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Notiziario Marketpress di Mercoledì 15 Aprile 2009
 
   
  PRESENTATO A VERONA IL PROGETTO DIPENDENZE. ASSESSORE VALDEGAMBERI: NECESSARIA UNA NUOVA CULTURA SOCIALE

 
   
  Verona, 15 aprile 2009 - Presentato a Verona, presso la sede dell’Ulss 20 dall’assessore regionale alle Politiche Sociali, Stefano Valdegamberi, il “Progetto Dipendenze 2009”, con il quale la Regione del Veneto ha definito gli obbiettivi e le strategie per combattere l’abuso di alcool, tabacco, eroina, cocaina, ecstasy e altre sostanze psicoattive tra la popolazione e in particolare tra i giovani e giovanissimi. Tra queste generazioni infatti, l’uso e l’abuso di sostanze tossiche e psicoattive è andato via via aumentando, con conseguenze che mettono a rischio i progressi ottenuti relativamente allo stato di salute della popolazione veneta. Per cercare di intervenire ed affrontare questa emergenza, la Regione del Veneto ha inteso elaborare questo progetto, individuando le aree e le azioni prioritarie di intervento, i criteri per l’organizzazione e lo svolgimento delle attività sanitarie e sociali, indicando, altresì, le modalità della loro integrazione e precisando i rapporti tra gli enti locali, le famiglie e tutti i soggetti pubblici e privati presenti nel territorio. Anche in Veneto, il fenomeno della diffusione ed uso di sostanze stupefacenti e psicotrope è caratterizzato da una forte evoluzione verso l’introduzione nei consumi di sostanze stimolanti, quali la cocaina e i vari tipi di anfetamine, con modalità, comportamenti e rituali sociali sempre più tollerati e “normalizzati” all’interno di vari contesti dell’intrattenimento, sportivo, scolastico, lavorativo. Da qui l’esigenza di una forte integrazione tra politiche sanitarie e sociali in un contesto unitario di programmazione. L’obbiettivo del progetto è quello di educare per contrastare le conseguenze di stili di vita fortemente condizionati da specifiche forme di dipendenza, che costituiscono rilevanti fattori di rischio per la salute. Educare i giovani ad assumere comportamenti corretti e promuovere stili di vita sani, significa, infatti, prevenire forme di dipendenza, depressioni e disturbi del comportamento. Attualmente il sistema veneto delle dipendenze si articola in 21 Dipartimenti (funzionali) per le dipendenze, 38 Servizi per le Tossicodipendenze (Ser. T), 5 Comunità Terapeutiche pubbliche, 32 Enti Ausiliari, oltre 600 gruppi di auto aiuto e oltre 60 Associazioni di Volontariato. Il progetto, che ha una valenza triennale, può contare su 3 milioni 150 mila euro annui per azioni di prevenzione, di cui il 30% per iniziative di interesse regionale e il 70% per iniziative realizzabili in ambiti territoriali-Ulss. In particolare gli interventi riguarderanno la prevenzione selettiva, i trattamenti innovativi riferiti a vecchie e nuove dipendenze con attenzione alle fasce adolescenziali, il reinserimento socio lavorativo, l’attività di comunicazione e informazione. “Si tratta – ha sottolineanto l’assessore Valdegamberi – di un progetto che prevede una programmazione non solo di cura, ma anche e soprattutto di cultura e di educazione. E’ necessario, infatti, recuperare tra i giovani il senso di responsabilità e la consapevolezza che l’uso di fumo, alcool e droghe è sempre e comunque dannoso non solo per sé, ma anche per gli altri. Noi – ha sottolineato Valdegamberi – potremmo anche aumentare a dismisura le risorse per le cure e l’informazione, ma se alla base non vi è questa consapevolezza otterremo scarsi risultati. E’ necessario cambiare il modo di concepire la nostra vita e il mondo che ci circonda, è necessario aumentare tra i giovani il senso di responsabilità”. A questo proposito l’assessore ha voluto fare un appello ai genitori, primi responsabili dell’educazione dei figli, affinché i giovani recuperino il senso del dovere, “dove nulla è dovuto e dove tutto si ottiene con sacrificio ed impegno. Credo – ha concluso Valdegamberi – che il volontariato sia una grande palestra sociale e dove chi si impegna difficilmente cade preda di tossicodipendenze, per cui esorto i genitori ad indirizzare i propri figli ad una qualche esperienza di volontariato”. .  
   
 

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