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VENERDI
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Notiziario Marketpress di
Venerdì 13 Ottobre 2006 |
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FRIULI VENEZIA GIULIA / ‘LE TAVOLE DEL MAIALE’, GUSTOSA MANIFESTAZIONE GASTRONOMICA DEDICATA AL RE DELLA CUCINA INVERNALE, DAL 2 NOVEMBRE AL 28 FEBBRAIO 2007
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Alimento tradizionale della cucina del Friuli Venezia Giulia, considerato in epoca antica un simbolo di abbondanza, degradato durante il Medioevo periodo in cui era addirittura visto come personificazione del diavolo, il suino sulle tavole dei friulani ha sempre mantenuto un ruolo di primo piano. Di lui nulla andava perduto, dalle parti grasse del ventre che diventavano un saporito condimento chiamato saìn, a lis fricis, ossia le cicciole, piccoli pezzettini di grasso rosolato che insaporivano i prodotti semplici della terra, dalle patate al radicchio. Il re incontrastato delle mense friulane di un tempo, oggi viene rivalutato, fino a diventare una prelibatezza da gourmet. Per rendergli omaggio, anche quest’anno la Confcommercio della Provincia di Udine, in collaborazione con la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, organizza ‘Le tavole del maiale’, quarta edizione di una ormai rinomata rassegna gastronomica che vede riuniti 14 tra i più prestigiosi ristoranti di Udine e provincia e alcuni locali emergenti, impegnati a valorizzare e promuovere i sapori antichi e genuini della ricca tradizione agro-alimentare friulana. La rassegna si svolgerà dal 2 novembre 2006 al 28 febbraio 2007, accompagnando i buongustai durante i freddi mesi dell’autunno e dell’inverno. I ristoratori si cimenteranno nella preparazione di ghiottonerie tutte ispirate al maiale. Sulle tavole riccamente imbandite si potranno gustare antipasti a base degli immancabili prodotti della prelibata norcineria regionale (come il dolce prosciutto crudo di San Daniele e quello affumicato di Sauris, i diversi e saporiti salami della Carnia) e si troveranno i piatti classici della cucina tradizionale friulana a base di carne di maiale, quali il Muset e brovade (cotechino con la brovada, le tradizionali rape inacidite con strati di sale e vinaccia), Bollito misto di maiale con crauti, senape e cren, Toc in Braide con salsiccia, Purcit al Tazzelenghe (maiale cotto con una marinata in questo robusto vino rosso autoctono friulano), e altri piatti creativi ideati dalla fantasia degli chef per l’occasione, come Patè di maiale con mostarda di zucca, radic di mont e borlotti della Carnia, Strudel di filetto di suino alla mela Seuka e salsa al Refosco, Involtini ripieni alla salsiccia in foglia di verza su rostì di polenta. La manifestazione prevede, inoltre, divertenti e succulente serate a tema, con abbinamenti fra cibi, vini autoctoni friulani, racconti e conversazioni tenute da ospiti che interverranno a sorpresa. Ogni ristorante proporrà un menu degustazione, comprensivo di tre portate, dessert e l’abbinamento di due calici di vino (da 25 ai 40 euro). I commensali riceveranno in omaggio spezie ed erbe aromatiche, confezionate in sacchetti di tela dagli antichi motivi decorativi. Gli indirizzi dei locali che partecipano all’iniziativa, i menu, le ricette-simbolo di ciascuno, sono pubblicati in una piccola e gradevole guida, in distribuzione gratuita nei ristoranti aderenti all’iniziativa, che può essere richiesta alla Confcommercio della Provincia di Udine. Ecco, di seguito, l’elenco dei ristoranti che hanno aderito alla ghiotta manifestazione con la data delle serate a tema che vi saranno organizzate: Ai Celti di Gemona (10 novembre), Ai Cjastinars di Villa Vicentina, Al Bàcar di Fagagna (18 e 19 gennaio), Al Gambero di Palmanova (22 novembre), Alle Volte di Udine (24 novembre), Trattoria alle Betulle di Buia (9 novembre), Antica Trattoria Sguazzi di Tavagnacco (26 gennaio), Concordia di Udine (22 febbraio), Costantini di Collalto di Tarcento (1 febbraio), Hosteria alla Tavernetta di Udine (5 novembre), La Tavernetta di Malisana di Torviscosa (3 febbraio), Peres di Colloredo di Monte Albano (17 novembre), Prosciutteria dall’Ava di Udine (30 novembre), Villa Mabulton di Chiasiellis (3 dicembre e 2 febbraio). Per informazioni: Confcommercio della Provincia di Udine, tel. 0432. 538749, www. Ascom. Ud. It. I RISTORANTI de Le Tavole del Maiale 2006 – Hostaria Alla tavernetta, Udine, via di Prampero 2, tel. 0432. 501066; Antica Trattoria le Betulle, Buia Loc. Casali Leoncini 12, tel. 0432. 975836; Ai Celti, Gemona del Friuli, via Santa Lucia, 59, tel. 0432. 983229; Peres, Colloredo di Monte Albano, via I. Nievo 20, tel. 0432. 889000; Al Gambero, Palmanova, via Scamozzi 2, tel. 0432. 928461; Alle Volte, Udine, via Mercerie 6, tel. 0432. 502800; Prosciutteria Dall’Ava, Udine, piazza Bolzano 1, tel. 0432. 299455; Villa Mabulton, Chiasiellis (Mortegliano), via Morsano, 81, tel. 0432. 828902; Al Bàcar, Fagagna, via Umberto I, 29, tel. 0432. 811036; Antica Trattoria Sguazzi, Molin Nuovo, via Cividina 46, tel. 0432. 42363; Costantini, Collalto di Tarcento, via Pontebbana 12, tel. 0432. 792372; La Tavernetta, Malisana (Torviscosa), piazza della Fontana 8, tel. 0431. 92039; Concordia, Udine, piazza I Maggio 24, tel. 0432. 505813; Ai Cjastinars, Villa Vicentina, via Borgo Pacco 1, tel. 0431. 969037. . |
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VALLE D’AOSTA / DATI TURISTICI POSITIVI: IL COMMENTO DELL’ASSESSORE PASTORET
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L’assessore al Turismo, Sport, Commercio e Trasporti Ennio Pastoret conferma, anche per il mese di agosto, il dato positivo dei flussi turistici, già registrato nei mesi precedenti, con una serie di incrementi rispetto al medesimo periodo del 2005. In agosto le presenze totali sono state 713. 171, con un incremento del 2,2% rispetto al 2005, mentre gli arrivi totali sono stati 153. 021, con un incremento dello 0,2%. Per quanto riguarda il versante nazionale si sono registrate 605. 678 presenze (+2%) e 110. 036 arrivi (+0,2%), mentre per gli stranieri le presenze sono state 107. 493 (+3,3%) e gli arrivi 42. 985 (+0,6%). Passando a un confronto con l’estate 2005 sono 1. 432. 974 le presenze totali del trimestre estivo 2006 rispetto alle 1. 361. 596 del 2005, con un incremento del 5,24%, mentre gli arrivi totali sono 371. 576 contro i 358. 