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La nostra vetrina dei
L'esposizione dei
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BOLZANO OVEST-BOZEN WEST GABRIELE BASILICO A BOLZANO Bolzano ovest dallo sguardo fotografico di Gabriele Basilico. I principali interventi edilizi degli ultimi trent'anni nella "nuova città" colti da un obiettivo libero da pregiudizi che ne rivela l'identità e l'universalità. Bolzano, una città abituata da sempre ad essere due. Due culture, due stili di vita, due tradizioni. Ma anche due centri città: quello storico della città vecchia e quello creatosi intorno alla città nuova, quasi come se l'allargamento urbano a partire dal centro non fosse sfociato gradualmente in periferia, il cui degrado in tante città è direttamente proporzionale alla distanza dal centro. Questa particolare evoluzione viene indagata, nelle sue forme, percorsi e realizzazioni architettoniche attraverso questa mostra. Catalogo Charta. Formato cm 24 x 16,5; pp. 112; 46 illustrazioni in bicromia; legatura brossura; testi di AA; edizione italiano/inglese. Il libro documenta il percorso della mostra che costituisce il nuovo riuscito tentativo del fotografo, sicuramente tra i più conosciuti e apprezzati anche all'estero, di far affiorare la forza dei contesti eterogenei e discontinui delle realtà urbane marginali. Un invito a guardare lo scenario della città contemporanea abbandonando preconcetti e "visioni comuni". Info Prov. Bolzano - tel. 0471411230; Silvia Palombi Arte&Mostre - tel 026599891 silviapalombi@tiscalinet.it PULIRE IL TETTO DEL MONDO Grande l'impegno di un gruppo di professionisti specializzati in campo ecologico - il team LEVISSIMA FOREVEREST - impegnato in un'operazione di bonifica ambientale sul versante cino-tibetano della montagna più alta al mondo. Ripulire le aree del Campo Base (5000 m) e del Campo Base Avanzato (6400 m) dai rifiuti abbandonati nel tempo dalle spedizioni di alpinisti e trekker, e costruire un'isola ecologica, la più alta al mondo, per la raccolta differenziata, questo l'obiettivo. Sogno di ogni amante della montagna, l'Everest rappresenta da sempre una meta ambitissima: sono infatti migliaia le spedizioni che, nel corso degli anni, hanno voluto provare l'intensa e unica emozione di avvicinare i quasi novemila metri che separano la cima più famosa al mondo dal livello del mare. Un obiettivo tra l'altro veramente difficile da raggiungere: e' stato infatti stimato che su 100 scalatori che ogni anno affrontano l'Everest dal versante cino-tibetano, solo 10 riescono a raggiungerne la vetta. Ma proprio questa costante attività alpinistica, a cui si è aggiunto negli ultimi anni anche un forte passaggio di gruppi di trekker, e il basso rispetto ambientale di questi "visitatori" hanno trasformato alcune aree dell'Everest in vere discariche a cielo aperto. Migliaia di chilogrammi di rifiuti abbandonati degradano oggi la bellezza e l'unicità di questi luoghi, al punto che anche Edmund Hillary, il primo uomo ad aver conquistato la cima dell'Everest, ha dichiarato pubblicamente: "Ma ora per l'Everest qualcosa deve essere fatto. L'aspetto più evidente sta nei danni e nell'immondizia - tonnellate - abbandonata sulle montagne". Oltre alle operazioni di bonifica, è stata progettata la realizzazione di un'isola ecologica: un'area attrezzata con appositi contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti, a disposizione di chi frequenterà la zona nei prossimi anni. Tutte le operazioni sono state affidate alla società milanese Montana, specializzata in indagine e progettazione ambientale, eco-audit e interventi ambientali in area montana di alta quota e non. Il team LEVISSIMA FOREVEREST ha lavorato con una squadra di operatori locali (3 sherpa e un gruppo di operai tibetani), utilizzando gli yak con mezzo di trasporto animale. L'operazione ha ottenuto il pieno sostegno della Tibetan Mountaineering Association (TMA), l'organizzazione locale che