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ACQUA: POCA E PIÙ CARA. UNA INDAGINE INTERNAZIONALE

Milano, 18 novembre 1998 - Secondo una indagine internazionale della National Utility Service (NUS), salvo che in Australia (-39. 40% a lire 885 al metro cubo), Finlandia (-6. 21% a 1222 lire) Svezia (-2. 2% a 1030 lire), USA (- 1, 42% a 911 lire ) e Francia (-0. 85% a 2186 lire), il costo medio dell'acqua per uso commerciale (esclusi canoni di fognatura, depurazione e imposte) è in crescita nel 1998 in numerosi Paesi, in particolare in Sud Africa (+22, 76% a 827 lire), Belgio (+21, 38% a 2737 lire ), Germania (+15, 22% a 3386 lire, costo più elevato nel mondo), Danimarca (+12, 5% a 2907 lire), Irlanda (+6, 94% a 1118 lire), Regno Unito (+6, 26% a 2097 lire), Canada (+4, 2 % a 714 lire, costo medio più basso del mondo), Olanda (+2, 15% a 2228 lire). Mentre in Spagna (1010 lire a metro cubo) non si è avuta alcuna variazione, in Italia si è registrato il minore aumento mondiale, pari a +1, 34% a 1347, 6 lire per metro cubo. Con oltre 3050 lire al metro cubo, Palermo si conferma fra le grandi città italiane come quella in cui l'acqua è più cara (oltre il doppio rispetto alla media nazionale di circa 1348 lire). Milano, invece, con 450 lire per metro cubo, rimane la città meno cara, con costo a poco più di un terzo rispetto alla media nazionale. Al secondo posto tra le città più care vi è Bologna (2461 lire), seguita da Torino, Firenze e Cagliari con tariffe comprese tra 1350 e 1500 lire. A Roma l'acqua costa 1333, 5 lire, a Napoli 1217, 4 (+3% sul 1997), Bari 1025 lire, Trieste 945, 4 (+5, 9%), Genova 769, 4 (+4, 8%) e Venezia 627, 4 lire (+5, 7%). Il costo italiano è gradualmente in ascesa negli ultimi anni: dal 1992 (lire 1073 per metro cubo) la crescita è stata di oltre il 25%. Nel 1998 l'Italia si è quindi collocata al settimo posto fra i maggiori Paesi sviluppati, scavalcando l'Australia, e continua a risalire posizioni nella classifica internazionale. Comunque, il costo rimane inferiore in Italia rispetto ai principali partner continentali: nuovi aumenti dovrebbero tuttavia rendersi necessari per far fronte agli ingenti investimenti necessari a modernizzare e potenziare la rete idrica italiana. Sempre secondo l'indagine NUS, i rincari degli ultimi due anni (dopo una stasi nel 1996, conseguente al blocco delle tariffe) non sarebbero ancora sufficienti ad assicurare un equilibrio economico "ai numerosi enti idrici in dissesto, nè a garantire risorse adeguate per i massicci investimenti necessari per migliorare l'intera rete, valutati in oltre 60. 000 miliardi di lire". Walter Bagnato, direttore commerciale di NUS Italia, ha affermato che "per molti anni il nostro Paese ha mantenuto tariffe inadeguate, inferiori di oltre il 50% rispetto ai maggiori partner europei: questa politica ha impedito l'ammodernamento del sistema idrico, provocando ingenti disavanzi nei bilanci di alcuni enti. Se l'Italia vorrà dotarsi di un sistema idrico adeguato, sarà inevitabile aumentare, anche in misura consistente le tariffe. Le aziende utenti, quindi, dovranno tenere sotto controllo questa voce di costo, che ha una incidenza molto rilevante specialmente per le realtà come cementifici, lavanderie, impianti di raffreddamento e per il settore alberghiero". Sempre secondo la NUS, una multinazionale che da oltre 60 anni cura il controllo e il risparmio dei costi energetici delle aziende (acqua, gas, elettricità, telecomunicazioni, prodotti petroliferi), la situazione idrica italiana "permane allarmante" e il 1998 non ha portato sostanziali miglioramenti. "Sono circa un terzo le famiglie italiane che non ricevono ancora con regolarità una fornitura d'acqua adeguata alle proprie necessità, per quantità insufficiente o per qualità". "Il cattivo stato della rete idrica in molte aree del Paese e la scarsa manutenzione -prosegue la NUS - provocano una elevata dispersione, stimata in circa il 30% dell'acqua immessa nel sistema, livello che non ha eguali in Europa. Anche dal punto di vista della depurazione, inoltre, l'Italia mostra gravi lacune: circa metà degli impianti di depurazione delle acque di scarico costruiti negli ultimi 20 anni non funzionano e il dissesto è particolarmente grave soprattutto nel Sud". NUS afferma pure che "alla radice della grave situazione idrica italiana c'è l'estrema frammentazione nella gestione di questa importante risorsa naturale che non trova riscontro in altri Stati europei. In Italia, infatti, ci sono oltre 10. 000 acquedotti che fanno capo a oltre 7000 enti differenti. La normativa che regola il settore è complessa e farraginosa e comporta spesso diversità di trattamento". "Ha prodotto finora scarsi risultati -prosegue NUS- anche la riforma varata dal Parlamento nel 1994, che non è ancora stata attuata da diverse Regioni (legge 36/94): la riforma va nella direzione di una concentrazione dei fornitori, creando bacini di utenza, ma è stata in gran parte disattesa. Un processo di riorganizzazione sarà prima o poi necessario: la rete idrica italiana dovrà connettere tra loro i vari bacini di utenza, dando vita ad 'autostrade dell'acquà. Solo cosi' sarà possibile garantire a tutto il territorio nazionale l'indispensabile approvvigionamento". Circa l'attività NUS, Bagnato ha detto che "la nostra consulenza alle aziende per pagare il prezzo giusto per il loro fabbisogno energetico, si basa sulla eliminazione del rischio di pagare costi in eccesso ed è realizzata attraverso un'analisi permanente delle fatture energetiche. Contrariamente a quello che si pensa, è possibile negoziare i prezzi di acqua, elettricità, gas e telefonia. Ogni utente ha diritto all'applicazione della tariffa a lui più favorevole, applicando tutte le possibilità previste dai contratti, spesso ignorate". "NUS- prosegue Bagnato - grazie ai suoi professionisti si occupa della riduzione delle spese energetiche dei suoi clienti, ottenendo le migliori tariffe in relazione alle singole specifiche esigenze: il nostro servizio si rivolge ad aziende, enti e comunità con consumo energetico superiore a 70 milioni di lire annui. I risparmi possono essere davvero consistenti: lo scorso anno una industria di Torino, seguendo i nostri consigli, è riuscita ad ottenere dal fornitore di acqua una riduzione del 20%". Con oltre 40. 000 clienti nel mondo, NUS controlla ogni anno circa 800. 000 punti di utenza fra tutti i tipi di energia (gas, acqua, elettricità, telecomunicazioni, prodotti petroliferi). Dal 1933, anno della sua nascita, NUS ha fatto risparmiare ai propri clienti complessivamente circa 3800 miliardi di lire. Negli ultimi 10 mesi, in particolare, i mille consulenti NUS attivi nel mondo hanno permesso alle imprese clienti di risparmiare 2000 miliardi di lire, pari a 200 miliardi l'anno.

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