369 del 2005 con un incremento del 3,69%. “Malgrado le condizioni climatiche meno favorevoli rispetto a luglio – commenta l’assessore Ennio Pastoret – c’è stata una conferma sulla fidelizzazione della clientela ‘agostana’ con un interessante fenomeno di allungamento del periodo di vacanza, che è cresciuto di più rispetto agli arrivi, segnando così una positiva inversione di tendenza. Abbiamo a che fare con tipologie di clientela sempre più variegate. Vi è chi è più orientato al territorio e alla montagna in senso classico, chi è più interessato agli aspetti culturali e storici e chi, invece, privilegia l’aspetto del divertimento, del tempo libero e del benessere. Il ventaglio di possibilità offerte dalla Valle d’Aosta nel suo insieme è certamente interessante, ma vi è la consapevolezza che vadano incrementati gli investimenti tesi a coniugare la qualità dell’offerta con l’ampliamento delle opportunità create anche dagli operatori turistici privati, che sperimentano sempre nuovi servizi per migliorare la qualità dell’offerta turistica”. “La ricaduta in termini di miglioramento di presenze anche a fronte di condizioni climatiche non eccelse – continua l’Assessore – ha trovato un valido alleato proprio in questo atteggiamento costruttivo che ha proposto numerose iniziative nel vasto menù di manifestazioni e rendez-vous in ogni località della regione”. “E’ però evidente la necessità di ampliare l’offerta – conclude Pastoret – con la realizzazione, ad esempio, di percorsi ciclabili di ampio respiro ed il completamento di alcune strutture golfistiche. A questo proposito, a breve sarà presentato dall’Assessorato un apposito disegno di legge a sostegno della realizzazione di infrastrutture sportive di interesse regionale”. . |
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LOMBARDIA / RISTORANTI, BAR E AGRITURISMI NEL LODIGIANO. I DATI DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI LODI
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La Camera di Commercio di Lodi rende noti alcuni dati relativi ai comparti della ristorazione e della somministrazione al pubblico delle bevande. Questi due settori della economia territoriale presentano fenomeni di localizzazione dinamici sia di base congiunturale sia tendenziale, e sono caratterizzati da forti tassi di turnover (entrate e uscite) e di natalità (a cui peraltro corrisponde secondo recenti indagini un numero contenuto di vere “nuove imprese”) e da un apprezzamento del tasso annuo di crescita che, nell’ultimo anno, è stato tra il 4 e il 5 per cento per entrambi i gruppi. Alberghi, bar, ristoranti (voce quest’ultima che include anche le trattorie, le pizzerie, le paninoteche…) avevano manifestato già nella fase intercensuaria (tra il Censimento del 1991 e il Censimento del 2001) alcuni deboli segnali di ripresa in conseguenza dei mutamenti nei comportamenti e nei consumi e dalla messa in atto di iniziative di promozione e di richiamo turistico in funzione della ristorazione. Tra i due ultimi censimenti Istat le localizzazioni attive (Unità Locali) avevano assommato variazioni medie annue abbastanza modeste (pari allo 0,6/0,7 per cento), ad indicare, seppur in maniera modesta, un’inversione di tendenza o di esaurimento della fase critica. Fase iniziata ancora prima degli anni Ottanta, con i primi processi di razionalizzazione e di riordinamento avviati per porre argine alla polverizzazione microimprenditoriale. Fenomeno che nel Lodigiano, allora provincia di Milano, presentava caratteri di patologia rispetto alle altre aree del territorio milanese. L’accenno di ripresa della dinamica notato nel 2001 nei dati aggregati delle localizzazioni nascondeva situazioni alternative tra singole categorie d’esercizio: un consistente aumento percentuale del gruppo della ristorazione (+48,5 per cento), favorito dalle nuove classificazioni del sistema statistico nazionale, e una persistente diminuzione degli esercizi pubblici (bar, caffetterie, pub, birrerie, locali con intrattenimento), pari a -8,3 per cento. Nel quinquennio 2002-2006 (il dato è riferito a fine giugno 2006) l’intero aggregato è aumentato in termini di unità locali del 12 per cento e la crescita, per la prima volta, risulta distribuita su quasi tutti i gruppi merceologici, ad eccezione dei pubblici esercizi di gelateria e pasticceria che svolgono “anche” la somministrazione bevande. Comparativamente coi risultati finali dell’8° censimento, il dato parziale del 2006 presenta un miglioramento dello stock di 21 punti percentuali e che potrebbero salire a 25 punti virtuali a fine anno. Se ne ricava che le specializzazioni del comparto sono tornate a dare un segno generale a un’azione diffusa e pervasiva dei sistemi urbani: più del 23 per cento delle unità locali del sistema “alberghi, ristoranti, bar” è concentrato nel comune capoluogo, il 9 per cento nel territorio di Codogno, l’8,2 per cento in quello di Casalpusterlengo, il 4,9 per cento a Sant’Angelo, il 3,2 per cento a Tavazzano, il 2,6 a Maccastorna e a Zelo Buon Persico. Diversa la distribuzione occupazionale, data anche dalle diverse tipologie degli esercizi di città rispetto a quelli di paese. Lodi assorbe il 28 per cento degli addetti della intera sezione, seguita da Casale (7,1) , Codogno (6,9), Somaglia (6,3), Tavazzano (4,9), Tavazzano (4,7). Entrando nel dettaglio dei singoli gruppi si rileva che tra il 2002 e la prima metà del 2006 la crescita del gruppo “ristoranti” in genere è stata del 17,8 per cento, pari a 47 unità locali e un totale di 311 attività (comprensive anche delle rosticcerie, pizzerie e gastronomie che dispongono di posti a sedere). Nel panorama di settore, conferma il proprio rilancio il gruppo “bar, caffetterie, birrerie e altri esercizi di somministrazione” con 35 unità locali in più nei cinque anni, pari a una variazione dello stock del 7,4 che porta il totale delle unità operative a 507. Con 7 unità locali in più rispetto al 2002 (da 20 a 27) da segnalare infine la performance di alberghi, hotel, motel, locande con attività mista (alloggio e somministrazione di pasti e bevande). Sembra invece essersi arrestato da tempo il “boom” dell’agriturismo. Anche questo esercizio richiede delle distinzioni: tra attività di agriturismo vere e proprie o specializzate (fornitura di alloggio e somministrazione di pasti e bevande), rimaste ferme al numero di 2, e iniziative di agriturismo svolte come attività secondaria e stagionale da aziende agricole, che nel quinquennio sono passate da 12 a 14 unità. Per quanto riguarda il naturale “bacino” di clientela, potenzialmente rappresentato dalla popolazione residente, si deve notare come negli ultimi cinque anni, proprio a seguito delle performance fatte registrare dai due gruppi, la sua base si sia ristretta sensibilmente per quanto riguarda la “ristorazione”, accentuando in alcune categorie di esercizi profili di natura concorrenziale. Negli ultimi 12 mesi, la ristorazione si è visto ridotto ulteriormente il bacino di popolazione “locale” del 25 per cento, mentre per i pubblici esercizi la perdita è rimasta tutto sommato contenuta in due punti percentuali. . . |
