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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 29 Aprile 2009 |
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POLITICHE PER LA SALUTE - LA GIUNTA DELL’ EMILIA ROMAGNA APPROVA LINEE GUIDA CONTRO L´AVVELENAMENTO DEGLI ANIMALI: PROCEDURE UNIFORMI, PIÙ INFORMAZIONE E COORDINAMENTO SIA PER LA PREVENZIONE CHE PER GLI INTERVENTI DI REPRESSIONE
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Bologna - Procedure uniformi, più informazione, maggiore coordinamento per contrastare il fenomeno dei “bocconi avvelenati”. La Giunta regionale ha approvato le Linee guida per la lotta agli avvelenamenti degli animali, pratica che – malgrado la recente normativa preveda anche il carcere - non mostra importanti flessioni. Il provvedimento definisce le procedure da seguire in tutto il territorio regionale con l’obiettivo di monitorare il fenomeno, favorirne la prevenzione e dare più efficacia agli interventi di repressione. Viene introdotto un unico percorso operativo, a partire dalla raccolta dei reperti fino all’identificazione e analisi di bocconi avvelenati o di animali deceduti per sospetto avvelenamento e agli interventi di bonifica con anche la partecipazione di volontari appositamente formati. E sono definiti i compiti e il ruolo di ciascuno dei soggetti coinvolti: Servizi veterinari delle Aziende Usl, Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-romagna, Corpo forestale dello Stato. L’obiettivo è arrivare alla mappatura e al censimento degli avvelenamenti, dei prodotti tossici utilizzati, dei tipi di esca adottati. La definizione di una procedura unica e uniforme in tutta l’Emilia-romagna ha anche lo scopo di sviluppare un maggiore coordinamento nella vigilanza del territorio da parte delle forze di polizia. A sostegno delle Linee guida sono anche previste iniziative informative e di sensibilizzazione, tra le quali una campagna informativa rivolta ai cittadini, che riguarderà non solo la violenza dell’azione (la morte degli animali, provocata dopo enormi sofferenze), ma anche i rischi per la salute pubblica e per l’impatto ambientale (gli animali avvelenati possono essere preda di altri animali; alcuni veleni persistono nell’ambiente e possono raggiungere le falde acquifere). Le linee guida sono state elaborate dalla Commissione per la lotta agli avvelenamenti: oltre alla Regione (Assessorato Politiche per la salute, Assessorato all’Agricoltura), vi hanno partecipato il Corpo forestale dello Stato, l’Istituto zooprofilattico sperimentale, rappresentanti delle Province, associazioni animaliste, venatorie, di tartufai, Ordine dei medici veterinari. Il testo approvato dalla Giunta si affianca all’ordinanza del 18 dicembre 2008, firmata dal Ministero del lavoro, della salute, delle politiche sociali , che affida ai sindaci dei Comuni la responsabilità degli interventi nei casi di avvelenamento di animali e alle Prefetture l’attivazione di specifici tavoli di coordinamento. La raccolta e la classificazione dei "reperti": bocconi avvelenati, animali deceduti per sospetto avvelenamento Il provvedimento adottato dalla Regione Emilia-romagna definisce un unico percorso operativo per la raccolta dei reperti, per l’identificazione e l’analisi di bocconi avvelenati o di animali deceduti per sospetto avvelenamento, per dare sistematicità ai dati acquisiti. E definisce i ruoli dei diversi soggetti: Aziende Usl, Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-romagna, Corpo forestale dello Stato. L’obiettivo è arrivare alla mappatura e al censimento degli avvelenamenti, dei prodotti tossici utilizzati, delle modalità di esca adottate. In particolare, il Servizio veterinario delle Aziende Usl effettua una prima valutazione dei casi di avvelenamento e tiene traccia delle segnalazioni; l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-romagna ha il compito delle analisi di laboratorio per le quali la Regione Emilia-romagna ha stabilito un ulteriore stanziamento di 20. 