dirige e controlla le attività alpinistiche ed escursionistiche nell'area dell'Himalaya Tibetano e che si occupa della gestione dell'Isola Ecologica e dello smaltimento dei rifiuti negli anni a venire. sito www.levissima.it Il monte Everest: un sogno raggiungibile Conquistarne gli 8848 mt di altitudine è stato per anni il sogno di ogni scalatore, un sogno iniziato nell'Ottocento, che si è infranto decine di volte di fronte alle difficoltà di questa montagna bellissima e piena di fascino. I Tibetani hanno sempre considerato l'Everest una montagna sacra, e per questa ragione soltanto nel 1910 il tredicesimo Dalai Lama accordò agli inglesi il permesso di scalarne la vetta. Con questa concessione il Dalai Lama desiderava ringraziare l'amministrazione britannica per l'ospitalità che gli era stata offerta dopo la sua fuga dal Tibet al Darjeeling onde sottrarsi alle pressioni cinesi. Dopo la conquista del Polo Nord e del Polo Sud, l'Everest era considerato il Terzo Polo del pianeta. Gli inglesi, che non erano riusciti nell'impresa di giungere per primi ai due poli, concentrarono la loro attenzione su questa destinazione, organizzando numerose spedizioni (tra le quali quella famosissima di Mallory e Irvine). Soltanto nel 1953 Sir Edmund Hillary, neozelandese e Tenzing Norgay, uno sherpa nepalese soprannominato "Tigre delle nevi", riuscirono a raggiungere la cima dell'Everest. Questo importante traguardo ha aperto la strada agli amanti dell'alpinismo estremo, che da quel momento si sono succeduti nella conquista della vetta più alta del mondo. E ognuno ha cercato di farlo a modo proprio: alcuni sono saliti senza ossigeno (nel 1978 l'italiano Reinhold Messner e l'austriaco Peter Habeler, dalla cresta Sud-Est), altri in solitaria (sempre Messner, nel 1980), altri ancora in coppia (Andrej e Marija Stremfelj, sloveni, il 10 luglio 1990 sono stati la prima coppia sposata a raggiungere la vetta insieme). C'è chi, invece, ha preferito misurarsi con il tempo: Kagzi Sherpa, in 20 ore e 24 minuti, detiene il record di salita più veloce dal versante sud, mentre la salita più rapida sul versante nord è dell'italiano Hans Kammerlander, che il 24 maggio 1996 ha raggiunto la vetta in 16 ore e 45 minuti dal campo base, scendendo poi con gli sci. Giovani e anziani (Lev Sarkisov con i suoi 60 anni e 161 giorni è la persona più anziana che ha raggiunto la vetta, mentre il sedicenne nepalese Shambu Tamang è il più giovane scalatore ad aver conquistato l'Everest), uomini e donne (la prima donna che ha effettuato con successo la salita è stata la giappponese Junko Tabei nel 1975, dalla cresta Sud Orientale) hanno provato l'emozione unica di toccare la vetta del mondo. Si calcola che in media ogni anno 300 alpinisti e circa 20.000 trekker scelgano come destinazione l'Everest. Ma cosa spinge queste persone ad avventurarsi in questa impresa dai tratti anche pericolosi? Sicuramente tra i tanti aspetti che affascinano gli amanti della montagna c'è l'alone di mistero che circonda l'origine dell'Everest, avvenuta circa 60 milioni di anni fa. Fossili di animali marini sono stati ritrovati a oltre 8000 metri, rafforzando la tesi che nel passato geologico le rocce dell'Himalaya si siano formate in un antico oceano. Ma se in questo caso ci troviamo nell'ambito delle ipotesi, gli scienziati concordano invece sul fatto che l'Himalaya, dalla fine dell'epoca glaciale, sia cresciuto in altezza dai 1500 ai 2000 metri, al ritmo di circa 7.5-10 cm l'anno. In altre parole, un metro ogni dieci anni, dieci metri ogni cento anni. La montagna più alta del mondo è quindi destinata a incrementare costantemente la sua posizione di "leader" tra le vette di tutto il mondo. L'Everest rappresenta per gli abitanti della zona un vero e proprio oggetto di culto e divinazione, un sentimento espresso anche nei nomi con cui viene identificato: in Nepal la montagna si chiama Sagarmatha, che significa "cima nel mare delle onde", in Tibet Chomolungma, che