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LOMBARDIA / LODI: INDAGINE SULLA RICETTIVITÀ ALBERGHIERA PROVINCIALE
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Il sistema della recettività alberghiera nel lodigiano, analizzato alla luce sia delle risultanze strutturali sia dei flussi di arrivi totali (incrementati di oltre il 30 per cento nell’ultimo quinquennio), sia delle prospettive di sviluppo turistico, presenta, secondo un recente approfondimento dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Lodi, alcuni punti di forza e altri di debolezza. Tra i punti di forza individuati dallo studio sono: la crescita costante nel quinquennio 2000/2004 del numero di arrivi sia italiani sia stranieri; la presenza di flussi turistici, sia italiani sia stranieri, distribuiti in maniera quasi uniforme negli ultimi anni, a dimostrazione della bassa incidenza del fattore stagionalità sulle dinamiche turistiche della provincia lodigiana; la possibilità del territorio di trarre vantaggio dal turismo congressuale e d’affari della vicina Milano, rendendo Lodi un punto d’appoggio infrastrutturale maggiormente significativo. Tra i principali punti di debolezza sono invece da considerare: la ridotta dimensione media alberghiera degli esercizi di ordine superiore, da un lato, e il sovradimensionamento medio per le strutture di livello medio/basso rispetto al dato regionale, dall’altro; la prevalenza, tra le strutture ricettive di tipo alberghiero, di esercizi a una e tre stelle; l’assoluta scarsità di strutture ricettive di tipo complementare; la contrazione delle giornate di presenza denunciate dagli albergatori; la scarsa incidenza delle strutture ricettive dell’area di Lodi rispetto alle altre aree regionali. Il prevalere dei cosiddetti fattori critici non deve comunque costituire un freno, ma semmai fungere da motore per migliorare l’offerta del territorio in termini di strutture, infrastrutture e servizi. Solo una diffusa consapevolezza delle potenzialità presenti nella realtà lodigiana da parte di tutti gli attori può far crescere il grado di qualità e il livello di attrattività dell’offerta lodigiana. Il sistema delle statistiche ufficiali sulla capacità degli esercizi ricettivi e sul movimento dei clienti negli esercizi stessi ha sempre presentato problemi di rilevazione, benché i dati siano tutelati dal segreto statistico. Negli ultimi anni è stato migliorato il processo di revisione e sono state aggiornate le modalità di raccolta e di elaborazione delle informazioni. Tuttavia, ancor oggi l’Istat lamenta ritardi e mancate trasmissioni dei dati del movimento clienti che la costringono a replicare valori precedentemente rilevati, e che, sul lungo periodo, possono agire su alcune variabili statistiche. In sede di analisi territoriali o di comparazione dei dati è opportuno pertanto tenere sempre presente la possibilità di dati “stimati”. Secondo gli ultimi dati ufficiali dell’istituto centrale di statistica, monitorati dall’Ufficio Studi camerale, il numero degli esercizi ricettivi (alberghieri e complementari) in provincia di Lodi al primo gennaio 2005, era di 25 unità con una dotazione di 1. 240 letti, le stesse rilevate nel 2001 con una capacità di 1. 176 letti. L’incremento del numero dei letti a fronte dello stesso numero di esercizi è conseguenza (almeno in parte) della legge regionale che ha disciplinato le tipologie ricettive complementari per quanto riguarda il numero minimo e massimo di stanze e posti letto. Per quanto riguarda il dettaglio degli arrivi e delle presenze sul territorio, i flussi degli arrivi (numero di clienti, italiani e stranieri) nelle strutture ricettive (alberghi e complementari) provinciali sono stati protagonisti nel quinquennio di un autentico boom, pari al 31,5%. In termini assoluti, il numero dei clienti ospiti negli esercizi lodigiani è aumentato da 64. 517 unità a quasi 85 mila, con un saldo attivo di oltre 20mila arrivi, pari a corrispondenti 4mila presenze medie annue in più. Si tratta di una dinamica che ha coinvolto favorevolmente sia la componente nazionale dei clienti (22,4%) sia la componente straniera (52,7%). In controtendenza si evidenziano tuttavia i valori associati alle presenze (il numero delle notti trascorse dai clienti negli esercizi), diminuite in cinque anni di 3 mila unità con l’inevitabile incidenza sulle presenze medie giornaliere ridotte da 3,1 giorni a 2,3 giorni. Dai dati Istat raccolti sulla base delle dichiarazioni fornite dagli albergatori agli uffici provinciali competenti in materia di turismo, risulta che in termini di notti trascorse la presenza dei clienti italiani è diminuita del -4,6% , mentre è proseguita la tendenza affermatasi da alcuni anni per quanto riguarda le presenze straniere (+8,2%). La dinamica della permanenza media (espressa in termini di giorni), risulta in profondo calo sul territorio A livello aggregato si nota infatti una contrazione del 25%, più netta nel caso dei turisti stranieri (-29,1%) rispetto ai turisti italiani (-22%). . |
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TRENTINO / CON I NUOVI SPAZI (A FINE 2007) IL MUSEO DEGLI USI E COSTUMI DIVENTERÀ IL PIÙ IMPORTANTE CENTRO EUROPEO DI TRADIZIONI POPOLARI
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Con il 2007 si apre per il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele al’Adige una fase interamente nuova che lo vedrà riqualificato e di molto potenziato nelle strutture. Infatti, con l’acquisizione dei nuovi spazi (poco meno di mille metri quadrati, circa il 30 per cento in più rispetto alla superficie esistente) ricavati dal restauro del complesso conventuale, il Museo amplierà di molto l’area espositiva e disporrà di nuovi spazi vitali per la propria attività didattica e culturale. Con l’attribuzione dei nuovi spazi (la fine dei lavori è prevista per l’estate 2007), il Museo di San Michele all’Adige si avvia a diventare forse il più grande e più importante complesso europeo di livello locale per la conservazione e lo studio delle tradizioni popolari di un dato territorio. Il progetto di ampliamento è stato presentato dall’assessore alla Cultura, Margherita Cogo, dai vertici del Museo, la presidente Emanuela Renzetti e il direttore Giovanni Kezich, e dagli architetti Giorgio Bellotti della Soprintendenza per i Beni architettonici e Franco Didonè dello Studio Tacus Didonè di Bolzano. Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, anche il sindaco e l’assessore alla Cultura del Comune di San Michele all’Adige, l’assessore alla Cultura del Comune di Lavis e il responsabile dell’Ecomuseo di Ronzone. La disponibilità di nuovi locali nell’ala orientale del convento renderà possibile l’allestimento di mostre temporanee e di nuove sezioni dell’esposizione permanente, mentre intorno al chiostro troveranno nuovi spazi la biblioteca (che ha recentemente acquisito il prezioso fondo Sebesta), l’Archivio provinciale della tradizione orale (APTO) e la mediateca. Maggiore sviluppo potrà avere, inoltre, l’attività didattica con aule appositamente attrezzate per l’attività di laboratorio. La realizzazione di una grande aula polifunzionale consentirà infine l’organizzazione di proiezioni, conferenze e riunioni. "Con l’acquisizione dei nuovi spazi –hanno spiegato la presidente Renzetti e il direttore Kezich– il Museo degli usi e costumi della gente trentina avrà finalmente la sede appropriata per svolgere le numerose attività che lo identificano come grande centro studi per l’etnografia dell’area alpina, e potrà accogliere proposte provenienti dal territorio, mettendo a disposizione, oltre a risorse qualificate, anche ambienti adeguati per sempre più proficue collaborazioni con gli altri musei etnografici dell’arco alpino". Un’importanza strategica avranno per il Museo i nuovi spazi destinati alle esposizioni temporanee, cosa che consentirà in futuro di poter ospitare mostre ed esposizioni a carattere etnografico di valenza e richiamo europei, contando sulla rete di collaborazioni e rapporti che lo stesso Museo di San Michele intrattiene da molti anni con altre istituzioni di vari paesi europei. "Si tratta di un intervento necessario a rendere competitivo il Museo –ha affermato l´assessore alla Cultura Margherita Cogo– e a rilanciarne il ruolo ed importanza, dotandolo inoltre di una maggiore capacità di ospitare ed accogliere i visitatori". I lavori strutturali e di restauro, illustrati dall’architetto Bellotti, sono iniziati nel febbraio dello scorso anno e sono stati affidati al consorzio temporaneo d’imprese Rossaro Costruzioni-Masè Termoimpianti-Fausto Monfredini e C. Per un importo di 1. 635. 000 euro, ai quali si aggiungono 100. 000 euro per i lavori di scoprimento delle superfici decorate presenti nel chiostro e 25. 000 euro per la posa del nuovo ascensore. Autori del progetto di restauro e recupero funzionale del chiostro e dell’ala orientale dell’antico convento (progetto promosso nell’ottobre 2002 dall’allora Servizio Beni culturali della Provincia) sono gli scomparsi architetti Martino Franceschini e Flavio Pontalti, nonché la geometra Elena Zambotti. Gli interventi principali hanno riguardato e riguardano la demolizione di tutte le superfetazioni, il consolidamento statico dei solai in legno e delle strutture a volta in pietrame, nuovi pavimenti, nuova impiantistica e messa a norma dell’esistente, il restauro di intonaci, parti litiche e scoprimento delle superfici decorate, lavoro quest’ultimo affidato alla ditta di restauro Lillia Gianotti di Roverè della Luna. Ma come si presenterà, una volta ultimati i lavori (fine 2007), il "nuovo" Museo degli usi e costumi della gente trentina? Lo ha spiegato, avvalendosi di alcune slide, l’’architetto Franco Didonè. Il progetto dell’arredo intende mantenere la continuità del concetto allestitivo esistente, opera dell’indimenticato fondatore professor Giuseppe Sebesta, e verrà concepito nel rigoroso rispetto del prestigio monumentale dell’antica struttura. Ecco, in sintesi, cosa prevede il progetto. I due nuovi saloni del piano terra e del primo piano, collegati direttamente alle sale già esistenti, completeranno e incrementeranno il percorso espositivo del Museo degli usi e costumi della gente trentina e saranno destinati rispettivamente alle mostre temporanee e a spazi aggiuntivi per le esposizioni permanenti. In particolare, la dotazione di uno spazio dedicato alle mostre temporanee viene a sanare una grave lacuna strutturale del museo, che lo ha escluso categoricamente, in tutti questi ultimi anni, dal mercato dell’ìofferta culturale che ruota intorno alle temporanee. Il secondo piano, affacciato sul bellissimo chiostro triangolare, verrà destinato alla realizzazione di una nuova biblioteca dedicata al fondatore Sebesta, a una nuova aula polifunzionale, oltre a uffici e locali di servizio destinati alle dotazioni multimediali. La biblioteca, cosi come l’aula polifunzionale e tutti i nuovi locali saranno dotati di un proprio accesso autonomo con la possibilità di un utilizzo indipendente dagli orari di apertura del museo: si tratta, in effetti, della sede propria del Centro studi per l’etnografia dell’area alpina che il museo è andato costruendo nell’ultimo quindicennio di lavoro, con le attività del Seminario permanente di etnografia alpina, dell’Archivio provinciale delle tradizioni orali (APTO) e di una ricca attività di ricerca, editoriale e didattica. Affacciati intorno al chiostro, di per sé un unicum nella tipologia claustrale non soltanto regionale, troveranno quindi spazio la sede di APTO con la relativa mediateca, una biblioteca specializzata che ormai, quanto alle tradizioni popolari del Trentino e di tutto l’arco alpino, molto probabilmente non ha rivali in Italia, e un’aula polifunzionale (didattica, conferenze, riunioni) indispensabile, ad esempio, per la fruizione didattica dei materiali audiovideo che il museo conserva. Particolare cura verrà adottata nell’allestimento della Biblioteca Sebesta, che conserverà fra l’altro il Fondo privato del fondatore scomparso, e che comprenderà una scaffalatura su misura a tutta altezza con ballatoio intermedio completo di scala di accesso. La nuova aula polifunzionale verrà arredata in modo flessibile con l’apposita seduta e il relativo proscenio, essendo dotata di idonei apparati multimediali quali videoproiettori, eccetera. Nel sottotetto, accessibile da una scala di legno, verrà ricavato un osservatorio destinato a spazio didattico per gruppi di ricerca. Il Museo di San Michele sarà fornito di nuovi servizi per il visitatore, da realizzarsi al piano interrato e che saranno composti da una cafeteria con ripostiglio e da un avvolto ricavato nella viva roccia, naturalmente vocato alla degustazione dei vini e dei prodotti tipici del Trentino. IL MONASTERO DI SAN MICHELE ALL’ADIGE – Il monastero, realizzato nel XII secolo, ha costituito uno dei più importanti centri spirituali e istituzionali del Trentino, avendo secondo la Regola agostiniana missione di cura delle anime, di carità e di ospitalità ai viandanti, fino alla soppressione della prepositura nel 1807 e al passaggio dei beni al demanio pubblico. Alla metà del XIX secolo risale l’ipotesi di utilizzare il complesso a scuola agraria, inaugurata nel 1874. Con la costruzione dei nuovi edifici ad uso dell’Istituto Agrario, la parte del complesso monastico, con l’antico chiostro, ospitò nel 1968 il neo formato Museo degli Usi e Costumi delle Genti Trentine. La fondazione di questa importante istituzione culturale segnò la rinascita dell’ex convento. Per il patrimonio culturale ed etnografico del Trentino l’intero compendio costituisce un insieme monumentale di eccezionale interesse culturale, anche per il pregio delle opere d’arte contenute nel sacro edificio, e per il grande valore etnografico delle raccolte e collezioni esposte nel Museo. . |
