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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 18 Marzo 2009 |
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CARCERE : PROGETTO A MARASSI INSEGNA A CONVIVERE CON L’HIV SONO 37 I DETENUTI AFFETTI DA AIDS CONCLAMATO NEL CENTRO CLINICO DELLA CIRCONDARIALE DI MARASSI CHE CON 700 DETENUTI È DI NUOVO IN PIENO SOVRAFFOLLAMENTO, CON FORTI CARENZE NELL’ORGANICO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA.
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Genova, 18 marzo 2009 - Il progetto di informazione sull’Hiv in carcere “è un investimento di salute pubblica - ha detto l’infettivologo Emanuele Pontali - perché offre informazioni proiettate anche al futuro, nella società a fine pena, dei detenuti con conoscenze e strumenti di prevenzione utili anche fuori da queste mura dove il rischio di contagio è molto più ridotto e dove chi entra ha la possibilità di fare analisi e test sull’Hiv, sull’epatite B e C e sulla Tbc che permettono di diagnosticare eventuali casi. ” Il problema delle malattie trasmissibili in carcere riguarda soprattutto le epatiti virali, contratte in particolare attraverso i tatuaggi praticati clandestinamente, in modo promiscuo, con punte di penne biro applicate alle testine rotanti dei lettori di cassette musicali, come sanno gli agenti che hanno sequestrato diverse di queste macchinette artigianali. “I tatuaggi hanno un significato identitario, di appartenenza ad un gruppo con cui i detenuti rispondono, in modo assolutamente sbagliato e rischioso, alla neutralizzazione della propria identità in carcere” ha detto il direttore Mazzeo che a margine della presentazione del progetto Hiv & Carcere con l’assessora provinciale Milò Bertolotto e il Coordinamento ligure persone sieropositive ha fornito una serie di dati sulla Casa Circondariale, una delle quattro in Italia ad avere una specifica “Sezione Hiv per affrontare questa patologia con gli strumenti più adeguati. ” Negli ultimi cinque anni sono stati 260 i detenuti con infezione Hiv (sieropositivi o ammalati di Aids) transitati dal penitenziario di Marassi, dove attualmente sono ottanta le persone ricoverate nel centro clinico, di cui 37 con Aids conclamato e 25 sottoposte invece a regime di ‘grande sorveglianza’ per prevenire i rischi di suicidio. Il carcere genovese oggi è di nuovo strapieno, con una popolazione di 700 detenuti, il doppio rispetto ai 360 del primo periodo dopo l’indulto e a fronte di una capienza ufficiale di 400 persone e in ogni cella, quattro metri di lato, ci sono da cinque a nove detenuti. Il direttore Mazzeo ha anche ricordato che “la Polizia Penitenziaria continua ad avere pesantissime carenze di personale, perché sulla carta l’organico è di 400 effettivi, ma ne mancano cento e altri settanta sono distaccati in varie parti d’Italia. ” . |
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