000 euro; il Corpo forestale dello Stato è il terminale ultimo della procedura, per la raccolta di tutti i dati. Dati che vengono inseriti in un unica scheda/modulo per la segnalazione dei casi, allegata alle linee guida regionali. Punto di riferimento per i cittadini, per qualsiasi segnalazione, è il veterinario di fiducia o il veterinario dell’Azienda Usl. La vigilanza per contrastare il fenomeno. La definizione di una procedura definita e unica per tutto il territorio regionale ha anche l’obiettivo di sviluppare un maggior coordinamento tra i soggetti deputati alla vigilanza (il Corpo Forestale dello Stato, le polizie municipali e provinciali, la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza) e favorire una più efficace vigilanza del territorio. L’impegno delle Forze di polizia è spesso reso inutile dalla difficoltà di cogliere in flagrante i responsabili di questi reati, dalla scarsa sensibilizzazione a denunciarli, dalla mancanza di una raccolta organica di dati sul fenomeno. Gli interventi di bonifica, la formazione. Il documento regionale stabilisce inoltre che le aree dove sono state ritrovate esche avvelenate siano segnalate con appositi cartelli e siano oggetto di bonifica. E’ in fase di sperimentazione la formazione di volontari cui affidare gli interventi di bonifica con il contributo di cani appositamente addestrati: il progetto, che punta a offrire uno strumento in più in tal senso ai Comuni, è condotto dalla Regione con la Protezione civile. Per la bonifica, i Comuni possono avvalersi di squadre di volontari, cui sia data la possibilità di intervenire con il contributo di cani appositamente addestrati. I Servizi veterinari delle Aziende Usl sono impegnati nella formazione delle forze di polizia e delle squadre di volontari cui sono affidati gli interventi di bonifica. Le iniziative di sensibilizzazione. Nel corso del 2009 verrà realizzata una campagna regionale per informare e sensibilizzare i cittadini. In particolare per spiegare cosa fare e a chi bisogna rivolgersi nel caso di esche sospette o nel caso di sospetto avvelenamento di animali. Verranno inoltre programmati percorsi didattici nelle scuole, per favorire negli studenti la consapevolezza di un rapporto rispettoso nei confronti degli animali. Materiali informativi saranno destinati alle Forze dell’Ordine e ai veterinari (pubblici e privati) per fornire un quadro del fenomeno, anche rispetto ai rischi di salute pubblica e al benessere animale. Come riconoscere i bocconi avvelenati. Polpette, fette di prosciutto, cotenne, colli di pollo, spugne. Questo l’elenco delle insidie, tra le esche utilizzate negli avvelenamenti di cani e gatti o animali selvatici. Una tecnica da sempre utilizzata per la risoluzione delle controversie o per vendette di vicinato. In passato era anche consentita dalla normativa per eliminare la fauna selvatica (definita nociva) che poteva ostacolare l’attività venatoria o l’allevamento di determinate specie. Sono in prevalenza pesticidi ed erbicidi i veleni utilizzati. In cima a questa lista i carbammati, nel 2007 riscontrati nel 38% dei casi esaminati in Emilia-romagna dall’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-romagna e che producono paralisi muscolari e morte per insufficienza respiratoria. Altri pesticidi sono composti fosforati e clorurati. E la metaldeide, utilizzata in agricoltura e nel giardinaggio. Le sanzioni previste dalla normativa, la legge regionale 27/2000 Uccidere animali selvatici o animali domestici con esche avvelenate è punito con il carcere: da tre a diciotto mesi (articolo 544 bis del codice penale, modificato con la legge 189/2004). Il maltrattamento di un animale comporta la reclusione da tre mesi a un anno o la multa da 3. 000 a 15. 000 euro (articolo 544 ter, pena aumentata della metà se i maltrattamenti provocano la morte). L’articolo 674 del codice penale punisce chi getta sostanze tossiche nel suolo pubblico. Con la legge 27/2000 (“Nuove norme per la tutela e il controllo della popolazione canina e felina”), la Regione Emilia-romagna promuove programmi e iniziative per contrastare atti di crudeltà e maltrattamenti nei confronti degli animali. . |
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