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Notiziario Marketpress di
Giovedì 28 Settembre 2006 |
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RADIO 1 RAI: MARIO BOSELLI, PRESIDENTE DELLA CAMERA NAZIONALE DELLA MODA ITALIANA AL COMUNICATTIVO DI IGOR RIGHETTI “LA MODA MERITEREBBE DI PIÙ PERCHÉ È UN’ECCELLENZA ITALIANA” GIOVEDÌ 28 SETTEMBRE ALLE 15.35
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Ecco un estratto dell’intervista. Il mondo della moda è contraddistinto da una forte velocità nei mutamenti e nelle iniziative. Come giocare in anticipo per vincere la concorrenza internazionale? Creatività alla base di tutto perché la nostra eccellenza è il prodotto che può essere facilmente veicolato se trasferiamo verso il mondo intero lo stile di vita italiano che è un plus che dobbiamo giocarci bene. Quali strutture intervengono per aiutare le aziende della moda a innovarsi e a collocarsi sui mercati? Ahimé, di strutture vere e proprie abbastanza poche. La Camera nazionale della moda italiana, come associazione rappresentativa del settore, fa tutto quello che può fare, che è tanto, anche perché organizza due volte all’anno “Milano moda donna” e “Milano moda uomo”. Per quanto riguarda altre strutture abbiamo una buona collaborazione con il Comune di Milano, abbiamo un sostegno per le iniziative dei giovani da parte della Camera di commercio, industria e agricoltura del capoluogo lombardo e, quando capita, si riesce a fare qualcosa di buono con l’Ice. Però, per essere onesti, la moda meriterebbe di più perché è un’eccellenza italiana. C’è un piano strategico di sviluppo per far evolvere il mondo industriale della moda? Abbiamo un nostro piano che si basa su tutta una serie di azioni micro e macro. Micro nel senso che sono soprattutto interne al Paese e relative alla politica industriale. Macro dal punto di vista della promozione del nostro prodotto all’estero, soprattutto in quei mercati nuovi, dove c’è una maggiore possibilità di crescita. Mi riferisco ai mercati lontani, dove ci sono nuovi consumatori, dove il prodotto interno lordo in quei Paesi cresce di oltre il 3 per cento, ma spesso anche del 5-6 e 9 o 10 per cento come in Cina e dove riteniamo che si debba investire di più rispetto a quelle nazioni in cui siamo già conosciuti. Alla fine degli anni Settanta Milano mise in campo i cosiddetti “Grandi creatori” che furono anche grandi comunicatori a livello internazionale. E oggi? Quei “Grandi creatori”, quei grandi comunicatori, ci sono ancora tutti, nel senso che sono ancora protagonisti. Quello che ci dobbiamo chiedere è la continuità, cioè la generazione successiva, anche perché non è che non ci siano buoni creativi o dei buoni stilisti, ma emergere oggi in un mondo affollato è molto più difficile rispetto agli Anni ’70 e giù di lì. Quindi, dobbiamo essere molto attenti ai nuovi fenomeni perché di tutto abbiamo bisogno salvo di un vuoto di creatività e di innovazione. . |
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