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Notiziario Marketpress di Martedì 17 Febbraio 2009
 
   
  CROMOFOBIE PERCORSI DEL BIANCO E DEL NERO NELL´ARTE ITALIANA CONTEMPORANEA 14 FEBBRAIO - 31 MAGGIO 2009

 
   
  Pescara, 17 febbraio 2009 - Dal 14 febbraio al 31 maggio 2009 l´Ex Aurum di Pescara, affascinante struttura progettata da Giovanni Michelucci negli anni Trenta, ospita la mostra "Cromofobie, percorsi del bianco e del nero nell´arte italiana contemporanea". La mostra, curata da Silvia Pegoraro, è realizzata dalla Regione Abruzzo e dal Comune di Pescara nell´ambito di un progetto pilota della Parc - Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l´architettura e l´arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, intitolato "Sensi Contemporanei", con la collaborazione del Ministero per lo Sviluppo Economico e della Biennale di Venezia. L´idea della mostra dedicata ai "Percorsi del bianco e del nero nell´arte italiana contemporanea" è nata dalla fascinazione esercitata sulla curatrice dal grande "Tunnel" optical di Getulio Alviani, presente all´interno dell´Ex Aurum di Pescara. Si tratta di una grande opera-ambiente, fondata su una semplicissima e complessa interazione ottico-mentale tra il bianco e il nero. "Mi auguro - scrive Silvia Pegoraro - che questo grande lavoro di Alviani, racchiuso nel cuore dell´edificio di Michelucci, anzi, ormai parte di esso, possa essere universalmente e durevolmente interpretato come il segno e il simbolo della vocazione artistica di questo luogo: della sua splendida vocazione ad ospitare eventi d´arte e cultura di grande valore e di ampio respiro. Eventi che superino il corto raggio degli interessi e delle competenze di una sia pur vivacissima provincia. Perché la forza di un territorio si misura dal suo sapersi idealmente allargare, fino ad abbracciare ciò che è apparentemente lontano, ciò che sta oltre l´ambito locale (o localistico), catturandone, sapientemente, l´attenzione, l´energia, le risorse. " La mostra "Cromofobie" vuole essere una panoramica significativa della presenza del bianco e del nero nell´arte italiana contemporanea, dal dopoguerra ad oggi, a partire cioè da espressioni storicizzate del bianco e del nero nell´arte, sia iconica che aniconica, sino ad arrivare agli sviluppi più attuali delle ricerche sul bianco e il nero, nelle giovani generazioni. Saranno presenti 76 artisti, ed esposte circa 130 opere, per costruire un percorso storico-tematico che vada, appunto, da lavori già "storicizzati" ai lavori di artisti delle ultime generazioni. Solo per citarne alcuni: Enrico Baj, Alberto Burri, Enrico Castellani, Giuseppe Caporossi, Gino De Dominicis, Lucio Fontana, Ezio Gribaudo, Piero Manzoni, Gastone Novelli, Giuseppe Santomaso, Angelo Savelli, Mario Schifano, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato e Emilio Vedova. Non dimentichiamo Carla Accardi, Domenico Bianchi, Luigi Boille, Nicola De Maria, Omar Galliani, Jannis Kounellis, Fabio Mauri, Gianfranco Notargiacomo, Nunzio, Oliviero Rainaldi, Giuseppe Spagnulo, Marco Tirelli e Gilberto Zorio, e fra i giovani Andrea Chiesi, Paolo Grassino, Luca Pancrazzi e Gino Sabatini Odoardi. Il bianco e il nero possono significare l´assenza o la somma di tutti i colori, e nel Novecento assurgono a simbolo della tautologia, categoria fondamentale e fondante di tanta arte del Xx secolo, tutta più o meno legata a una radice "concettuale" in senso lato, dal Quadrato bianco su fondo bianco di Malevi? al bianco "assoluto" di Ryman, ai neri di Burri e di Reinhardt. Molti artisti contemporanei usano il bianco e il nero con una forte consapevolezza della tensione che questi non-colori determinano, perché di fronte al vuoto o al silenzio lo spettatore è preso da una sorta di vertigine che può sgomentare oppure può innescare uno stimolante meccanismo di ricerca, inconscia o consapevole, tale da mettere in moto tutte le sensibilità emotive e logiche, evocative e mnemoniche, come in una sorta di percorso iniziatico. L´"assenza visibile di colore" e "la fusione di tutti i colori", parimenti rintracciabili nel bianco e nel nero, diverranno per Vasilij Kandinskij e Kazimir Malevi? oggetto di una costante riflessione che, trascendendo le considerazioni puramente coloristiche, coinvolgerà il gesto artistico nella sua interezza. E così pure per Paul Klee, nel suo continuo parallelismo tra pittura e musica, che lo porta alla realizzazione di opere celebri come Bianco polifonicamente incorniciato (1930). Nel dopoguerra trovano espressioni di straordinario interesse, soprattutto nelle varie forme di "astrattismo": dal primo Rauschenberg a Tobey, a Twombly, dal materismo di Burri al segno-scrittura di Novelli, allo spazialismo di Fontana, con le sue derivazioni in Manzoni, Castellani, Bonalumi, Scheggi, e nell´arte optical, con Alviani o Colombo. Ma anche nella figurazione la presenza del bianco e del nero è oltremodo significativa e suggestiva, come in certe esperienze legate in qualche modo al "Pop", come quelle di Schifano e di Lombardo, o in grandi "inclassificabili" come De Dominicis. .  
   
 

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