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EMILIA ROMAGNA / A TAVOLA NELL’ANNO MILLE CON VESCOVI, CAVALIERI E CONTADINI. “VIVERE IL MEDIOEVO. PARMA AL TEMPO DELLA CATTEDRALE” PALAZZO DELLA PILOTTA, FINO AL 14 GENNAIO 2007
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La storia culinaria di Parma affonda le sue radici nel lontano Medioevo e lo stesso Salimbene De Adam (1221 – 1291 circa) nella sua ‘Cronica’ narra di splendide cene e ghiotte pietanze: paste ripiene, salumi e Parmigiano Reggiano trionfavano già nei banchetti dei potenti nella Parma del XIII secolo. Lungo il percorso espositivo della mostra “Vivere il Medioevo. Parma al tempo della Cattedrale”, allestita all’interno dello storico Palazzo della Pilotta (Voltoni del Guazzatoio) fino al 14 gennaio 2007, è possibile conoscere i cibi che ogni giorno imbandivano le tavole intorno all’Anno Mille. Si rimane incantati davanti alle vetrinette con orzo e noci carbonizzate dell’XI secolo e si osserva, con un brivido, come boccali, bicchieri e ciotole non sono poi così diverse da quelle che utilizziamo oggi. Orzo, fave, frumento, frutta e vite erano alcuni degli alimenti più diffusi. Cereali e legumi venivamo utilizzati per cucinare nutrienti zuppe e minestre o come sfarinati per pane e focacce. Le carni pregiate di maiale e di cinghiale erano assai apprezzate dalla nobiltà guerriera, mentre nelle campagne bovini e ovini venivano macellati solo alla fine del ciclo lavorativo e le loro carni lessate, arrostite o stufate. L’orzo è stato senza dubbio per lunghissimo tempo il cereale più abbondante ed economico, l’alimento principale per i poveri, i soldati, i servi e gli schiavi cucinato in minestre, focacce tostate o arrostite, e utilizzato per la produzione di una bevanda molto simile alla birra. Ma nella città ducale non c’è carestia medievale che tenga: nel 1246, anno di grande miseria, i Parmigiani, abituati ai raffinati ‘raviolos’, non rinunciarono alle tradizionali paste fresche ripiene ripiegando su farciture povere di erbe e radici, annegate in molteplici strati di pasta. L’esposizione, organizzata dal Comune di Parma in collaborazione con la Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Parma e Piacenza e con il sostegno di Fondazione Cariparma, Aon, Axa Art, Ascom e Enìa, racconta a 360 gradi la vita nella Parma medievale tra architettura, arte, musica e scorci di vita quotidiana. Per informazioni su “Vivere il Medioevo. Parma al tempo della Cattedrale”: IAT (Informazioni Accoglienza Turistica), tel. 0521. 218589. Www. Cattedrale. Parma. It
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ALTO ADIGE / COME RADDOPPIARE LE VACANZE NELLE VALLI DI TURES E AURINA: CON UNA SETTIMANA DI SOGGIORNO SI POSSONO VINCERE ALTRI SETTE GIORNI GRATUITI DA SPENDERE NEL 2008
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Una stagione invernale davvero speciale quella che si vive nelle Valli di Tures e Aurina dell’Alto Adige/Südtirol che, oltre ad aumentare il comprensorio sciistico con la nuova cabinovia K2, regala ogni settimana un’altra settimana gratuita di soggiorno ai suoi ospiti. Dal 23 dicembre 2006 al 14 aprile 2007, ogni sette giorni viene estratta una vacanza gratuita, e al concorso possono partecipare tutti gli ospiti della regione Valli di Tures e Aurina che si fermano in questo paradiso almeno per una settimana (un tagliando a persona). E la settimana premio potrà essere scelta nel 2008 per la stagione invernale, con tanto di skipass per sci alpino o di fondo incluso, o per la stagione estiva per le settimane trekking con la “all inclusive guest card” del comprensorio Valli di Tures e Aurina. Sono 16 le strutture che mettono a disposizione la settimana gratuita, tra garni, hotel e appartamenti di Campo Tures, San Giovanni, Riobianco, Cadipietra. Chi ama lo sci può ripetere l’esperienza l’anno prossimo, o scegliere di ammirare le Valli di Tures e Aurina sotto un’altra veste, ricoperte di verde e fiori durante l’estate anziché ammantate di neve. Per informazioni: Consorzio turistico Valli di Tures e Aurina, tel. 0474. 652081, info@tures-aurina. Com. Www. Tures-aurina. Com
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PUGLIA / LECCE: RIPARTE A NOVEMBRE “SALENTO IN PIAZZA”
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Riparte “Salento in piazza”, l’iniziativa di promozione territoriale promossa e organizzata da Camera di Commercio di Lecce, Provincia di Lecce, Azienda di Promozione Turistica di Lecce e Comune di Lecce. La manifestazione, giunta alla sua quarta edizione, mira a promuovere l’offerta turistica e le produzioni enogastronomiche dell’intero territorio salentino. Le città individuate sono: Udine (dal 10 al 12 novembre), Torino (dal 24 al 26 novembre, in concomitanza con la partita di calcio del campionato di serie B che vedrà impegnata nello stadio piemontese la formazione giallorossa dell’U. S. Lecce) e in conclusione Bologna (dall’8 al 10 dicembre, sempre in concomitanza con la gara che vede impegnata la formazione giallorossa nella città felsinea). L’evento ha registrato negli anni passati un notevole successo di visitatori, che hanno affollato gli spazi espositivi allestiti ad Arezzo, Merano, Como, Trieste, Padova, Treviso, Pavia, Bergamo, Roma, Bolzano, tanto per citare alcune delle città che hanno ospitato la manifestazione promozionale, destando al contempo la soddisfazione degli operatori che hanno partecipato ai vari momenti di presentazione del territorio e dei suoi prodotti. Tra le novità che caratterizzano la nuova edizione dell’interessante manifestazione si registra la realizzazione di alcuni workshop che si svolgeranno nel corso delle manifestazioni, dove si incontrerà e confronterà l’offerta con la domanda. Le aziende interessate possono reperire le modalità di partecipazione e il fac-simile della domanda di adesione sul sito della Camera di Commercio www. Le. Camcom. It, su quello della Provincia di Lecce www. Provincia. Le. It, su quello del Comune di Lecce www. Comune. Lecce. It/internet/home. Asp su quello dell´Azienda di Promozione Turistica www. Pugliaturismo. It. La domanda va presentata nei termini indicati nel regolamento di partecipazione, in originale presso la Camera di Commercio di Lecce. . |