significa "dea madre dell'universo". Il nome con cui è invece conosciuta a livello planetario le è stato attribuito nel 1856 dalla britannica Royal Geographical Society, in onore di Sir George Everest, il direttore del Survey of India (l'Ufficio Trigonometrico e Geodetico dell'India) che si occupò delle prime misurazioni della vetta. Nella catena Himalayana di cui l'Everest fa parte, il clima è fortemente condizionato dall'effetto monsonico, caratterizzato da piogge, nevicate e bufere. Le stagioni ideali per avventurarsi nella scalata dell'Everest sono quindi quelle pre e post-monsoniche (maggio e ottobre). La media annua delle temperature sul Monte Everest può variare dai +30° diurni ai -40° notturni. Info tel. 02/773.361 tetto del mondo MADONNA DEL SASSO E SAN MAURIZIO D'OPAGLIO Tutti i giovedì sino al 5 settembre, l'Ecomuseo presenta un suggestivo tour sulla costa occidentale del lago d'Orta. Partenza in battello da Omegna alle ore 14.15, con possibilità di imbarco a Pettenasco e Orta. Trasbordo su bus a S. Filiberto di Pella per visitare il Museo del Rubinetto, il Santuario della Madonna del Sasso, la pesta per la canapa di Centonara ed un laboratorio artistico di Alzo. Rientro ad Omegna per ore 18.55. Quota di partecipazione £ 22.000 (€ 11,36). MUSEI APERTI 2000 Come negli anni passati l'Ecomuseo propone, fino al 17 settembre, il programma Musei Aperti 2000. È possibile accedere ai siti, negli orari e nei giorni non indicati, solo su prenotazione. L'iniziativa è realizzata con i contributi di: Regione Piemonte, Provincia di Novara, Provincia del Verbano Cusio Ossola, CCIAA Novara. Museo dell'arte della tornitura del legno, Pettenasco Evento centrale dell'anno dedicato al legno è stata l'inaugurazione, della nuova sede del museo, ubicata in un'antica torneria idraulica dell'Ottocento, già adibita a mulino. Presso il museo è possibile vedere non solo gli oggetti lavorati, ma anche le varie fasi di lavorazione del legno. Il recupero dell'edificio è dell'arch. G. Pasini, mentre l'allestimento è stato curato dagli architetti E. Sottsass e M. Ryan. Legate sempre al tema del legno sono due diverse mostre: "Di legno i balocchi", un'esposizione di giocattoli in legno allestita nella casa medioevale di Pettenasco. "Legno e din'torni: attività passata e presente dei tornitori del legno (gratagamul)", mostra fotografica di Enzo Franza sull'attività presente e passata dei tornitori del legno nell'area cusiana. La mostra è visitabile all'interno del museo. Il museo e le mostre sono aperti dal martedì alla domenica fino al 17 settembre (10-12; 14-18). Dal 12/08 al 20/08: (10- 12; 14- 22.30). Collezione Calderara di arte contemporanea, Vacciago di Ameno La Fondazione ospita una mostra temporanea dal titolo "Verifica in collezione n.3: Nuova Pittura e oltre", dedicata agli artisti che fanno capo al movimento. Interessanti le firme presenti alla mostra: Rodolfo Aricò con la sua "razionalità inquieta", Claudio Battaglia che presenta pitture analitiche di paesaggio, Riccardo Guarneri dove spazialità e luce si incontrano in dialogo armonico, Claudio Olivieri rigoroso e dinamico, allusivo e magico e Claudio Verna attento ad una pittura cosciente dei propri elementi costitutivi. La mostra sarà visitabile fino al 31 agosto dal martedì alla domenica (10 - 12; 15 - 18). La Collezione sarà aperta fino al 15 ottobre. Museo degli strumenti musicali a fiato, Quarna Sotto Aperto fino al 17 settembre. Da martedì a domenica (10 - 12; 14 - 18). Il Mulino, un'antica struttura per la molitura dei cereali recuperata nel 1999, è visitabile tutti i giorni; il martedì e il sabato (16-18) è in funzione. Giardino Alpinia, Alpino di Stresa Aperto fino al 15 ottobre. Da martedì a domenica (9,30 - 18). Lunedì 14/8 aperto. Museo del rubinetto e della sua tecnologia, San Maurizio d'Opaglio Aperto il venerdì (10 - 12; 14,30 - 17,30), fino al 17 settembre. Museo arti ed industria "Forum", Omegna Oltre alla collezione