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Notiziario Marketpress di Martedì 21 Aprile 2009
 
   
  PONTE DI MESSINA, TRIPODI: “CHE RAZZA DI GOVERNO È QUESTO CHE PENSA DI ACCELERARE LA REALIZZAZIONE DI UN’OPERA PROPRIO IN UNA ZONA AD ALTO RISCHIO SISMICO?”

 
   
  Reggio Calabria, 21 aprile 2009 - “Il Governo non cambia marcia neanche di fronte al disastro che ha causato distruzione e morte in Abruzzo e continua a pensare alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera inutile e dannosa, invece di concentrare le risorse per la ricostruzione nelle zone colpite dal sisma e più in generale alla messa in sicurezza dei territori a rischio”. Lo afferma, in una nota dell’ufficio stampa della Giunta regionale calabrese, Michelangelo Tripodi, assessore all’Urbanistica e Governo del Territorio, in merito alla notizia dell’accordo siglato tra Stretto di Messina Spa e Eurolink che prevede “di procedere con rapidità alla progettazione esecutiva del Ponte entro il primo semestre 2010”. “Ma che razza di Governo è mai questo? Mentre il Paese è martoriato da tragedie come quella accaduta in Abruzzo - si chiede Tripodi - piuttosto che sostenere con estremo vigore e a tutti i livelli un piano per la messa in sicurezza, il recupero e la valorizzazione sostenibile del territorio, vuole accelerare la realizzazione del Ponte proprio in una delle zone a più alto rischio sismico d’Italia”. “Quanto sta accadendo - aggiunge l’assessore - è di una gravità assoluta, è a dir poco vergognoso. Perfino il sindaco di Reggio Calabria Scopelliti, noto fautore del Ponte, si è unito a quanti, già da tempo, pongono il problema comunque di sospendere le procedure per la realizzazione dell’opera”. Tripodi ribadisce “l’assoluta necessità di nuova politica fondata sulle regole e sulla legalità che guardi al territorio, all’ambiente e al paesaggio come risorse e opportunità di tutela e di sviluppo dell’intero Paese”. “Non è possibile - sostiene - che anche di fronte a simili tragedie non ci si renda conto di quanto di ingiusto è stato inferto al territorio e si cerchi di correre ai ripari. Da più parti, infatti, dopo quanto è successo in Abruzzo, si è chiamata in causa la mano dell’uomo, delle istituzioni preposte, delle autorità a tutti i livelli, ritenute responsabili delle situazioni di degrado e di dissesto idrogeologico in cui vivono tanti Comuni del nostro Paese, soprattutto al Sud. Una contestazione forte, così come avvenne in altre simili tragedie che costellano tristemente la storia del nostro Paese, a cui il Governo Berlusconi risponde sprecando altre risorse per la progettazione di un’opera faraonica, inutile e devastante dal punto ambientale, che dovrebbe poggiare i suoi pilastri su un territorio contrassegnato da bollino rosso e già tristemente noto per i catastrofici sismi che si sono succeduti nei secoli”. “Quello che dovrebbe essere ben chiaro una volta per tutte - prosegue Tripodi - è che l’unico modo per difendersi da fenomeni così devastanti come i terremoti, le alluvioni e le altre calamità naturali, sono gli interventi di prevenzione, interventi che possono evitare vittime e danni, come è successo nei giorni scorsi in Abruzzo. Una seria attività di prevenzione e di difesa che si fa solamente attraverso programmi organici di messa in sicurezza e consolidamento del patrimonio edilizio pubblico e privato concentrando, quindi, gli investimenti in questa direzione e sapendo che questo rappresenta la priorità assoluta se davvero si vuole rispettare il territorio”. “Per questo è necessario ribadire per l’ennesima volta - sostiene infine l’assessore Tripodi - la netta contrarietà a opere faraoniche e inutili come il Ponte sullo Stretto di Messina i cui finanziamenti devono essere dirottati elusivamente per la messa in sicurezza e il recupero del patrimonio edilizio esistente e del territorio. Bisogna smetterla di sperperare nuovo denaro pubblico per un progetto che non ha ancora nulla di definitivo, ma solo tanti dubbi e tantissimi rischi sulla sua fattibilità. Occorre una seria politica di interventi per la manutenzione, messa in sicurezza, riqualificazione e recupero del patrimonio edilizio pubblico e privato” .  
   
 

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