cedere alle pressioni del gruppo, di difendere i vostri principi e le vostre idee, di trovare sempre il coraggio di dire che non siete d’accordo e di dire cosa pensate quando lo pensate. Questo forse non cambierà il mondo, ma pian piano cambierà le persone». «Che rapporto esiste oggi tra la guerriglia delle Farc e l’idea di lotta rivoluzionaria di Che Guevara?», chiede Lerner. «Nonostante tutto quello che mi è successo io amo Che Guevara», risponde Betancourt. «Esistono - spiega – due Guevara, un ministro dell’istruzione che ha fatto cose innovative e importanti e che io amo, ed un altro Guevara guerrigliero sul quale mi faccio adesso delle domande. Quello che ho imparato nelle foresta è che nessuna idea, nessun progetto vale una vita umana. Credere che la difesa delle nostre ideologie valga il prezzo della vita di qualcun altro è un grande atto di superbia». La testimonianza di Ingrid Betancourt si sposta infine su temi più intimi, come la sua scelta di girare il mondo per testimoniare l’esperienza vissuta e il rapporto con i figli dopo quasi sette anni di prigionia. «Quando eravamo incatenati nella foresta sognavamo di tornare dalla nostra famiglia – dice – ma ora che sono libera sento il dovere di parlare anche per coloro che sono ancora là, che non hanno la propria foto su periodici e televisioni. E’ una responsabilità che sento verso chi non ha voce». La voce diventa ancora più dolce quando parla dei figli. «Quando sono stata liberata – racco nta – non vedevo l’ora di salire sull’aereo ed abbracciarli. Ma le persone che mi sono trovata davanti non erano più i miei bambini, erano degli adulti che assomigliavano loro. Quando avevo visto l’ultima volta Lorenzo lo prendevo in braccio e dormivo con lui, ora è lui a stringermi e dorme con la sua ragazza, non certo con me. Tra noi c’è amore, ma adesso il rapporto è tra adulti e dobbiamo imparare ad ascoltarci ed esserci vicini». «Il più bel regalo di Natale che posso fare a tutti voi – ha concluso – è dirvi di donare tempo a chi amate. Non mettete pacchi sotto l’albero, ma ascoltate i vostri cari, abbracciateli e passate tempo con loro. Mio padre è morto un mese dopo il mio rapimento, se avessi saputo che quello era il nostro ultimo Natale insieme lo avrei baciato e gli avrei detto quanto lo amavo. Nessuno di noi sa quando la sua vita può cambiare, quest’anno a Natale vestitevi di bontà. Fate questo regalo a tutti coloro che amate». .  
   
 

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