permanente è visitabile la mostra "Annibale Lanfranchi. Uno scultore si racconta", che propone un'interessante panoramica sul lavoro ricco di spunti e di passione dell'artista omegnese. Aperta fino al 17 settembre, da martedì a sabato (10,30 - 12,30; 15-19); domenica (15-18). Museo dell'Ombrello e del Parasole, Gignese Fino al 31 agosto è visitabile anche la mostra di pittura "Rassegna europea di Arti Contemporanee". Luglio e agosto: aperto tutti i giorni. Settembre: da martedì a domenica (10-12; 15-18). Aperto fino al 30 settembre. Alpe Selviana, Cooperativa "Il Glicine", Agrano di Omegna. Aperto tutti i giorni (13-17.30). Con possibilità di ristoro agrituristico. Gli associati all'Ecomuseo: Ass. "Laboratorio Arti Visive", Ass. Musicale "Accademia", Comune di Gravellona Toce, Comune di Madonna del Sasso, Comune di Orta San Giulio, Comunità Montana Cusio Mottarone, Comunità Montana Valstrona, Consorzio "Giardino Alpinia", Consorzio Cusio Turismo, Coop. Agric "Il Glicine", Fond. "A. Calderara" di Arte Contemporanea, Museo Arti e Industria, Museo del rubinetto e della sua tecnologia, Museo dell'arte della Tornitura del Legno, Museo dell'Ombrello e del Parasole, Museo di Storia Quarnese, Provincia del Verbano Cusio Ossola, Provincia di Novara. Ecomuseo del Lago d'Orta e Mottarone, Piazza Unità d'Italia 2 - 28028 Pettenasco (NO), tel. 0323/89622, fax 0323/888621, e-mail: ecomuseo@lagodorta.net http:// www.lagodorta.net PIRANESI & GOYA. Opere della Fondazione Antonio Mazzotta Milano, Fondazione Antonio Mazzotta (Foro Buonaparte 50) fino al 10 settembre 2000 Per informazioni. Tel. 02.878197, fax 02.8693046; www.mazzotta.it e-mail mazzotta@iol.it Ufficio stampa: tel. 02-878380; e-mail: mazzotta.uff.stampa@iol.it Catalogo di Piranesi con testi di Luigi Ficacci e Augusta Monferini (200 pp., L. 50.000 in libreria, L. 30.000 in mostra) Catalogo di Goya con testi di Tulliola Sparagni (120 pp., L. 35.000 in libreria, L. 20.000 in mostra) In mostra i due cataloghi saranno venduti insieme a L. 40.000. La mostra estiva della Fondazione Antonio Mazzotta è dedicata alla ricchissima produzione grafica di due artisti, Piranesi e Goya, il cui trait d'union è la dedizione con cui esercitarono questa forma d'arte, in due momenti diversi della storia dell'arte. Le opere provengono dal fondo della Fondazione stessa. La rassegna è realizzata in collaborazione la Regione Lombardia, la Provincia di Milano/Settore Cultura e il Comune di Milano/ Settore Cultura, Musei e Mostre, con il contributo della Fondazione Cariplo e di Bayerische Vita e la collaborazione del Club La Repubblica. Sono esposte complessivamente 222 opere, di cui di Piranesi 80 fogli delle Vedute di Roma (1748-1775), una selezione di una trentina di fogli dalla serie delle Antichità romane (1754) e 10 matrici originali provenienti dalla Calcografia Nazionale di Roma; di Goya 80 fogli della serie dei Capricci (1799) nella prima edizione del 1799 e 22 fogli delle Follie (1815-24), nella terza edizione di Madrid del 1891. Si tratta di un appassionante viaggio attraverso le visioni fantasiose, eroiche e grottesche di Piranesi e Goya. Le incisioni sono il frutto di una incredibile sapienza artistica, attraverso un utilizzo molto originale della tecnica dell'acquaforte. Giambattista Piranesi (Mojano di Mestre 1720 - Roma 1778) architetto veneziano, come egli stesso amava definirsi durante il suo soggiorno a Roma, fu incisore, acquafortista e architetto profondamente legato sia all'ambiente veneziano che a quello romano. La vocazione all'architettura permea l'opera grafica di Piranesi dall'inizio alla fine della sua attività e in questo senso le Vedute di Roma costituiscono l'esempio migliore: iniziate nel 1748 senza l'intenzione di crearne un vero e proprio ciclo, vengono continuamente riprese lungo l'arco della sua vita in diversi rami e pubblicate fino al 1775, e di fatto costituiscono la sua opera più organica e grandiosa. In esse si intrecciano la