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CALABRIA / AUTUNNO NELLA SILA: FUNGHI, CASTAGNE, FORMAGGI E VINI LIBRANDI. ALLA SCOPERTA DEI SAPORI NELLA PIÙ GRANDE AREA BOSCHIVA DEL SUD ITALIA
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Non c’è stagione migliore dell’autunno per esplorare la Sila. Immersi nella tranquillità e lontani dalle folle estive si può approfittare di una gita in questo parco nazionale per scoprire, oltre alla sua incredibile biodiversità, i sapori della sua cucina e dei suoi prodotti. Patate, funghi, carni e formaggi rappresentavano nutrienti bocconi per le genti della zona e ancora oggi chi si reca nelle montagne silane può apprezzarne la qualità, accompagnandoli agli ottimi vini della Cantina Librandi. La Sila è un altopiano ricco di abeti e pini, laghi e pascoli, boschi fittissimi che offre un clima d´alta montagna a pochi chilometri dai mari Tirreno e Ionio. Anticamente un´immensa, impenetrabile foresta ricopriva il territorio della regione dal Pollino allo Stretto di Messina. L’odierno Parco Nazionale della Calabria si estende per 16. 000 ettari e costituisce un habitat naturale ricco di vita vegetale, animale e minerale. Ogni punto del parco offre suggestivi panorami sulle rotonde cime e i dolci pendii delle montagne, sulle foreste, sui campi coltivati e sull’orizzonte marino. In questi ambienti si possono incontrare il lupo, la volpe, la faina, la lontra, la donnola, la puzzola, il tasso, il ghiro e lo scoiattolo e numerose specie di uccelli, rettili e anfibi. I boschi sono ricchi di vegetazione e in autunno è eccezionale la presenza dei funghi. Il più tipico dei funghi silani è il Lactarius delicius, detto "rossitto", poiché possiede un colore rosato. Ma sulla tavola non possono mancare piatti a base di porcini, spugnole, mazze di tamburo e galluzzi. Sminuzzati grossolanamente, chiusi sott´olio, fritti o insaporiti nella padella con aglio e prezzemolo, arrostiti sulla griglia, seccati, preparati in umido con la cipolla rossa di Tropea e le eccezionali patate silane rappresentano un piatto delizioso, specialmente se abbinati a un Cirò Rosato Librandi. Questa è anche la stagione delle castagne che si trovano in abbondanza nei boschi silani. Nel parco è possibile gustare la polpa del frutto arrostito, lessato, essiccato o candito, trasformato in frittelle o chiuso a sorpresa in una pagnotta di gelato alla nocciola. Grande importanza rivestono nella gastronomia della Sila i formaggi e le carni la cui produzione si collega all´abbondante allevamento del bestiame. Le carni sono fondamentali nella cucina silana: oltre che l’agnello, il capretto e il cinghiale, è il maiale a deliziare maggiormente il palato dei gourmet. Le bianche carni del tipico suino ‘nero calabrese’, ingrassato con le ghiande e le castagne dell´altipiano silano, si avvicendano in appetitose portate per deliziare i palati più esigenti. Sminuzzate per farne salsicce, mantecate a soffritto, consumate ad arista, arrostite, esaltate nei fegatelli, comunque cucinate, il loro sapore contribuisce ad avvalorare il piacere della tavola. I formaggi silani hanno una pasta saporita apprezzata ovunque poiché frutto di un processo di lavorazione tradizionale che ancora tende alla qualità. Il più tipico del territorio è indubbiamente il Caciocavallo Silano, un formaggio semiduro a pasta filata, prodotto con latte vaccino dalla forma ovale o tronco-conica. Consumato fresco o stagionato, grattugiato o fuso, è divenuto nel tempo protagonista della tavola nella dieta mediterranea. Da provare con l’Efeso Librandi. Www. Parcosila. It - www. Turismo. Regione. Calabria. It - www. Librandi. It
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LAZIO / VITERBO: CRESCE L’INTERESSE PER IL MARCHIO “QUALITY HOTELS”
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Sono già nove gli alberghi presenti nella provincia di Viterbo che da quest’anno possono fregiarsi del titolo “Quality Hotels”. Nel 2007 l’elenco è destinato a crescere, grazie all’interesse suscitato dal progetto promosso dalla Camera di Commercio di Viterbo per stimolare un’offerta ricettiva di qualità, realizzato tramite il Cefas con la collaborazione di Isnart, Istituto nazionale ricerche turistiche. Il nuovo bando prevede che entro il 16 ottobre gli alberghi interessati presentino la loro domanda di adesione al progetto, volontaria e completamente gratuita, attraverso la compilazione e l’invio dell’apposita scheda al Cefas (fax 0761. 345974). “Quality Hotels” è un marchio di qualità promosso dalle Camere di Commercio che offre ai clienti attuali e potenziali una valutazione obiettiva del livello di servizio offerto. Attualmente sono oltre 1. 350 le strutture alberghiere certificate, tra cui nella Tuscia: Balletti Park Hotel, Grand Hotel Salus e delle Terme, Pianeta Benessere, Palazzo Catalani, Il Borgo di Sutri, Pegaso Palace Hotel, Balletti Palace Hotel, Hotel Royal, Hotel Al Gallo. Gli alberghi che, in seguito a visite ispettive, si distingueranno per i requisiti di eccellenza, potranno fregiarsi del titolo “Quality Hotels” e saranno inseriti in una Guida annuale diffusa a livello nazionale e internazionale nei canali promozionali turistici e consultabile anche su internet all’indirizzo: www. Qualityhotels. It. Oltre l’acquisizione del marchio di qualità alberghiera, le strutture riconosciute diverranno automaticamente licenziatarie del marchio collettivo Tuscia Viterbese, dedicato a prodotti e servizi di qualità della provincia di Viterbo, usufruendo di iniziative di comunicazione e marketing realizzate dalla Camera di Commercio Viterbo. Per informazioni ci si può rivolgere allo Sportello Tuscia Viterbese – CeFAS, viale Trieste 127, Viterbo, tel. 0761. 324196, info@tusciaviterbese. It. Www. Tusciaviterbese. It
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MARCHE / TIPICANDO, PERCORSI D´AUTUNNO: CIVILTÀ CONTADINA (15 OTTOBRE), LE ANTICHE USANZE (29 OTTOBRE), L´OLIO ‘DE MARCHIA’ (12 NOVEMBRE) E IL FORMAGGIO DI FOSSA (19 NOVEMBRE)
