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Notiziario Marketpress di Venerdì 19 Dicembre 2008
 
   
  INCREMENTARE IL TURISMO IN ITALIA FA BENE ALL’EXPORT OLTRE UN TERZO DEI VIAGGIATORI INTERVISTATI; IL 96% RITIENE CHE IL VIAGGIO INCIDA SUL CONSUMO DI PRODOTTI ITALIANI, MENTRE IL 61% RICONOSCE NEGLI IMPRENDITORI ITALIANI DEI PARTNER AFFIDABILI E SI DICHIARA CONVINTO DI POTER ATTIVARE PARTNERSHIP NEL NOSTRO PAESE

 
   
  Se conosci l’Italia, la scegli, non solo per impararne la lingua o consumare i suoi prodotti, ma anche come partner d’affari: questo è ciò che emerge dall’indagine “Il viaggio in Italia: dall’emozione alla promozione del Made in Italy nel mondo” realizzata da Assocamerestero, in collaborazione con Isnart e con il supporto di 64 Camere di Commercio Italiane presenti in 43 Paesi, finalizzata ad approfondire il potenziale attrattivo del viaggio in Italia presso 700 imprenditori esteri. Il viaggio non solo come esperienza di stile e qualità del vivere, ma soprattutto come leva di marketing per i prodotti italiani e volano del business. Il 96% degli intervistati sostiene che un viaggio in Italia influisca positivamente sul consumo di Made in Italy. Circa un terzo, infatti, ha incrementato il consumo di prodotti italiani a seguito del soggiorno nel nostro Paese, il restante 61,5% che già li acquistava abitualmente nel paese di provenienza, ha invece confermato le proprie abitudini di consumo. Con il viaggio in Italia si modificano in positivo le percezioni degli operatori esteri e l’Italia diventa un paese in cui attivare partnership imprenditoriali. Oltre la metà degli intervistati ritiene, infatti, che l’Italia offra buone opportunità d’affari per gli operatori interessati ad estendere il loro business all’estero. In particolare, mentre il 35% dichiara di aver sempre pensato, ancor prima di visitare il nostro Paese, che gli imprenditori italiani fossero partner affidabili, il 26,4% ha modificato il proprio punto di vista in positivo solo dopo aver soggiornato in Italia ed ora si dichiara convinto delle effettive potenzialità di business realizzabili in Italia. “Gli uomini d’affari che le Ccie hanno intervistato rappresentano un target di grande impatto per il nostro Made in Italy – afferma Edoardo Pollastri, Presidente di Assocamerestero – Il radicamento sul territorio estero delle Camere le rende infatti strettamente collegate alle business communities locali e permette di cogliere le loro attitudini nei confronti del nostro Paese e dei suoi prodotti. L’indagine – prosegue Pollastri – ne è un importante esempio, perché ci consente di rilevare come anche solo un viaggio in Italia possa avere delle ripercussioni significative sulla percezione e sul gradimento del nostro Paese presso questo target medio-alto di consumatori e partner d’affari”. La positiva influenza esercitata dall’esperienza di viaggio sull’approccio al fare affari in e con l’Italia è ulteriormente avvalorata da quanti, circa il 37%, ritengono che conoscere il nostro Paese “in presa diretta” abbia generato un’idea superiore alle aspettative. Gli operatori economici esteri, in maniera pressoché unanime, valutano dunque positivamente il soggiorno, definendo “ottima” l’impressione complessiva del Paese nel 55% dei casi e “abbastanza positiva” nel 39,5%. È in ambito agroalimentare, edilizio e finanziario che l’Italia viene considerata un possibile partner d’affari con frequenza maggiore rispetto alla media complessiva degli intervistati. L’indagine individua quattro tipologie di “viaggiatori”, che si caratterizzano per abitudini di consumo, di approccio culturale e di valutazione complessiva dell’Italia differenti, e soprattutto per una personale rielaborazione dell’esperienza di viaggio e della sua valenza: gli “innamorati”, entusiasti del viaggio, che ritengono l’esperienza in Italia al di sopra delle aspettative; i “solo per interesse”, che vivono il viaggio come momento di business e che ritengono il contesto italiano favorevole per la realizzazione dei propri interessi economici non solo nei settori tradizionali delle nostre produzioni ma di recente anche per quelli più innovativi; i “non solo business”, il segmento più critico nei confronti dell’Italia, in cui la componente di leisure è maggioritaria e dichiarano di preferire il nostro Paese più come meta turistica che come partner d’affari stigmatizzando alcuni nodi critici italiani, quali le carenze infrastrutturali e il tema della sicurezza; i “vecchi amanti”, con rapporti ormai consolidati con il nostro Paese e una profonda conoscenza della cultura e della lingua, si mostrano, infine, decisamente propensi a fare business con imprese italiane. Questi profili rappresentano un target di riferimento per le politiche promozionali dell’offerta turistica italiana e, più in generale, del Sistema Paese. “Ormai si è compreso che il turismo non è un settore economico a sé stante, ma una leva strategica per promuovere il Paese e le sue eccellenze – sottolinea Renato Viale, Presidente di Isnart – “Dobbiamo ora pensare in modo più condiviso e coeso a disegnare politiche per il territorio che non escludano la valorizzazione turistica ma che la raccordino con le altre politiche di sviluppo locale”. .  
   
 

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