conoscenza esatta dell'archeologia, la precisa strutturazione architettonica, che traeva spunto da un rigoroso studio dell'architettura degli edifici, fatta con puntiglio prima della realizzazione della Veduta, e l'inserzione dell'elemento "capriccioso" ottenuto con l'uso di varie morsure dell'acido sulle lastre di rame e tonalità cromatiche particolari. Alla "veduta secondo verità" Piranesi inserisce l'elemento "capriccioso" grazie alla tecnica dell'acquaforte, da lui usata con grande maestria e spregiudicatezza. Il ritorno più volte sullo stesso rame, già inciso, con rielaborazioni e l'uso variato degli inchiostri (alle volte con aggiunta di seppia) dà risultati di "colore" sorprendenti e effetti pittorici che rimandano alla sua radice veneta. L'imponente serie delle Antichità Romane, che conta 216 tavole, antecedente alle Vedute, testimonia lo studio accurato fatto da Piranesi sui resti dei monumenti della Roma antica, con una precisione metodologica tale da gettare le basi dell'archeologia moderna. In mostra verranno anche inserite 10 matrici originali delle Vedute e delle Antichità. I rami di Piranesi hanno un fascino se possibile superiore a quello dell'opera incisa, perché a chi le osserva consegnano, in tutta la sua immediatezza, la suggestione del fare artistico che le ha generate. I solchi variamente incisi, le tonalità del colore sul fondo della lastra di rame, insomma l'effetto entusiasmante e romantico della creazione saranno visibili grazie a questi veri gioielli messi a disposizione dalla Calcografia Nazionale che ne custodisce il fondo completo, acquistato da Gregorio XVI nel 1839 e collocato nella sede di via della Stamperia a Roma. Artista già affermato nel mondo della corte, Francisco Goya (Fuendetodos 1746 - Bordeaux 1828) nell'ultimo decennio del XVIII secolo vede la sua vita cambiare radicalmente a causa della sordità che lo colpisce nel 1792, isolandolo in una dimensione interiore del tutto nuova, che da quel momento contrassegnerà anche la sua arte. Significativamente la genesi dei Capricci, pubblicati nel 1799, si situa appunto tra il 1794 e il 1795 a immediato ridosso della malattia. Le acqueforti della serie superano d'un balzo l'eleganza rococò dei cartoni per gli arazzi di corte, la preziosità della ritrattistica e persino i primi passi figurativi nel regno della pazzia compiuti con la serie dei piccoli dipinti su latta. Le grandi creazioni di Francisco Goya cominciano appunto a partire dai Capricci. Ma il ciclo grafico non è solo una testimonianza dell'animo dell'artista, rivelano anche la sua appassionata partecipazione alla scena politica e sociale della Spagna. Attraverso il ricorso al fantastico e al grottesco, al "divertimento" intelligente della caricatura, Goya sferza i costumi dei suoi compatrioti e rivela l'arretratezza del paese con la denuncia della nobiltà corrotta e inutile, del clero bigotto, del popolo ignorante e superstizioso. Testimone attento delle vicende della Spagna, Goya passa indenne tra rivoluzioni e restaurazioni, in cui si consumano via via tutte le sue illusioni illuministiche. Così se i Capricci sono il primo dei suoi grandi e immortali capolavori, il ciclo delle Follie (inciso tra il 1815 e il 1824) chiude non solo l'opera grafica, ma in fondo lo stesso arco creativo dell'artista. Dominate da un generale sfondo nero che le apparenta ai famosi dipinti della "Quinta del Sordo" (la sua casa nei dintorni di Madrid), come i Capricci anche le Follie fanno esplicito ricorso al fattore evocativo del sonno-sogno, mescolando inestricabilmente la riflessione sulla situazione sociale a quella sulla natura umana, delle cui mostruosità Goya fu infaticabile ricercatore. La casa editrice Mazzotta pubblica per la mostra due cataloghi: il primo su Piranesi con testi di Luigi Ficacci e Augusta Monferini il secondo su Goya con testi di Tulliola Sparagni. Pagina 1 Pagina 2 Pagina 3 Pagina 4
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