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L’autunno, con i suoi sapori e colori, è la stagione più adatta per presentare un territorio attraverso i suoi prodotti. Con quattro itinerari dal gusto tipicamente autunnale, PerCorsi Paralleli porta alla scoperta di prodotti unici e di piccoli borghi ricchi storia e di tradizioni. Tra fagioli bianchini di Montaiate, cicerchia di Serra de’ Conti, olio “de Marchia” e formaggio di fossa, il viaggiatore avrà la possibilità di conoscere un territorio dove cultura e agricoltura sono legate da sempre da un vincolo inscindibile. CIVILTA’ CONTADINA (domenica 15 ottobre) - Sin dall’antichità il contadino ha rappresentato la figura portante della società marchigiana. In secoli di storia però il suo ruolo è profondamente cambiato: se in passato il suo compito era quello di provvedere alla sussistenza familiare e sociale, oggi il suo compito è quello di provvedere alla conservazione della biodiversità e dell’equilibrio delle specie animali e vegetali. Un itinerario che parte dalla visita a una fattoria didattica in cui si sta cercando di salvare il fagiolo bianchino di Montaiate e arriva al Museo delle Terre Marchigiane di San Lorenzo in Campo che conserva le testimonianze di quella che fu la vita contadino nel secolo passato farà capire il motivo di tale mutamento. Pranzo in fattoria con zuppa di fagioli bianchini di Montaiate, prodotti della campagna e vino locale. Appuntamento ore 9,30 a Pegola. LE ANTICHE USANZE (domenica 29 ottobre) – Viaggio alla ricerca delle tradizioni marchigiane che parte da una visita a un’azienda biologica in cui si mantiene vivo l’aspetto gastronomico della tradizione attraverso la produzione e la lavorazione di cereali e legumi autoctoni come la cicerchia di Serra de’ Conti, di recente riconosciuta anche da Slow Food come prodotto da tutelare, per arrivare poi al tempio della tradizione rurale ovvero il Museo delle Arti Monastiche “Le stanze del Tempo sospeso”. Una visita guidata allo splendido borgo di Serra de’ Conti di recente nominato dal Times come uno dei più bei borghi delle Marche, completerà questo viaggio alla scoperta dell’entroterra e delle sue tradizioni. Pranzo in agriturismo a base di prodotti tipici. Appuntamento ore 10 a Serra de´ Conti. L´OLIO ‘DE MARCHIA’ (domenica 12 novembre) – Un percorso tra moderni oleifici e antichi frantoi della Marca Anconetana dove sarà possibile scoprire il sapore e la qualità dell’olio extravergine d’oliva apprezzato sin dall’antichità non solo per le sue virtù salutari, ma anche e soprattutto per la sua capacità di esaltare i sapori e i profumi dei piatti della tradizione rurale. Partendo da una visita a un oleificio dove si assisterà ai processi di lavorazione dell’olio e si imparerà a per riconoscerne le caratteristiche organolettiche, si passa a una visita al frantoio storico e al Teatro condominiale di Monte San Vito, dove sarà possibile rivivere scene di vita dei contadini di un secolo fa. Pranzo in Country House con piatti tipici della tradizione locale. Appuntamento ore 11 a Monte San Vito. IL FORMAGGIO DI FOSSA (domenica 19 novembre) – Nato un po’ per caso un po’ per l’astuzia dei contadini delle campagne che costretti a difendere le proprie provviste dalle scorribande dei soldati mercenari iniziarono a nascondere i vari viveri, tra cui il formaggio, in fosse scavate nella roccia arenaria, il formaggio di fossa è uno tra i prodotti più apprezzati dagli amanti della buona tavola. Un percorso gastronomico che parte dalla visita alle grotte di Monteciccardo per terminare con una passeggiata per le vie del borgo di Mombaroccio permetterà di vivere l’emozione dell’apertura delle fosse del formaggio che da 500 anni a questa parte si ripete immutata nei modi e nei tempi e di visitare il Museo d’arte Sacra e della civiltà Contadina scrigno di tesori d’altri tempi. Pranzo in osteria. Appuntamento ore 10,30 a Monteciccardo. Costo di ciascun itinerario 30 euro (bambini 6/12 anni riduzione del 15%; bambini 0/5 anni gratis pranzo non compreso). Per tutte le escursioni prenotazione obbligatoria al 320. 0971943 o tramite mail a info@percorsiparalleli. It. Www. Percorsiparalleli. It
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LOMBARDIA / BRESCIA: ASSEGNATI I MARCHI DI QUALITÀ AI RISTORANTI DELLA PROVINCIA
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La promozione turistica di un territorio passa oggi, più che mai, attraverso la valorizzazione della qualità delle sue strutture ricettive e di ospitalità. Il turista (soprattutto quello proveniente dall’estero) nell’orientare le proprie scelte mostra infatti sempre più attenzione, non solo alle bellezze paesaggistiche e culturali, ma anche alla qualità dei servizi resi da ristoranti, alberghi, agriturismi e “bed and breakfast”. La Camera di Commercio di Brescia, nell’ambito delle sue iniziative di valorizzazione turistica della provincia, ha perciò deciso di avviare, in collaborazione con Isnart (Istituto nazionale di ricerche turistiche), un progetto volto al conferimento di un “Marchio di qualità” a ristoranti, alberghi e agriturismi. Il “Marchio di qualità”, rappresenta una sorta di attestato di garanzia e offre una serie di indubbi vantaggi sia per gli esercenti sia per i turisti: visibilità, chiarezza di immagine, attestazione di qualità, facilità di scelta per la clientela. Nell’ambito di tale progetto, in occasione della seconda edizione di “Italia in Tavola”, che si è tenuta dal 5 all’8 ottobre alla Fiera di Brescia, il presidente della Camera di Commercio di Brescia, Francesco Bettoni, ha conferito il “Marchio di Qualità” ai seguenti ristoranti della provincia, che si aggiungono ai 50 già in precedenza insigniti del riconoscimento: Ristorante Scarlatto di Brescia, Ristorante-Pizzeria Rosso di Sera di Esine, Trattoria Cavallino di Vione, Osteria dell’Angelo di Gussago, Ristorante-Pizzeria La Svolta di Darfo Boario Terme, Birreria Manerba Brewery di Manerba, Hotel Ristorante Centrale di Vestone, Hotel Ristorante Belvedere di Toscolano, Ristorante La Darsena di Sirmione, Pizzeria Il Piacere di Brescia, Osteria Di Mezzo di Salò, Trattoria Taverna Picedo di Polpenazze, Antica Trattoria Valle Bresciana di Brescia, Ristorante Sporting Club di Ponte di Legno, Trattoria La Curt di Artogne. Nell’occasione, la Trattoria Il Mulino di Bedizzole e l’Albergo Venturelli di Borno hanno ricevuto un riconoscimento a livello nazionale, il Premio Ospitalità Italiana per il 2006, conferito da Isnart. Informazioni sulle modalità di acquisizione del Marchio possono essere richieste al numero 030. 3725304 e consultando il sito www. Bs. Camcom. It. . |
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FRIULI VENEZIA GIULIA / AZIONI PROMOZIONALI DI TURISMOFVG IN GERMANIA
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Azioni promozionali a Monaco di Baviera e ad Amburgo, promosse dall’Agenzia Regionale Turismo Friuli Venezia Giulia (TurismoFVG), per incontrare Tour Operator e giornalisti delle rispettive regioni. Il 10 ottobre a Monaco di Baviera si è tenuto un workshop al quale hanno deciso di partecipare, sempre sotto il coordinamento di TurismoFVG, anche 15 operatori turistici del Friuli Venezia Giulia. Dopo lo scambio di proposte e possibilmente di contratti fra gli operatori della nostra Regione e i più importanti Tour Operator della Baviera, c’è stata la presentazione ufficiale del Friuli Venezia Giulia supportata anche dalla proiezione di splendide immagini della Regione. L’illustrazione di quelle che sono le linee guida seguite da TurismoFVG per far conoscere nel contesto internazionale il Friuli Venezia Giulia come la nuova destinazione italiana, è stata fatta dal direttore di TurismoFVG, Josep Ejarque. Due giorni dopo analoga presentazione ad Amburgo ma questa volta a essere invitati sono i giornalisti specializzati del settore e quelli delle maggiori testate della zona. Relativamente alla presentazione del Friuli Venezia Giulia all’estero, TurismoFVG è già stato presente con successo (buoni i riscontri sui mass media dei rispettivi Paesi e anche i contatti con gli operatori che dovrebbero portare a risultati futuri) a Varsavia, Budapest e Francoforte mentre a novembre una ulteriore presentazione si svolgerà a Mosca. . |
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TRENTINO / SÌ ALL’INTESA PER LA PROMOZIONE DI UN IMPORTANTE PROGETTO DI SVILUPPO TURISTICO NEL TESINO. LA GIUNTA PROVINCIALE APPROVA LA DELIBERA DELL’ASSESSORE TIZIANO MELLARINI. L’INVESTIMENTO COMPLESSIVO È DI 100 MILIONI DI EURO
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Il progetto è quello dello sviluppo turistico dell’area del Tesino, con l’obiettivo di realizzare un´offerta innovativa, sia nella tipologia delle strutture da insediare sia nella gestione delle stesse, in grado di favorire la crescita dell’intera economia di valle e di inserire il territorio nei circuiti degli intermediari turistici internazionali più qualificati, favorendo nel contempo la creazione di nuove opportunità occupazionali nei medesimi territori. Un progetto che fa capo a Domiziano, Sergio e Franco Paterno in qualità di imprenditori di riferimento della società Tesinogroup 2847 SpA con sede in Castello Tesino. La Giunta provinciale, approvando una delibera di Tiziano Mellarini, assessore all’Agricoltura, Commercio e Turismo della Provincia autonoma di Trento, ha detto sì al protocollo d’intesa tra la Provincia autonoma di Trento, la società Tesinogroup 2847 SpA e la Società Agenzia per lo Sviluppo SpA per la promozione di questo progetto. Ricordiamo che il progetto, già presentato in più occasioni alla comunità del Tesino, riguarda tre ambiti di intervento: il progetto “Baite del Lagorai”, gli impianti sciistici delle Funivie Lagorai presso il Passo del Brocon e il Centro Legno Lagorai. L’ammontare complessivo degli investimenti, da realizzare in un arco di tempo tra i 5 e i 7 anni, è stimabile per i progetti Baite del Lagorai e impianti sciistici al Brocon, in circa 100 milioni di euro. Il progetto riveste un rilevante interesse pubblico in relazione alle ricadute territoriali che lo stesso potrà generare e all’incidenza che potrà esercitare sul processo di sviluppo socio-economico della Valsugana e dell’intero Trentino. Poiché l’iniziativa di sviluppo dell’area coinvolta nel progetto presuppone la collaborazione di diversi soggetti tra cui il gruppo imprenditoriale di riferimento, la Tesino 2847 SpA, la Provincia autonoma di Trento e l’Agenzia per lo Sviluppo SpA, fra le medesime parti è stato predisposto uno schema di protocollo d’intesa. Per quanto concerne la Provincia, quest’ultima, sottoscrivendo il protocollo, dichiara la propria disponibilità, a valutare il piano industriale e il business plan formulato dal gruppo imprenditoriale, e ad approvare la proposta di aggiornamento del Piano triennale delle attività 2005/2007 che verrà proposto da Agenzia per lo Sviluppo con il nuovo intervento denominato “Progetto Baite del Lagorai”. Compatibilmente con le proprie risorse di bilancio la Provincia si impegna poi a garantire un apporto di risorse di derivazione pubblica, sia attraverso i contributi pubblici sulle leggi di settore sia tramite il fondo di cui all’articolo 33 della legge provinciale 6/99 gestito da Agenzia per lo Sviluppo, non inferiore complessivamente al 40% dell’investimento totale ad oggi stimato in circa 100 milioni di euro, con una tolleranza sull’importo degli investimenti non superiore al 10%. La conca del Tesino e la valle del Vanoi: due territori tanto privilegiati dall’essere contigui al Gruppo del Lagorai, grande parco naturale d’inestimabile valore e bellezza, quanto penalizzati da una grave crisi economica e dall’altissimo tasso di invecchiamento della popolazione residente. In quest’area nasce, nell’ambito e con l’approvazione del Patto territoriale del Tesino e Vanoi, il progetto “Baite del Lagorai”: un progetto imprenditoriale innovativo, per un turismo legato alla natura, alla storia e ai valori di un territorio alpino. Un progetto del quale la Giunta provinciale si è occupata anche nel marzo 2005 approvando una delibera sulla varianti al Piano regolatore generale dei Comuni di Castello Tesino, Pieve Tesino, Cinte Tesino. In quell’occasione si affrontò anche il progetto “Baite del Lagorai” e si arrivò alla conclusione della necessità di tenere conto di criteri di cautela e di ridimensionare dunque “l’intero programma sulla base di effettivi criteri di sostenibilità economica e territoriale”. Ciò vale in particolare sia per quanto riguarda i volumi da edificare sia i posti letto da realizzare. Lo si ricorda anche nel protocollo di schema d’intesa oggi approvato dalla Giunta provinciale dove si legge che “il Gruppo imprenditoriale si impegna a progettare e realizzare il progetto di sviluppo turistico nel rispetto dell’ambiente, del territorio, delle tradizioni e dei costumi locali, nonché dei principi dello sviluppo sostenibile e prestando attenzione all’attività e agli orientamenti del Distretto tecnologico per l’energia e l’ambiente”. In questo senso la Giunta provinciale ha già deliberato che la proposta di “villaggio albergo”, che costituisce una tipologia da sperimentare, vada limitata alla sola località di Cinte Tesino riconoscendone per essa i caratteri della diretta prossimità dell’abitato ma regolandone l’utilizzo secondo parametri tesi ad evitare possibili fenomeni trasformativi o comunque speculativi. E in questo senso sempre nella delibera del marzo 2005 è stato ribadito l’impegno a riesaminare il mutamento di destinazione da albergo tradizionale a villaggio – albergo dell’area alberghiera di Celado alla luce di due condizioni: temporalmente non prima del 2009 e comunque a distanza di due anni dall’ultimazione delle iniziative proposte a Cinte Tesino. E dopo la verifica da parte della Provincia dei risultati di impatto socio – economico locale delle iniziative in località Cinte Tesino, dalla quale emerga appunto l’opportunità di ripetere questo modello di offerta. |
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